Anno: XXVI - Numero 10    
Mercoledì 15 Gennaio 2025 ore 13:45
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Riforma della giustizia, strada in salita

In commissione sfilano i big delle toghe. E contro Cartabia i 5Stelle giocano la carta Gratteri

Riforma della giustizia, strada in salita

En attendant…Conte. Sulla riforma Cartabia ormai tutto dipende dal leader in pectore di M5S Giuseppe Conte. E dal suo incontro con Mario Draghi lunedì. I boatos di Montecitorio raccontano che la battaglia sui tempi sarà durissima. La data del dibattito in Aula è sempre la stessa, venerdì 23 luglio. Ma il presidente della Camera Roberto Fico può spostarla in qualsiasi momento convocando la capigruppo. Dove M5S potrebbe giocare la carta dei subemendamenti e della necessità di discuterli in vista di una riforma determinante per la giustizia italiana.

Ma da Palazzo Chigi e da via Arenula continuano ad arrivare voci sulla volontà di chiudere, anche con la fiducia, prima di agosto. Non solo per evitare il semestre bianco, ma soprattutto per rispettare i tempi del Recovery. Del resto i gruppi hanno avuto ampio spazio per discutere, da quando la Guardasigilli Marta Cartabia li ha ascoltati sulle proposte di Giorgio Lattanzi. E poi anche, singolarmente, prima di portare gli ultimi emendamenti a Palazzo Chigi. Ma la scansione parlamentare potrebbe riservare sorprese. Anche tenendo presente il calendario che, la prossima settimana, vede in aula il decreto Semplificazioni.

Per ora la battaglia sulla giustizia si gioca in commissione. Dove M5S si è aggiudicata la chance delle audizioni. C’è voluta un’intera giornata ieri per arrivare a un calendario e mediare tra le richieste dei singoli gruppi. E proprio sul calendario e sulle presenze si potrebbe litigare subito. Tenendo conto che il presidente della commissione è Mario Perantoni di M5S. E che è stato il capogruppo di M5S Eugenio Saitta a battersi per le audizioni. Alla fine vincendo e ottenendole. E che tra i componenti della commissione c’è l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede che ha duramente preso le distanze dalla proposta Cartabia, parlando di “impunità” e che è noto a tutti il suo stretto rapporto con il neo presidente Conte.

Proprio a fronte di un’uscita polemica di Conte contro la riforma – ieri, dopo l’incontro che ha siglato la pace con Beppe Grillo a Marina di Bibbona, l’ex premier sul tema della giustizia ha detto che “il Movimento deve, con fermezza, far sentire la sua voce” – M5S ha giocato una carta “pesante”, quella di ascoltare in commissione Nicola Gratteri, l’attuale procuratore di Reggio Calabria, che in un’intervista al Fatto quotidiano ha già duramente bocciato la proposta Cartabia parlando di “un’amnistia che butta al macero i processi”. L’audizione di Gratteri è stata accolta da Perantoni, ma non si potrà tenere oggi, neppure in videoconferenza come le altre, per precedenti impegni del procuratore. E questo già crea un ostacolo. Tant’è che Enrico Costa di Azione, uno dei protagonisti più polemici contro M5S e la prescrizione di Bonafede, già dice che “non è ammissibile alcuno slittamento” e che Gratteri “può ben mandare una nota scritta”. Discorso che vale anche per il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho che non potrà esserci. Ma è nel parterre delle toghe big da sentire.

 

Hanno confermato la loro presenza invece, nell’ordine, il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, l’avvocato Franco Coppi, il penalista bolognese Vittorio Manes, l’ex procuratore di Torino Armando Spataro, l’ex sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, oggi in Cassazione, il presidente delle Camere penali Gian Domenico Caiazza. A parte Spataro, che già sulla Stampa ha espresso un giudizio in parte positivo sulla riforma, tutti gli altri sono “contro”. E poi mancano all’appello Gratteri e De Raho. Presenze che, sui reati di mafia, hanno ovviamente un’importante voce in capitolo.

Tutto questo potrebbe acuire la protesta del M5S, la sua richiesta di prendere tempo, comunque di cambiare la prescrizione tornando alla Bonafede. Ma stavolta il fronte di chi è favorevole è ampio. Tutta la maggioranza. Anche il Pd, che infatti ha proposto di ascoltare Spataro. Mentre la Lega ha chiesto Coppi, molto critico sulla riforma, Italia viva Caiazza ugualmente negativo, Costa ha voluto Manes. Mantovano è in quota Fratelli d’Italia. Proprio Costa è contro qualsiasi rinvio. Sostiene che se M5S insiste, allora lui potrebbe proporre il ritorno alla prescrizione dell’ex Guardasigilli Andrea Orlando, cioè solo una sospensione della prescrizione di 36 mesi tra Appello e Cassazione. La sua idea è che in realtà M5S esca bene dalla riforma Cartabia perché la prescrizione di Bonafede resta comunque bloccata definitivamente in primo grado. Stiamo parlando della prescrizione prevista per ogni reato, che non potrà più correre, a cui però si aggiunge l’improcedibilità del processo stesso se si superano i tempi stabiliti. Quindi, se M5S dovesse insistere nella linea dell'”impunità” e della “denegata giustizia” allora tanto vale cancellare la Bonafede definitivamente e tornare alla Orlando. Un’ipotesi che certo vedrebbe favorevoli anche Lega e Forza Italia.

Martedì scadrà il termine per gli emendamenti. Poi, se resta confermata la data del 23 in aula, ci saranno solo mercoledì e giovedì per discuterli. Ma, ovviamente, la maggioranza favorevole a Cartabia potrebbe anche fare la mossa del cavallo e ritirare tutti gli emendamenti per andare avanti e bloccare qualsiasi ulteriore ostruzionismo.  

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