La battaglia per il rispetto della legalità
Il declino del regime dei plurimandatari.
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Promuovere l’informazione è scelta di equidistanza ed oggettiva analisi di tutti gli eventi relativi ad una determinata categoria. L’avvocatura non possiede una testata giornalistica in grado di informare quotidianamente la categoria né altro network a ciò deputato. Sulla questione dei plurimandatari c’è ancora disinformazione e disinteresse e poche sono le categorie interessate alla divulgazione della tematica più importante per garantire un ricambio allo interno delle istituzioni forensi. Coloro che pur avendo i requisiti previsti dalla legge, si sono visti sorpassare dai plurimandatari illegali ed hanno quindi presentato ricorso e chi è mosso da spirito di Giustizia ed esige un serio cambiamento nelle istituzioni forensi, nel rispetto della legge che impone il ricambio necessario. Gli altri, legali ed illegali, siedono già nelle istituzioni forensi e non manifestano interesse alcuno ad un cambiamento dello status quo. Altri si ergono a paladini delle altre “tematiche” che pressano l’avvocatura, distogliendo le masse, afflitte ed impegnate nei gravosi problemi della quotidianità, dal dare anche un minimo contributo in termini anche di solo interesse ed informazione. Il Cnf “celebra” l’anno giudiziario, promuove in formazione a spese della categoria su argomenti che non toccano l’avvocatura e nel totale disinteresse della stessa. Le autocelebrazioni nel tripudio della illegalità istituzionalizzata, nel silenzio della avvocatura di base e con la complicità di chi convive con il sistema, sviliscono la vera avvocatura. Tutto a spese dell’Avvocatura, che continua ad affannarsi tra lavoro sottratto, cassa forense e Dio solo sa quanto altro. L’ Avvocatura è ormai una ” non categoria”, un esercito senza nome purtroppo di mercenari. Ci hanno affamato con il circuito previdenziale che altro non è che l’indotto per alimentare altri investimenti, non certo a favore della categoria. Hanno imposto obbligatorietà e negando la proporzionalità ci hanno strozzato e ce lo siamo fatto fare, tra gli applausi e le acclamazioni. La legge professionale imbriglia libertà ed autodeterminazione e tutti i bei valori del tempo che fu, perché crea un consenso non democratico ma fondato su logiche feudatarie e personali. Solo il proporzionale di lista potrebbe garantire democrazia reale per i rappresentanti che intendiamo supportare. OCF e CNF vengono eletti con meccanismi non controllati democraticamente. Da ultimo la cosiddetta “professionalizzazione del Cnf” è fatta a nostre spese come la propaganda di regime del Dubbio. Questa più o meno la sintesi. Da ultimo e non per minore importanza, il potere disciplinare. È corretto sostenere che l’avvocatura deve essere “controllata” da soggetti non appartenenti alla categoria. È un potere attribuito che fortifica le oligarchie espresse ai vertici e non a tutela della classe. Il controllo è esercitato a 360 gradi. Manca la “visione d’insieme”, la lucidità per valutare oggettivamente ogni singolo settore ed inquadrarlo in una prospettiva che non è assolutamente il riscatto, l’indipendenza e l’autonomia della professione ma il governo dei pochi. Siamo soggetti alla Legge, siamo operatori del diritto a tutela degli interessi dei nostri rappresentati, nello spirito e autocoscienza che muove le nostre azioni. Non siamo in grado di autogovernarci, siamo inconsapevoli ostaggi per la maggioranza (e consapevoli per pochi) di un sistema che non abbiamo voluto e che non è Avvocatura. Alla base non ci sono professionalità tali da poter guidare un vero cambiamento e, se ci sono, sono poche. Aspettiamo la sferzata del 18 Giugno, l’ennesima mortificazione che, purtroppo, la categoria merita e speriamo di celebrare, in questa data, la Giustizia.
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