Commercialisti: allarme criticità nuovo sistema Indici sintetici di affidabilità (Isa)
Il giudizio Presidente Adc Enzo De Maggio e del Presidente Anc Marco Cuchel
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I nuovi indici sintetici di affidabilità (Isa), che a partire da quest’anno, per il periodo d’imposta
2018, sostituiscono gli studi di settore, non sono un modello di semplificazione. I contribuenti e intermediari devono fare i conti con operazioni tortuose, senza contare gli ormai cronici ritardi dell’Amministrazione Finanziaria sull’operatività delle nuove procedure. Non lasciano spazio ad interpretazioni le parole del Presidente Adc Enzo De Maggio e del Presidente Anc Marco Cuchel sui nuovi indici ISA, previsti dal decreto legge n. 50 del 24 aprile del 2017, articolo 9 bis, convertito con la legge n. 96 del 21 giugno 2017, con i quali si attribuisce un grado di affidabilità fiscale espresso con un punteggio compreso tra 1 e 10, e si introduce un sistema premiale che riconosce benefici fiscali ai contribuenti il cui punteggio conseguito sia almeno pari a 8. A giudizio dei due Presidenti i limiti degli indici ISA sono tanti e riguardano in primis un’evidente complicazione di gestione del nuovo sistema, che costringe i professionisti a nuove incombenze. In aggiunta ai dati contabili ed extracontabili, gli stessi fino a ieri utilizzati per gli studi di settore, i commercialisti dovranno:
– prelevare dal cassetto fiscale del contribuente il file messo a disposizione dell’Agenzia delle Entrate e relativo ad un arco temporale di sette anni;
– importarlo nel proprio gestionale di studio e verificarne la correttezza dei contenuti;
– elaborare tutti i dati a disposizione per l’invio, tramite Entratel, del file all’Agenzia delle Entrate.
Il nuovo adempimento equivale praticamente a nuova delega per il professionista intermediario, il quale da oggi, alle innumerevoli deleghe già previste (ultima in ordine di tempo quella per la fattura elettronica), vede aggiungersi anche quella per gli indici Isa, sempre con relativa comunicazione all’Agenzia delle Entrate. Per Adc e Anc, che denunciano con fermezza le criticità della nuova procedura, giocano a sfavore dei commercialisti che assistono le imprese anche i gravi ritardi da parte dell’Amministrazione Finanziaria. Può sembrare assurdo ma ad oggi i nuovi indici Isa sono solo “virtuali”, nel senso che l’Agenzia delle Entrate non ha ancora reso disponibile l’acquisizione dei file massivi necessari per la loro applicazione, inoltre non è neppure possibile procedere con la delega specifica. Indici però tutt’altro che virtuali almeno per le tasche dei professionisti, se si considerano anche i costi richiesti dalle software house. Anche il fatto, tengono a precisare le due Associazioni, che le software house prevedano una gestione dei dati per gli indici ISA esclusivamente tramite cloud e non in locale delinea sul fronte privacy uno scenario preoccupante che abbiamo già visto concretizzarsi con la fattura elettronica. È opportuno inoltre evidenziare che il ritardo nel rilascio dei dati da parte dell’Agenzia delle Entrate per l’applicazione degli indici ISA è fonte di notevoli disagi per le società di capitali, le quali non possono chiudere i loro bilanci per portarli in approvazione nel rispetto dei termini di legge. Insomma per i Presidenti De Maggio e Cuchel cambiano le regole e gli adempimenti ma in fondo il problema resta sempre lo stesso: un’idea distorta di semplificazione fiscale che, troppe volte, si traduce in nuove complicazioni per imprese e professionisti economici. In conseguenza del considerevole ritardo dell’Amministrazione Finanziaria, Adc e Anc chiedono che per il 2019, ai fini degli indici ISA, siano opportunamente considerati solo i dati contabili ed extracontabili dell’annualità, escludendo il file dell’Agenzia delle Entrate, considerata la sua indisponibilità.
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