La Giustizia va in ferie: ad agosto si fermano i sistemi digitali
Dal 9 al 22 agosto sarà garantito soltanto un «presidio minimo» nei servizi essenziali.
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Anche la giustizia va in vacanza. A chiudere i battenti sono i “sistemi informativi automatizzati” che andranno “in ferie” dal 9 al 22 agosto: per due settimane sarà garantito soltanto un «presidio minimo» nei servizi essenziali, cioè sui sistemi di rete e i server nazionali. La decisione viene direttamente dalla DGSIA (Direzione generale per i sistemi informativi automatizzati) del ministero della Giustizia, che con una nota ha informato l’Unione sindacale di base (Usb) per il pubblico impiego della sospensione. Il motivo? «La riduzione dell’attività lavorativa degli uffici ministeriali e giudiziari, nonché le chiusure aziendali», si legge nel provvedimento.
Ma per Giuseppa Todisco, segretaria dell’Usb Giustizia, si tratta dell’ennesimo “atto di forza” delle società private di cui si avvale il ministero nei confronti dei lavoratori della pubblica amministrazione. E anche di una vera e propria contraddizione rispetto alla tanto proclamata esigenza di velocizzare la Giustizia. «È inutile sottolineare l’assurdità di questa decisione in un momento in cui l’Unione Europea rimarca la necessità di ridurre i tempi della Giustizia, condizione essenziale, tra l’altro, per ricevere i Fondi del Recovery Plan», scrive il sindacato in un comunicato. Ma «ancora più grave – si legge – è rilevare che la chiusura estiva di queste società private imponga un fermo delle attività di questa articolazione pubblica snaturando completamente la funzione di questa direzione e svilendo il personale che in essa vi opera. In sostanza la massiccia privatizzazione dell’informatica nel Ministero della Giustizia ha prodotto che la direzione informatica e le sue articolazioni territoriali si debbano piegare ai diktat delle imprese private contrariamente a quanto dovrebbe avvenire».
Le articolazioni a cui si fa riferimento sono gli Uffici dirigenziali di coordinamento territoriale denominati CISIA (Coordinamenti Interdistrettuali per i Sistemi Informativi Automatizzati), di cui la DGSIA ha disposto la chiusura ad agosto unitamente a quella degli «Uffici della Direzione Generale e dei Presidi». Mentre la DGSIA si occupa sostanzialmente della digitalizzazione dell’amministrazione della Giustizia, gli uffici CISIA hanno funzione di supporto, con il compito di garantire presso le articolazioni territoriali il funzionamento dei sistemi informatici, telematici e di telecomunicazione, e di «coordinare il personale tecnico-informatico dell’amministrazione e dei fornitori». La loro chiusura ha più di un risvolto negativo, sottolinea l’Usb. Il primo riguarda certamente il personale amministrativo, che sarà messo in ferie forzate, e al rientro sarà costretto a turni massacranti per recuperare l’attività informatica arretrata. «Ma il punto focale di questa faccenda» è un altro, spiega Todisco al Dubbio, dipingendo un quadro alquanto drammatico delle infrastrutture digitali.
«La DGSIA sembra andare controcorrente e invece che approfittare della riduzione delle attività giudiziarie per un intervento massiccio di aggiornamento e/o manutenzione straordinaria dei sistemi, decide di chiudere i battenti», scrive il sindacato. Sistemi che «che fanno acqua da tutte le parti», sottolinea Todisco. Caso emblematico è quello del portale telematico del processo penale, il cui malfunzionamento, più volte denunciato dall’Ucpi, mette a rischio l’esercizio del diritto di difesa. «Abbiamo investito cifre enormi nella digitalizzazione – conclude Todisco – un miliardo e 100 milioni dal 2014 a oggi, per arrivare all’anno zero. Perché praticamente siamo all’anno zero: la giustizia penale telematicamente è ancora tutta da costruire, la giustizia civile più o meno funziona. Finché i server reggono…capita infatti che non reggano, e per giorni non possiamo lavorare. Ecco la situazione della giustizia…».
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