Furbetti del cartellino a Palermo, 28 misure cautelari
L’indagine: 2.500 ore di servizio dichiarate, ma mai veramente prestate
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Timbravano, poi andavano a fare la spesa o a fare jogging. Il generale della Guardia di Finanza ha parlato di «un contesto di quasi assoluta anarchia amministrativa». Il comune di Palermo si costituirà parte civile
Andavano a fare la spesa o a fare jogging pur risultando presenti al lavoro. Una nuova inchiesta sui «furbetti del cartellino» investe i dipendenti del Comune di Palermo e di alcune società partecipate, in servizio presso i Cantieri culturali alla Zisa. I finanzieri del comando provinciale hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip del capoluogo nei confronti di 28 persone, tra cui anche una già indagata per mafia. Per otto di loro sono scattati gli arresti domiciliari. Il comune di Palermo si costituirà parte civile: lo ha annunciato il sindaco Leoluca Orlando, che ha dichiarato: «Esprimo un forte apprezzamento al comando provinciale della Guardia di Finanza per l’operazione che mette in luce uno spaccato di una realtà che grava sul corretto funzionamento dei servizi alla città».
Timbrature multiple per attestare la falsa presenza dei colleghi
Tutte e 28 le persone coinvolte sono indagate a vario titolo per truffa a danno di un ente pubblico e falsa attestazione. Il generale della Guardia di Finanza Antonio Nicola Quintavalle Cecere, comandante provinciale di Palermo, ha spiegato che l’inchiesta rileva l’esistenza di «un contesto di quasi assoluta anarchia amministrativa» in cui l’assenteismo era «cronico» oltre che « estremamente diffuso all’interno della struttura pubblica cittadina», al punto da «essere considerato normale». «Alcuni degli indagati», ha spiegato, «hanno costituito delle vere e proprie «squadre di lavoratori assenteisti» che provvedevano ad effettuare reciprocamente la timbratura dei badge dei propri compagni in modo da non far risultare i periodi di assenza dal lavoro». «Purtroppo registriamo ancora una volta la sistematica violazione dei principi di diligenza, lealtà e buona condotta che i pubblici dipendenti sono tenuti ad osservare», ha concluso il generale.
A incastrare i furbetti del cartellino nel blitz anti-assenteismo al Comune di Palermo sono state le telecamere piazzate dai finanzieri del nucleo di Polizia economica-finanziaria – Gruppo Tutela mercato beni e servizi. La telecamera nascosta proprio a ridosso dell’apparecchio per la rilevazione elettronica delle presenze ha consentito, in un lasso temporale di poco più di tre mesi, di registrare oltre mille casi di infedeltà nell’attestazione degli orari, che hanno determinato la falsa rendicontazione di circa 2.500 ore di servizio in realtà non prestate a favore del Comune di Palermo.
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