Alta specializzazione trampolino per il contratto stabile
I profili più richiesti dalle imprese nell’indagine di Fondazione Studi “La domanda di professioni in Italia”
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L’alta specializzazione agevola l’accesso in azienda e a contratti stabili, soprattutto per le donne. Secondo l’indagine realizzata dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro in occasione della XII edizione del Festival del Lavoro e dedicata a “La domanda di professioni in Italia”, nel gruppo delle dieci figure altamente qualificate che, a livello nazionale, hanno fatto registrare i numeri maggiori di unità di lavoro attivate (Ulat), ci sono i laureati e le donne, con una quota che raggiunge rispettivamente il 46% e il 45%, di molto superiore a quella rilevata sulla stima generica delle prime 10 professioni per ingressi in azienda (pari al 12% e al 40%). In più, l’investimento in competenze apre le porte a un contratto stabile nel 47% dei casi, mentre chi si colloca nella fascia di bassa specializzazione ottiene un contratto a tempo indeterminato solo 34 volte su 100.
L’indagine fornisce un quadro degli ingressi in azienda per profili professionali, competenza (bassa, media, alta) e su base regionale, approfondendo per ogni prospettiva la quota di giovani, donne, laureati, tipologia contrattuale.
«Non c’è dubbio che il grande malato di questo momento sia il lavoro nella sua accezione più ampia – afferma il Presidente della Fondazione Studi, Rosario De Luca, commentando i dati dell’indagine a margine del Festival del Lavoro – ma la sfida che ci attende per far sì che l’Italia possa riallinearsi ai dati occupazionali medi europei e impedire l’esodo dei giovani verso gli altri Paesi, deve comprendere l’investimento in competenze di qualità e in percorsi formativi che intercettino le esigenze evidenziate dalle imprese nell’ultimo anno. In un’ottica inclusiva, senza distinzione tra lavoro autonomo e dipendente».
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