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Ruote bucate. L'impresa di fare impresa fra burocrazia e giustizia. Il caso trasporti Toscana

Questa storia emblematica, iniziata nel 2011 e appena terminata, riguarda la gara per l'aggiudicazione unica del trasporto pubblico locale, sia urbano che extraurbano, nella Regione Toscana.

Ruote bucate. L'impresa di fare impresa fra burocrazia e giustizia. Il caso trasporti Toscana

L’appalto vale 4 miliardi, per un periodo di 11 anni di servizio, un percorso di 110 milioni di km l’anno relativo a un bacino di utenza di 3,7 milioni di persone.

Seguiamone la trafila.

Con l’avvio della legge finanziaria del 2011, la Regione Toscana intendeva riorganizzare e razionalizzare il trasporto pubblico locale che, al quel tempo, era gestito da 22 imprese pubbliche, a maggioranza pubblica, e private. Una frammentazione che comportava i relativi costi per i consigli di amministrazione, presidenti, amministratori delegati, collegi dei revisori, direttori generali, ecc.

Nel 2012 si avviarono le procedure per l’aggiudicazione della gara europea. Tre anni dopo,  si concluse l’iter con la presentazione delle offerte da parte del consorzio Mobit, formato da  7 aziende locali – tra queste anche BusItalia del gruppo FS italiane – e dalla concorrente Autolinee Toscane, del gruppo pubblico francese RATP, che ha in gestione linee di trasporto in 14 Paesi. Per inciso, anche le nostre aziende sono presenti all’estero, per esempio, in Spagna è attiva Trenitalia, l’Azienda dei trasporti milanese in Danimarca e la stessa BusItalia in Olanda.

Nel marzo 2016, la concessione del trasporto pubblico veniva affidata ad Autolinee Toscane, che aveva presentato un’offerta ritenuta economicamente più vantaggiosa, consentendo alla Regione di far risparmiare 8 milioni di euro l’anno (pari a complessivi 88 milioni negli 11 anni di servizio).

Seguirono, a quel punto, una serie di ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato e, addirittura, alla Corte di Giustizia Europea.

Nel 2019, l’appalto veniva di nuovo aggiudicato ad Autolinee Toscane. La concorrente Mobit, presenta altri ricorsi contestando alcuni aspetti del Piano economico finanziario di Autolinee Toscane e paventava l’incostituzionalità della legge che individuava la Regione come ambito territoriale ottimale per il trasporto locale, il che, a parere della ricorrente, avrebbe limitato la partecipazione delle imprese alla gara.

Il Consiglio di Stato si pronuncia di nuovo e definitivamente a favore di Autolinee Toscane. La sentenza è dello scorso giugno. Sono dovuti trascorrere ben 10 anni prima di veder attuare la legge regionale sulla riforma del trasporto.

Una riforma tenuta in ostaggio dai tempi  burocratici e di giustizia amministrativa che sono in grado di scoraggiare chiunque voglia investire in Italia.

 

Primo Mastrantoni, segretario Aduc

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