I dati di Confprofessioni preoccupano
La denuncia del presidente dell'Ungdcec, Matteo De Lise
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“I dati sono preoccupanti. Il richiamo delle libere professioni è sempre più debole per le nuove generazioni, ed è evidente il calo dei redditi. Assistiamo a una polarizzazione dei redditi e delle attività, mentre la forbice tra i professionisti si sta allargando a discapito del mercato. Anche tra i giovani è ricorrente questa problematica: purtroppo, le capacità di guadagno, soprattutto nella fase di avvio dell’attività lavorativa, sono molto basse e ciò ricade sulla volontà di affrontare il mondo delle libere professioni”. Così Matteo De Lise, presidente del’Ungdcec, Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili, commenta, con Adnkronos/Labitalia, il ‘V Rapporto sulle libere professioni in Italia 2020’, curato dall’Osservatorio libere professioni di Confprofessioni, presentato oggi, secondo cui sono stati oltre 30mila i professionisti ‘cancellati’ dalla pandemia da coronavirus.
E la crisi ha influito in particolare sulle nuove generazioni, che oggi guardano a nuove strade. “I giovani commercialisti – spiega De Lise – si sono trovati di fronte un cambiamento della professione epocale. Il Covid ha dimostrato come il digitale e le specializzazioni possano essere risolutivi per una professione che oggi si ritrova sempre più calpestata dal governo e dai grandi players istituzionali. Quindi qualcosa da salvare, anche in questo anno terribile, c’è”.
Per il presidente dell’Ungdcec, a pesare è certo “la mancanza di liquidità che ha accelerato la crisi di alcune figure più piccole e ha rallentato lo sviluppo di molti altri, ma ancora una volta i giovani si sono dimostrati pronti a mettersi in gioco più di chiunque altro per sostenere e migliorare il sistema”, aggiunge. E per aiutare le libere professioni a uscire dalla crisi, secondo De Lise, sarebbe utile “sicuramente favorire le aggregazioni di studio con interventi mirati ad hoc sia in ambito finanziario (e qui entrano in gioco anche le Casse) che fiscale”. “Prevedere, inoltre, bonus per adeguare gli studi professionali sotto il profilo tecnologico e della sicurezza sul lavoro. Servirebbe, infine, ridurre tutti quegli adempimenti che troppo spesso di ripetono e che vanno ad appesantire il nostro lavoro”, conclude.
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