Anno: XXV - Numero 214    
Giovedì 21 Novembre 2024 ore 13:20
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L’Inail non risarcirà chi ha rifiutato il vaccino.

La vicenda degli infermieri dell’ospedale San Martino di Genova. Secondo il direttore dell’Istituto chi non si vaccina non può essere considerato vittima di infortunio sul posto di lavoro

L’Inail non risarcirà chi ha rifiutato il vaccino.

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La questione è seria e ha una sua logica: è sensato risarcire i lavoratori contagiati  dal Covid che hanno rifiutato di vaccinarsi? L’Inail (Istituto nazionale per gli infortuni sul lavoro) propende per un secco “no” anche se questo rifiuto potrebbe configurarsi come una specie di vendetta.

Tutto nasce dal caso degli infermieri dell’ospedale San Martino di Genova che hanno rifiutato il vaccino per poi risultare positivi al Coronavirus.

Secondo il direttore dell’Istituto Salvatore Giuffrida, ammalarsi sul posto di lavoro dopo aver detto di no alla vaccinazione è una evidente negligenza che non può dare diritto al risarcimento. Non si tratta ancora di decisioni ratificate visto che l’Inail ha aperto un’istruttoria per valutare le situazioni, ma l’esito appare quasi scontato: chi non si vaccina va incontro a un rischio calcolato e quindi, in caso di contagio, non può essere considerato vittima di infortunio.

Fino all’arrivo del vaccino chi rimaneva vittima del Covid sul posto di lavoro aveva diritto a un risarcimento (che andava a familiari ed eredi in caso di decesso), una procedura quasi automatica. Ma con l’arrivo a inizio 2021 delle prime dosi vaccinali e con la precedenza data agli operatori sanitari, le cose sono diventate più difficili.

Sul caso è intervenuto l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano,  oggi membro del consiglio d’amministrazione dell’Inail: «La soluzione migliore  sarebbe una legge sull’obbligo di vaccinazione, almeno per alcune categorie. A mio giudizio — continua Damiano — è logico che chi decide di non vaccinarsi e svolge una mansione a rischio poi non possa chiedere il riconoscimento dell’infortunio sul lavoro. Anzi, dovrebbe essere messo nelle condizioni di non essere un pericolo per sé e per gli altri, evitando il licenziamento, ma svolgendo mansioni che non hanno contatto con il pubblico».

Insomma la questione è aperta e di sicura provocherà polemica e una pioggia di ricorsi.

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