Spuntano nuovi casi di italiani ed europei detenuti alla frontiera inglese dopo la Brexit
Alcuni dopo portati addirittura in prigione fino all’espulsione, in caso di mancanza di visto lavorativo o della giusta documentazione. È l’effetto Brexit.
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Marta è arrivata lo scorso 17 aprile alla frontiera per fare la ragazza alla pari a Londra in casa di suo cugino. Ma considerata migrante illegale “senza visto lavorativo” nell’era post Brexit è stata subito trasportata in un carcere vicino all’aeroporto di Heathrow. “Mi hanno sequestrato tutto”, ha rivelato Marta, “anche il cellulare per non divulgare foto o video. Poi la prigione: filo spinato, sbarre alle finestre. Sono scoppiata a piangere. Con me c’era anche una ragazza toscana, detenuta da 5 giorni”. Oggi il Guardian invece parla della “drammatica e umiliante esperienza subita negli ultimi mesi da altri cittadini europei”, anche coloro che avevano colloqui di lavoro già fissati e che in teoria potevano entrare nel Regno Unito anche senza visto. Invece sono stati fermati, detenuti in questi centri di “rimozione” ed espulsi.
Oltre dieci cittadini europei, in grande maggioranza giovani donne, sono detenuti dopo essere atterrati all’aeroporto di Gatwick nelle ultime 48 ore. Alcuni di loro sarebbero stati spediti nel centro di detenzione Yarl’s Wood Immigration Removal Centre, in Bedfordshire, a due ore di auto dallo scalo e dove ci sarebbero stati anche contagi di Covid. Una di questi, una ragazza spagnola di nome Maria, appena fermata dalla polizia di frontiera si sarebbe offerta di tornare immediatamente in patria con un altro volo a sue spese, che sarebbe decollato di lì a poche ore. Ma gli agenti sono stati irremovibili: “Deve andare nel centro di detenzione Yarl’s Wood”. “Sono ancora sotto shock”, ha riferito la donna, “mi hanno tolto la libertà e non potevo rivolgermi nemmeno a un avvocato”.
Come capitato a Marta, anche a Maria e a un’altra ragazza basca, Eugenia di 24 anni, è stato sequestrato tutto fino al momento dell’espulsione, incluso lo smartphone, affinché gli ospiti di queste carceri siano impossibilitati a scattare foto del luogo.
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