Confprofessioni, sciogliere il 'nodo' dei clienti degli studi
Stella: l’obbligo potrebbe creare problemi organizzativi
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L’obbligo di possedere ed esibire il green pass per accedere in uno studio professionale “è certamente condivisibile, ma potrebbe creare problemi organizzativi e gestionali per i professionisti chiamati a rispettare la norma”: ad esprimersi così, in audizione presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato, è stato il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, che ha segnalato alcune criticità del decreto legge che dal prossimo 15 ottobre estende l’obbligo della certificazione verde Covid – 19 nei luoghi di lavoro. Auspicando un aggiornamento del “Protocollo anticontagio”, sottoscritto dalle parti sociali al ministero del Lavoro, per arrivare a un corpus unico con le indicazioni operative sulle procedure da utilizzare in azienda, l’attenzione del numero uno della Confederazione di varie categorie di lavoratori autonomi si sofferma, in particolare, sugli studi professionali, dove l’accesso è aperto non solo a dipendenti, lavoratori autonomi e collaboratori, ma anche ai clienti dei professionisti.
“È questa una delle principali criticità che emerge dalla lettura del decreto all’esame della Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama. Se il cliente – ha proseguito Stella – non esibisce il green pass, la sicurezza e la salute dei lavoratori di studio non può essere garantita”.
Secondo Confprofessioni quindi, anche i clienti dei professionisti, come pure altri visitatori, dovrebbero essere tenuti a esibire la certificazione verde per accedere in studio.
Dubbi, infine, anche sull’incaricato dei controlli che la norma affida a un dipendente, con il compito di trasmettere eventuali violazioni al Prefetto. “In questo caso sarebbe opportuno conferire al datore di lavoro il potere di trasmettere gli atti al Prefetto a fronte di eventuale segnalazione del lavoratore”, si chiude la nota.
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