Lauree abilitanti, sì alla riforma, ma non sviliamo l’esame di accesso alle professioni
Esposito presidente Periti Industriali: è indispensabile assicurare la presenza di determinati contenuti nei percorsi formativi, e garantire il rispetto di elevati standard qualitativi nella prova abilitativa.
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Il Piano nazionale di ripresa e resilienza appena approvato dal Governo, che riconosce il carattere abilitante alle lauree rendendo l’esame di laurea coincidente con quello di Stato, è un buon punto da cui partire per favorire e semplificare le regole di accesso dei laureati alla professione. Ma è indispensabile assicurare la presenza di determinati contenuti nei percorsi formativi, e garantire il rispetto di elevati standard qualitativi nella prova abilitativa.
Questo il primo commento del presidente del Consiglio nazionale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali laureati Giovanni Esposito all’indomani dell’approvazione in Consiglio dei ministri della bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza che tra le diverse missioni prevede appunto la semplificazione delle procedure per l’abilitazione all’esercizio delle professioni, ma non come erroneamente interpretato in queste ultime ore la soppressione delle stesse.
In realtà ha precisato Esposito questo progetto aveva già trovato spazio nel disegno di legge presentato l’autunno scorso dall’allora ministro dell’Università Gaetano Manfredi, ora in discussione in Commissione alla Camera, secondo il quale l’esame di Stato poteva sì essere contestuale alla discussione della tesi, ma solo nei percorsi di laurea per i quali “il tirocinio pratico-valutativo per l’accesso alle professioni regolamentate sia svolto all’interno del corso”. “Questo è un passaggio fondamentale” ha spiegato ancora il presidente dei Periti Industriali, “tanto è vero che il Cnpi ha da sempre sostenuto il carattere professionalizzante e abilitante delle lauree triennali, attraverso i tirocini convenzionati con l’ordine professionale. In tal senso come categoria siamo già pronti attraverso la convenzione quadro sottoscritta con i ministeri dell’Università e della Giustizia che prevede per chi è iscritto a un corso di laurea triennale, valido per l’iscrizione al nostro albo, di svolgere i sei mesi di tirocinio durante il terzo anno di studio, riconoscendogli almeno 30 cfu. Affinché la riforma sia completa e organica è indispensabile lavorare affinché le università applichino in concreto questa norma. Ma l’esame di abilitazione non deve essere messo in discussione, giacché rappresenta una tappa imprescindibile di un sistema di tutela dell’utenza anche in forza di quanto previsto dall’articolo 33 della Costituzione. Sopprimerlo vorrebbe dire abolire il valore legale del titolo di studio che nel nostro Paese ha ancora una sua funzione e svolge un’attività di garanzia del valore sostanziale che lo Stato fornisce”.
Infine, ha chiuso il numero uno dei Periti Industriali, “vale la pena ricordare che qualsiasi progetto di riforma non può che prevedere un ripensamento anche degli ordinamenti professionali: è necessario, infatti, completare la riforma delle professioni tecniche, mediante l’eliminazione delle sovrapposizioni tra gli ordini e aggiornando i titoli di studio richiesti per l’accesso agli albi, riforma sulle quali il Cnpi è da tempo impegnato insieme ad altre professioni tecniche”.
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