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La Covip e le Casse di previdenza

Il 14 giugno 2021 la Covip ha pubblicato la sua relazione per l’anno 2020 che, da pag. 199 a pag. 222, riguarda le Casse di previdenza dei professionisti.

La Covip e le Casse di previdenza

Il Presidente Padula così sintetizza:

«Le Casse di previdenza svolgono, con talune eccezioni, una funzione sostitutiva di quella dell’assicurazione generale obbligatoria. Ne deriva un articolato assetto di controlli in cui la COVIP, quale Autorità tecnica già preordinata alla vigilanza sul risparmio previdenziale privato, è chiamata a vigilare sulla gestione delle relative risorse finanziarie, in raccordo con i Ministeri del Lavoro e dell’Economia, deputati a verificare anche la complessiva stabilità delle casse. Pur nella perdurante assenza del Regolamento in materia di disciplina degli investimenti previsto dal Decreto legge 98/2011, la COVIP ha svolto la propria funzione di vigilanza, trasmettendo annualmente ai Ministeri del Lavoro e dell’Economia analitici referti a consuntivo sulla gestione di ciascuna delle 20 casse di previdenza e svolgendo diversi approfondimenti su specifici aspetti della stessa, anche attraverso iniziative di carattere ispettivo. I dati e le informazioni acquisiti nell’ambito della propria attività consentono alla COVIP di disporre di un patrimonio informativo di cui l’Autorità dà annualmente conto mettendo a disposizione, anche per il tramite del proprio sito web, il “Quadro di Sintesi” sugli aspetti più significativi emersi dalle rilevazioni effettuate. Si ritiene che tale patrimonio informativo, in progressiva crescita, non solo possa agevolare la conoscenza del settore, ma costituisca anche strumento utile per iniziative organiche di regolamentazione. In questa sede, mi limito a ricordare i dati più rilevanti. Alla fine del 2019, le attività complessivamente detenute dalle casse di previdenza ammontano, a valori di mercato, a 96 miliardi di euro, in aumento di 9 miliardi rispetto all’anno precedente (10,3 per cento). Dal 2011 al 2019 tali attività sono cresciute complessivamente di 40,3 miliardi di euro, pari al 72,3 per cento. A fronte di una sostenuta dinamica di crescita nell’aggregato, permangono differenze, anche ampie, nelle attività detenute dalle singole casse: circa il 74 per cento dell’attivo è di pertinenza dei cinque enti di dimensioni maggiori, i primi tre raggruppano circa il 55 per cento del totale. Nel 2019 solo in due casse di previdenza le prestazioni superano i contributi; in tutti gli altri casi la differenza è positiva, con un’ampiezza variabile tra i singoli enti. Tenendo conto anche delle componenti obbligazionaria e azionaria sottostanti gli Oicvm detenuti, la quota più rilevante delle attività è costituita da titoli di debito, pari a 36,5 miliardi (corrispondenti al 38 per cento del totale). La composizione delle attività detenute continua a caratterizzarsi per la cospicua presenza di investimenti immobiliari, che nel complesso (cespiti di proprietà, fondi immobiliari e partecipazioni in società immobiliari controllate dalle casse) si attestano a 20 miliardi (corrispondenti al 20,8 per cento del totale). Nel quinquennio 2015-2019 l’incidenza di tale componente è comunque diminuita di 3,7 punti percentuali. Va peraltro osservato che in sei casi la componente immobiliare supera il 30 per cento delle attività e in uno di questi l’incidenza è ancora superiore al 50 per cento. Gli investimenti nell’economia italiana (titoli emessi da soggetti residenti in Italia e immobili) ammontano a 34,8 miliardi di euro, pari al 36,3 per cento delle attività totali, mentre gli investimenti non domestici si attestano a 46,1 miliardi. Nell’ambito degli investimenti domestici, rimane predominante la componente immobiliare (18,5 miliardi), seguita dai titoli di Stato (7,8 miliardi); gli investimenti in titoli emessi da imprese italiane sono ancora limitati: ammontano a 5,3 miliardi, il 5,5 per cento delle attività totali, di cui circa 900 milioni di euro in titoli di debito e 4,4 miliardi in titoli di capitale (che comprendono circa 1,2 miliardi di quote della Banca d’Italia). Oltre che a descrivere i portafogli delle casse di previdenza, le informazioni acquisite nell’ambito dell’attività di vigilanza permettono di tratteggiarne gli assetti regolamentari adottati in materia di investimenti. Su di essi pesa l’assenza di un quadro normativo unitario che ne causa una varietà più ampia di quella che la peculiarità delle singole casse potrebbe giustificare. I documenti che a vario titolo trattano il tema degli investimenti risultano ancora notevolmente articolati quanto a struttura e contenuti, permanendo in taluni casi l’esigenza di un migliore coordinamento al fine di una maggiore chiarezza complessiva. La chiarezza nella determinazione della politica di investimento, nell’attribuzione delle funzioni e delle responsabilità gestionali e nella definizione dei flussi procedimentali e informativi interni contribuisce certamente a innalzare il livello di qualità dei processi decisionali e ad accrescere la capacità di gestione dei rischi. Anche gli assetti organizzativi in materia di investimenti adottati dalle casse di previdenza risultano variamente articolati, pure in funzione della accentuata diversità della dimensione delle attività detenute e della complessità della politica di investimento perseguita. Va comunque evidenziato che l’attività di vigilanza svolta in questi anni dalla Covip ha stimolato nonché – in taluni casi – accelerato il processo volto a un progressivo miglioramento degli assetti regolamentari e organizzativi in materia di investimenti».

Dalla relazione emergono due fatti importanti:

  1. Le Casse di previdenza risultano gli unici investitori istituzionali affrancati da una regolamentazione unitaria in materia di investimenti, regolamentazione che, viceversa, è di livello primario e secondario per i fondi pensione che gestiscono la previdenza complementare su base volontaria e che hanno anche recepito la direttiva Iorp II che aumenta il grado di dettaglio della disciplina, soprattutto in materia di governance, allo scopo di incrementare il livello di qualità dei processi decisionali e la capacità di monitoraggio dei rischi, attraverso la chiara e documentata attribuzione della responsabilità e la definizione puntuale delle funzioni fondamentali nella relativa struttura organizzativa.

Ne consegue che il divario regolamentare tra fondi e Casse tende ad allargarsi ulteriormente.

La cosa è particolarmente grave perché, a fine 2019, le attività finanziarie gestite in forma diretta ammontano a 66,1 miliardi di euro, pari al 79,9% del totale, mentre le attività finanziarie gestite tramite mandati conferiti a gestori specializzati ammontano a 16,7 miliardi di euro e fanno riferimento a 30 gestori ma il 59,4% di esse fa capo a 5 gestori.

  1. La Covip predispone e trasmette ai Ministeri Vigilanti, nella seconda metà dell’anno, con riferimento al 31 dicembre dell’anno precedente, un referto annuale su ogni singola Cassa di previdenza. Il referto fornisce informazioni dettagliate sulla composizione delle attività detenute, sulla modalità di definizione della politica di investimento e sui relativi criteri di attuazione, sull’articolazione del processo di impiego delle risorse e sul sistema di controllo della gestione finanziaria. Le informazioni sulle attività detenute sono acquisite dalla Covip a valori sia contabili sia di mercato, mediante schemi di rilevazione, preventivamente sottoposti ai ministeri vigilanti, come richiesto dalla normativa vigente.Peccato che agli iscritti, obbligati per legge ad esserlo, non sia data notizia di tale referto.

di Paolo Rosa – Avvocato

 

Tratto da Diritto e Giustizia

 

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