Anno: XXV - Numero 190    
Giovedì 17 Ottobre 2024 ore 13:00
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Equo compenso: altolà al testo, con società salgono i costi

Parere negativo della commissione Bilancio della Camera ferma il voto in Aula

Equo compenso: altolà al testo, con società salgono i costi

 

La commissione Bilancio della Camera ha posto oggi un ostacolo al prosieguo dell’esame della proposta di legge sull’equo compenso per le prestazioni libero-professionali, attesa oggi pomeriggio in Aula a Montecitorio: appare “necessario”, recita il parere, “espungere l’estensione della disciplina sull’equo compenso, prevista per le convenzioni stipulate con imprese bancarie, assicurative e con imprese diverse da quelle piccole medie, anche alle convenzioni stipulate con società veicolo di cartolarizzazione, nonché con le loro società controllate e con le loro mandatarie”, visto che “tale estensione implicherebbe un aumento dei costi dei servizi legali necessari al recupero del credito nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione”, si legge nel testo che l’ANSA ha potuto visionare. Inoltre, per la commissione Bilancio è “necessario escludere oltre alle società disciplinate dal testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, con riferimento alle quali non è possibile escludere il verificarsi di effetti negativi per la finanza pubblica, gli agenti della riscossione”, perché ciò “determinerebbe oneri estremamente gravosi per l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, a causa di un maggiore esborso, a titolo di spese per la rappresentanza e la difesa in giudizio, quantificato in 150 milioni di euro annui con conseguenti riflessi negativi per la finanza pubblica”.

Infine, viene evidenziata l’esigenza di “riformulare” l’articolo 11 del provvedimento (il testo base è della leader di FdI Giorgia Meloni, nel quale sono confluite le proposte di legge dei deputati della Lega e di Fi Jacopo Morrone ed Andrea Mandelli, ndr), stabilendo che l’equo compenso “non si applichi alle convenzioni in corso, sottoscritte prima della data di entrata in vigore” della norma, poiché “la revisione di compensi già pattuiti per prestazioni richieste da Amministrazioni pubbliche risulterebbe suscettibile di determinare maggiori oneri rispetto a quelli previsti a legislazione vigente”, si legge, in conclusione.

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