Raggi, una sindaca senza vaccino.
Gli scienziati: "Niente green pass"
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La motivazione per cui la sindaca Virginia Raggi non ha ancora effettuato il vaccino non convince chi si occupa del Covid ogni giorno. “Dopo aver contratto il virus ha seguito il protocollo. Ha gli anticorpi ancora alti.
Segue, come chiunque, i consigli del medico rapportati alla propria condizione clinica ” , hanno spiegato dal Campidoglio. Ma secondo autorevoli fonti sanitarie regionali ” non ci sono ragioni per non vaccinarsi dopo la guarigione dal Covid, la vaccinazione è sicura ed efficace.
Per chi ha avuto l’infezione il vaccino va interpretato come un grosso stimolo immunitario, un booster, una risposta rapida e immediata in quanto c’è già memoria immunitaria nel corpo”. Sullo sfondo, c’è poi un’altra vicenda privata che si intreccia ancora una volta con quella pubblica: da Facebook riemergono i post di Andrea Severini, marito di Raggi e fan della prima ora dei 5s, che nel 2017 si è schierato contro l’allora ministra della Salute Beatrice Lorenzin.
La decisione dell’obbligo vaccinale per i minori infiammava l’Italia e quando a Pesaro migliaia di Novax e Freevax chiedevano in maglietta arancione libertà di scegliere, Severini su Facebook riprendeva i video di Libera informazione Vax e scriveva: ” Una marea arancione per chiedere libertà di scelta e cancellare il decreto più vergognoso della storia “.
Ancora: riprendendo i post del consigliere regionale Davide Barillari ( ex stellato noto per le posizioni estreme su temi come vaccini e 5G) invitava a protestare ” fuori e dentro il Parlamento ” . Se la libertà di scelta la maggior parte delle volte è invocata da chi non vuole vaccinarsi, al di là di ogni scelta personale presa in casa e fuori casa, rimane la questione della responsabilità che un primo cittadino ha nei confronti della salute pubblica. Anche perché intanto, proprio per evitare un’altra ondata e relativi lockdown, il governo sta pensando di introdurre il Green pass, oltre che per viaggiare, anche per entrare nei luoghi chiusi. Green pass che la sindaca difficilmente otterrà se non si vaccina.
Le nuove regole riguardano e riguarderanno tutti, anche la sindaca Raggi che il Covid lo ha avuto. E che in un certo senso non è sola: le Asl della regione riferiscono di quotidiani problemi nella gestione dei guariti, che vogliono il Green pass nonostante siano passati più di 6 mesi dall’unica dose fatta. ” Dottore ho gli anticorpi alle stelle, perché devo fare il richiamo?”, ripetono.
La differenza è che la sindaca di inoculazioni non ha fatta ancora neanche una. Era risultata positiva al virus a inizio novembre scorso e per una decina di giorni è stata in isolamento ( lei stessa ha raccontato di essersi chiusa nella camera del figlio). Asintomatica, il tampone ha dato esito negativo il 15 novembre e il 16 è tornata in Campidoglio.
Da allora sono passati otto mesi e il motivo per cui non ha ancora fatto il vaccino, ammesso che voglia farlo, sta negli anticorpi ancora alti. A ciò si accompagna il fatto, notato da molti, che sull’importanza di immunizzarsi Raggi non abbia speso una parola. Forse per non infastidire chi difende la libertà di scelta anche di fronte a una pandemia globale o chi si ritiene direttamente Novax.
Solo che i principi su cui si basa la scienza sono differenti e anche le regole che sottostanno al Green pass si basano sulla necessità di evitare i contagi. Anche se si è guariti dal Covid. ” È una questione di sanità pubblica, la risposta è facile – spiegano ancora fonti sanitarie regionali – chi è guarito, per avere il Green pass deve fare una dose se la fine della malattia, certificata da tampone negativo, è avvenuta tra i 3 e i 6 mesi. Dopo, per prorogare la validità del pass, è tenuto a completare la schedula vaccinale ” .
Le eccezioni riguardano gli immunodepressi ma per chi sta bene, le indicazioni degli esperti sono chiare. Fare il vaccino.
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