Tamponi rapidi negli studi dei medici di famiglia, la proposta fa discutere
I medici di famiglia sono pronti ad offrire tamponi rapidi in studio, lo ribadisce il leader Fimmg Silvestro Scotti dal 77° Congresso di Villasimius.
«Ma attenzione, la categoria deve operare con le adeguate protezioni. È tempo di non fare più sconti a nessuno dopo che ci è voluta una legge per estendere ai medici convenzionati il diritto ai dispositivi. È nostro dovere non fermarci al sospetto diagnostico ma è nostro diritto non accettare più atteggiamenti di sufficienza su temi come la tutela di una classe medica di età media elevata». Le dichiarazioni di Scotti arrivano nel pieno di una nuova polemica sul tema dopo che il numero due Fimmg Pierluigi Bartoletti ha confermato che nel Lazio saranno i medici di famiglia nei propri studi tra una settimana ad offrire tamponi con responso entro un’ora evitando le file ai drive-in. Un progetto estensibile ad altre regioni con l’obiettivo di differenziare subito tra influenza e Covid-19 (il soggetto con sintomi respiratori vaccinato non dovrebbe avere l’influenza) ma che non trova tutti d’accordo. Già la campagna di vaccinazioni antinfluenzali, infatti, sta comportando crescite di afflussi di assistiti, problemi nel far rispettare i protocolli anti-Covid e richieste crescenti da parte di medici di spazi più grandi per vaccinare.
L’autocandidatura dei medici di famiglia nasce anche dalla necessità di riprendere in mano la gestione del loro paziente Covid-positivo. Come emerge da un sondaggio condotto dal Centro Studi Fimmg, solo in metà delle province i medici italiani possono prescrivere tamponi e attivare direttamente le Usca, le unità speciali di continuità assistenziale; nell’altra metà si passa per il Dipartimento di Prevenzione Asl con una mail o si registra la propria richiesta nel portale elettronico Asl; in una decina di province si usano ancora telefonata e fax. Dall’indagine emerge inoltre che se in un terzo delle province il risultato del tampone è disponibile entro due giorni dalla richiesta, in un altro 28% dei casi sono necessari più di 4 giorni. Infine, solo nel 4% delle province sono al momento attivati ambulatori dei medici di famiglia indirizzati a valutare pazienti con sospetto Covid. Fimmg vuole cambiare le cose e per il ministro della Salute Roberto Speranza manda “uno straordinario messaggio al Paese, e Stato e Regioni devono mettersi subito al lavoro per garantirle condizioni di massima sicurezza. La medicina di famiglia è pezzo insostituibile dello stato e i pezzi dello stato vanno valorizzati e tutelati». A Villasimius, Speranza ha ringraziato Fimmg per il successo dello screening sierologico per cui i medici si sono proposti agli operatori delle scuole. Nella relazione Scotti ricorda gli screzi con i sindacati scettici sull’operazione: per lui resta implicito il rischio di un “declino” ove una medicina generale al bivio non accettasse nuovi compiti. Il presidente della Federazione ordini Filippo Anelli ricorda come le stesse farmacie si propongano per offrire i test per la diagnosi del virus e lancia l’altolà: «Il tema della sicurezza, competenza e responsabilità di una professione sanitaria non può essere piegato a interessi diversi dal bene comune. Se si vuole rimuovere il divieto fatto ai professionisti sanitari di esercitare in farmacia vanno anche superati privilegi o concessioni che per la farmacia hanno determinato in passato posizioni di vantaggio». Sì invece all’infermiere sul territorio, «si deve lavorare insieme. Per dire, sono inimmaginabili oggi ospedali con padiglioni di soli medici o soli infermieri».
Altro capitolo, le cronicità. Il ministro intende utilizzare il periodo di emergenza per realizzare un’altra fetta di “medicina di prossimità”, la diagnostica in studio finanziata dall’ultima legge di bilancio con 235 milioni messi a disposizione delle Asl per acquisire la strumentazione richiesta dai medici di famiglia sul loro territorioIl balzo in avanti negli stanziamenti per il Ssn quest’anno, 5 miliardi, è un’occasione per rivitalizzare la sanità territoriale pubblica. Scotti ha però una seconda richiesta, il medico non può prende in carico da solo parti vitali del quotidiano del cittadino, l’organizzazione costa e la quota capitaria va rivista. «Il riconoscimento degli aumenti contrattuali 2016-18 (nel decreto legge Cura Italia ndr) contiene in sé i nuovi obiettivi di investimento volti a potenziare l’azione della medicina generale», dice il leader Fimmg intravedendo una prima ipotesi di “microteam di cure di prossimità” «che consentirà finalmente di rispondere alla richiesta del cittadino il giorno stesso grazie ad un’azione di team e non più solo del medico. La reperibilità a distanza altro non è che la presenza di una “longa manus” del medico che agisce con collaboratore e infermiere». Il medico va però messo in condizione di ammodernarsi gestendo in autonomia le risorse, «abbiamo bisogno di riqualificare la nostra quota capitaria per investire su noi stessi». È infine urgente «trasformare il corso di formazione in medicina generale in un corso di formazione lavoro dando al medico quel diritto di nomenclatura di una disciplina che è il titolo di specialità, e conferendo borse in numero corrispondente ai fabbisogni del territorio».
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