Riforma della Giustizia, a che punto siamo?
A che punto è la riforma della Giustizia (del processo penale, civile e tributario) al centro del Recovery Plan? La Cartabia preme l’acceleratore, soprattutto sulla prescrizione.

La riforma della Giustizia è uno dei grandi impegni che l’Italia ha sottoscritto con l’Europa con la presentazione del Recovery Plan. Per ottenere i circa 200 miliardi di fondi europei serve intervenire sulle tempistiche dei processi al fine di “In 5 anni ridurre del 40% i giudizi civili e del 25% quelli penali” dice il ministro Cartabia.
Questa la richiesta che l’Italia dovrà adempiere se non vorrà perdere gli ingenti aiuti, e per farlo sarà necessario il coinvolgimento anche della minoranza su due fronti:
- elaborare proposte per snellire i processi civili, penali e tributari
- rivedere – almeno in parte – la riforma della prescrizione di Bonafede
Nel cronoprogramma del Governo la riforma della Giustizia è calendarizzata tra giugno e settembre 2021 e i primi lavori hanno già preso il via: la Commissione ministeriale ha presentato i primi emendamenti e le settimane a venire saranno cruciali per stendere la bozza.
“Chi si sottrae al cambiamento si dovrà assumere la responsabilità”, le parole del ministro della Giustizia nella riunione del 10 maggio con i membri e i capigruppo delle Commissioni Giustizia alla Camera.
Il progetto di riforma della Giustizia è ambizioso e il tempo a disposizione relativamente poco: in cinque anni l’Italia deve ridurre del 40% i tempi dei giudizi civili e del 25% di quelli penali, inoltre, entro la fine del 2021, si dovranno approvare le leggi di delegazione per la riforma del processo (in ambito civile, penale e tributario) e del Csm.
I lavori, al momento, sono ad una fase preparatoria; la Commissione ministeriale ha avanzato alcune proposte per velocizzare i processi da concretizzare nei mesi a venire. Tra queste il divieto di appello del pm per le sentenze di assoluzione, la restrizione dei motivi di appello, il controllo del Gip su eventuali inerzie del Pm, la riduzione delle proroghe alle indagini e la previsione dell’udienza preliminare esclusivamente per i reati di competenza della Corte Assise o del Tribunale Collegiale.
Altro “nodo” della riforma della Giustizia da presentare all’Ue riguarda i riti alternativi, via preferenziale per alleggerire il numero dei processi. Si dovrà lavorare sull’implementazione del patteggiamento e delle pene alternative alla detenzione con sanzioni sostitutive (per condanne fino a 4 anni).
Spetterà al Parlamento indicare quali sono le priorità e cosa invece, può essere trattato in un secondo momento.
Altro scoglio da superare per portare a termine la riforma della Giustizia riguarda il ddl sulla prescrizione dei reati dell’ex ministro della Giustizia Bonafede (ampiamente dibattuto e criticato).
Dicembre 2021 è il termine per modificare la legge promossa dal Movimento 5 stelle che blocca la prescrizione dopo la sentenza del primo grado. Non ci sarà la cancellazione del testo – come vorrebbero Lega, Forza Italia e renziani – ma la revisione di alcuni “punti deboli”.
Al momento la Commissione istituita dalla Cartabia ha già avanzato due proposte sulla prescrizione:
- una prevede la sospensione della prescrizione per due anni dopo la condanna in primo grado e per un anno dopo la condanna in appello;
- ’altra, più radicale, propone di allineare il nostro sistema a quello statunitense e interrompere la prescrizione con l’esercizio dell’azione penale. Qualora il processo durasse più di 4 anni in primo grado, 3 in appello e 2 in Cassazione scatterebbe l’improcedibilità.
La prima proposta sembrerebbe quella più percorribile, distinguendosi dal “lodo Conte” escludendo la sospensione della prescrizione per l’assolto e limitando per un tempo ragionevole la sospensione del termine dopo la condanna.
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