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La Cassazione ribadisce il ruolo dei Consulenti del Lavoro

La sentenza degli Ermellini n. 26294/2021 mette in risalto la necessaria qualificazione del professionista nella gestione dei rapporti di lavoro

La Cassazione ribadisce il ruolo dei Consulenti del Lavoro

La Corte di Cassazione ribadisce il ruolo dei Consulenti del Lavoro. Nella sentenza della VI sezione penale n. 26294 del 9 luglio 2021, gli Ermellini entrano nel merito dell’articolo 1, comma 4, della legge professionale (L. n. 12/1979) in base al quale le imprese artigiane e le altre piccole imprese, anche in forma cooperativa, possono affidare l’esecuzione degli adempimenti spettanti, in tutti gli altri casi al consulente del lavoro, a servizi o a centri di assistenza fiscale istituiti dalle rispettive associazioni di categoria, servizi che «possono essere organizzati a mezzo dei consulenti del lavoro anche se dipendenti dalle predette associazioni». La pronuncia sottolinea inoltre che «attesa la sempre maggiore complessità di detti adempimenti è stato opportunamente previsto dall’art. 1 comma 1, (L. n. 12/1979, ndr) in alternativa al datore di lavoro, si possa delegare per tali incombenze un consulente del lavoro abilitato, iscritto nel relativo Albo professionale».

Sul tema interviene la Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine Consulenti del Lavoro, Marina Calderone, con un articolo sulle pagine del Quotidiano del Lavoro – il Sole 24 Ore. In un momento come questo, di grande confusione per il mondo del lavoro, la sentenza della Corte di Cassazione ha indicato un punto di riferimento fondamentale nella professione del Consulente del Lavoro in materia di gestione dei rapporti di lavoro. In particolare, afferma la Presidente del CNO, “il dispositivo ribadisce la fondamentale importanza della legge 12/1979 che regola l’ordinamento della professione […]. D’altronde la riserva in essa contenuta è più che giustificata considerato che la triangolazione tra i delicati interessi contrapposti di Stato, lavoratori e imprenditori deve essere soggetta a tutela”.  Il richiamo al concetto di responsabilità del professionista impone inoltre, per la Presidente, una necessaria attività di regolamentazione rispetto ai “soggetti del comma 4, articolo 1”: profili da regolamentare in tempi rapidi, per evitare che si abbassino le tutele per gli assistiti e “garantire le parti interessate del rapporto di lavoro”.

 

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