Anno: XXV - Numero 236    
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In Emilia scatta l’ultimatum per i medici no vax.

Prime sospensioni a Bologna e Ferrara.

In Emilia scatta l’ultimatum per i medici no vax.

Si stringe il cerchio intorno ai medici reggiani no vax. Mentre l’Ausl di Bologna e quella di Ferrara hanno fatto scattare le primissime sospensioni contro i refrattari del vaccino, a Reggio Emilia non è scattato al momento alcun provvedimento, ma l’iter di scrematura al fine di discernere tra i giustificati e i non giustificati è a buon punto e nel giro di qualche settimana dovrebbe arrivare, sul tavolo del direttore sanitario Ausl Nicoletta Natalini, l’elenco che quantificherà quanti sono coloro che rifiutano il vaccino Covid.

Una “black list” che farà scattare la seconda lettera-ultimatum. Dopo che in aprile era entrato in vigore il decreto legge 44 del 2021 che prescrive l’obbligo vaccinale per tutti i sanitari (compresi massofisioterapisti, assistenti alla poltrona e Oss), la procedura per stanare i camici bianchi no vax è partita nel maggio scorso, quando l’Ausl ha inviato via posta 1.500 lettere per esortare i non vaccinati a motivare e spiegare. Ora, da almeno una settimana, sono scaduti i tempi di giacenza delle raccomandate.

«La stragrande maggioranza ha risposto: circa novecento. Le restanti quote sono divise tra coloro che non hanno ritirato la raccomandata e altri che, pur avendola ritirata, non hanno replicato», ha spiegato Natalini. Le novecento risposte pervenute sono al vaglio della Commissione aziendale (formata da due dirigenti della Sanità Pubblica, un medico del lavoro e un medico legale) che, come da direttiva regionale, ha iniziato il compito titanico di analizzare le singole motivazioni.

«Se si presentano situazione particolari sulle quali la Commissione provinciale non si sente di esprimere un giudizio il caso viene inviato e sottoposto alla Commissione regionale Vax Consilium, l’organo superiore di Bologna che dovrà esprimersi stabilendo una linea comune – ha proseguito Natalini – Abbiamo già trasmesso qualche caso, finora senza ottenere risposta». Mentre prosegue l’analisi della Commissione, come prevede la road map della macchina per stanare i no vax «siamo pronti a inviare a tutti coloro che non hanno una reale motivazione o si sono sottratti al sondaggio una Pec o una raccomandata (questo aspetto è da decidere) che intimerà, entro sette giorni dalla ricezione del documento, l’obbligo di vaccinarsi e di inviare l’attestato di vaccinazione – ha dichiarato Nicolini – Solo a quel punto, trascorsi i sette giorni, avremo un quadro di qual è esattamente il numero dei sanitari no vax e quanti di questi sono nostri dipendenti. Difatti in questa partita l’Ausl ha un doppio ruolo: finora la sanità pubblica sta agendo nei confronti dei sanitari di tutta la provincia, mentre quando sarà individuato il perimetro dei refrattari agiremo anche come datori di lavoro nei confronti dei dipendenti. A quel punto ciascun datore di lavoro dovrà sospendere i sanitari (che lavorano ad esempio negli ambulatori o nelle case di cura private) e al contempo darne comunicazione all’Ordine professionale».

Un’opera lunga e impegnativa, «perché ci sono tanti passaggi formali dei quali dobbiamo tenere traccia. Le prime sospensioni? Siamo partiti tutti a maggio, la differente tempistica tra noi e le Ausl limitrofe dipende dalla scelta procedurale: noi abbiamo preferito soppesare le risposte nella loro interezza, in maniera uniforme, mentre c’è chi ha analizzato la prima tranche di cento risposte e inviato l’ultimatum ai trasgressori evidenti per poi proseguire nell’analisi». Senza contare le grane legali. «Contro la prima raccomandata continuiamo a ricevere diffide da parte di singoli e class action» e c’è da scommettere che la seconda lettera-ultimatum provocherà una valanga di ricorsi. Tuttavia, si badi bene, «la sospensione non retribuita dal servizio scatterà ugualmente. Noi siamo obbligati ad andare avanti, altrimenti saremmo inadempienti. Poi se l’interessato impugnerà il provvedimento e ci trascinerà in tribunale spetterà al giudice stabilire quale norma sia prevalente».

La prospettiva di un mare magnum di contenziosi legali dispendiosi ed infiniti non sorride nemmeno al direttore sanitario Ausl. «La sospensione è un problema anche per noi: ci lamentiamo tutti i giorni di non avere personale sufficiente, figuriamoci se verrà a mancare una quota di sanitari…Non è nel nostro interesse che i sanitari stiano a casa, perciò proseguiamo nella campagna di convincimento. L’augurio è che lo spauracchio delle conseguenze convinca i refrattari a vaccinarsi e a rimanere al lavoro».

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