Basta leggi omnibus
Gli Architetti contro lo sblocca cantieri
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“Basta con i provvedimenti legislativi omnibus che, inseguendo illusori processi di semplificazione esasperata, rischiano di compromettere la visione globale di norme quadro di settore, come il Codice dei contratti o il Testo unico sull’edilizia”. Così il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori sul decreto Sblocca Cantieri appena convertito in legge dalle Camere. “Non condividiamo il rilancio dell’appalto integrato – afferma Rino La Mendola, vicepresidente del Consiglio nazionale e coordinatore del tavolo lavori pubblici della Rete delle professioni tecniche – in quanto è una procedura che, inseguendo un illusorio processo di semplificazione, relega il progetto a un ruolo marginale nel processo di esecuzione delle opere pubbliche, alimentando varianti in corso d’opera, contenziosi e nuove opere incompiute sul territorio, finendo così per tracciare percorsi diametralmente opposti al principio di semplificazione a cui si ispira. La volontà del governo e del Parlamento di sottovalutare – spiega – l’importanza della centralità del progetto si legge anche da altri dispositivi introdotti dalla legge, come quello che consente l’affidamento dei lavori di manutenzione sulla base di un progetto definitivo. Per questo tipo di lavori, saremmo stati favorevoli a un alleggerimento della progettazione esecutiva, ma non possiamo di certo condividere il totale taglio di una fase progettuale che contiene elaborati e documenti indispensabili per l’appalto dei lavori”. Pur non condividendo l’impostazione globale del provvedimento legislativo, gli architetti italiani hanno apprezzato alcune novità, rispetto al testo iniziale del decreto, introdotte dalla legge di conversione, parte delle quali sono state adottate recependo alcuni degli emendamenti proposti dalla Rete delle professioni tecniche. Riteniamo positiva – sottolinea – la reintroduzione della soglia del 30% del punteggio da attribuire all’offerta economica negli affidamenti con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa; ciò garantisce un maggiore peso all’offerta qualitativa rispetto a quella economica negli affidamenti di servizi di architettura e ingegneria. Positiva l’introduzione, sebbene temporanea, della facoltà delle stazioni appaltanti di acquisire il finanziamento delle risorse, limitatamente a quelle da utilizzare per la progettazione. Ciò di fatto – prosegue – consentirà di fornirsi di un parco progetti, strumento indispensabile per fruire nel migliore dei modi dei flussi finanziari europei, anche se bisognerebbe contestualmente costituire una cabina di regia per indirizzare le amministrazioni ad investire su progettazioni in linea con la programmazione dei fondi comunitari per evitare lo spreco di risorse in opere difficilmente finanziabili. Concordiamo anche – avverte – con l’idea di puntare a un unico regolamento a supporto del Codice dei contratti, anche se abbiamo quasi sempre condiviso i contenuti delle linee guida emanate dall’Anac, spesso votate non solo alla trasparenza, ma anche ad una maggiore concorrenza ed alla ricerca della qualità delle prestazioni professionali”. Gli architetti italiani, inoltre, preso atto di uno ‘stop’ alle modifiche introdotte all’art.113 dal testo originario del decreto, in merito agli incentivi per la progettazione interna alla pubblica amministrazione, auspicano che ciò segni un primo passo per riformulare l’articolo 24 del Codice dei contratti, in modo da attribuire prioritariamente la progettazione ai liberi professionisti e valorizzare contestualmente i pubblici dipendenti nel controllo dell’intero processo di esecuzione delle opere pubbliche, dalla programmazione al collaudo dei lavori, assegnando loro gli incentivi per tali attività, a prescindere dal ruolo di dirigente o di funzionario. “Adesso – avverte La Mendola – serve una riforma organica del Codice dei contratti, votata a una maggiore apertura del mercato dei lavori pubblici alle strutture professionali medio-piccole e, soprattutto, al rilancio della centralità del progetto nei processi di trasformazione del territorio, attraverso la valorizzazione del concorso di progettazione a due gradi, che riteniamo il migliore strumento per promuovere la qualità architettonica nelle nostre città del futuro”.
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