SUBITO IL NUOVO CSM
Riforma "entro gennaio" o a luglio si vota con vecchie regole
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È dall’esplosione di quello che è passato alle cronache come “scandalo Palamara” che si parla della necessità, e dell’urgenza, di una riforma del Csm. Sono tutti d’accordo, in linea di principio. C’è solo un problema: questa riforma, quando mancano 9 mesi alle elezioni per il rinnovo di Palazzo dei Marescialli, ancora non c’è. Il testo – i relatori sono Walter Verini del Pd e Eugenio Saitta del Movimento 5 stelle – è fermo in commissione Giustizia alla Camera, in attesa degli emendamenti governativi. La situazione potrebbe iniziarsi a sbloccare domani, quando a mezzogiorno finalmente si terrà la riunione tra Marta Cartabia e capigruppo saltata la scorsa settimana, tra l’irritazione della ministra che sollecitava a fare in fretta e i componenti della commissione che ricordavano, e ricordano anche oggi, che loro stanno aspettando il governo.
Tutti gli attori di questa vicenda – il ministero di via Arenula, i componenti della commissione giustizia e, anche in una veste diversa, il Csm e le associazioni delle toghe – nelle dichiarazioni pubbliche sottolineano la necessità di fare in fretta, perché a luglio 2022 dovranno essere eletti i nuovi consiglieri del Csm e per nessuna ragione al mondo si può andare alle urne con il sistema elettorale attualmente in vigore. Il meccanismo del collegio unico nazionale con sistema maggioritario, utilizzato per le ultime consiliature, è considerato la pianta velenosa da estirpare. Perché, dicono gli addetti ai lavori, è stato lo strumento principale per gli accordi correntizi. Il mezzo con cui è cresciuto a dismisura il potere delle associazioni della magistratura. Affinché, però, l’obiettivo sia centrato non bisogna perdere un giorno di più. Il testo che passerà in Parlamento è in ogni caso una legge delega. Anche dopo il via libera di Camera e Senato, quindi, dovranno esserci i decreti attuativi. E, come se non bastasse, il Csm dovrà predisporre dei regolamenti interni. Anche perché molto probabilmente con la nuova legge i consiglieri saranno di più degli attuali. Insomma, se anche in Parlamento i lavori iniziassero a correre da domani mattina, la strada da fare è ancora piuttosto lunga. E il tempo scarseggia.
“Direi che siamo ai limiti, e davvero spero, come deciso dalla capigruppo della Camera, che a novembre il disegno di legge di riforma possa essere discusso e votato dall’aula”, ha detto durante un recente evento dell’Associazione nazionale magistrati il vicepresidente del Csm David Ermini. “L’attuale processo riformatore, non da solo e nonostante i suoi limiti, può aiutare a superare la difficile situazione in cui versano oggi l’ordine giudiziario e il suo organo di governo autonomo, e a restituire la giustizia alla funzione che la Carta costituzionale le assegna, quella di essere un potere non fine a sé stesso ma al servizio dei consociati. È un’opportunità che non va sprecata”, ha continuato.
Dalle parti di Palazzo dei Marescialli, spiegano fonti ben informate, il periodo cerchiato in rosso è fine gennaio. Se a inizio 2022 ci sarà la legge, allora si potrà procedere con una certa tranquillità. Se non ci sarà, il tutto si farà più complicato. Chi conosce bene il dossier in Parlamento condivide questa deadline, ma fa notare che la discussione della riforma si intersecherà con la sessione di bilancio. Di solito durante questo periodo le Camere non lavorano a leggi che contengano impegni di spesa. La riforma del Csm, però, qualche spesa potrebbe prevederla. Il problema è superabile, anche perché la discussione della legge di Bilancio partirà dal Senato, ma va tenuto in considerazione.
L’agenda, da domani in poi, dovrà essere necessariamente fitta se si vuole centrare l’obiettivo di un Csm governato, almeno in parte, da norme nuove. Ma soprattutto, rinnovato con leggi diverse dall’attuale. “Finalmente è stato avviato il confronto tra maggioranza e governo. Mi auguro che si definisca un quadro solido della riforma al più presto in modo da garantire che la prossima tornata elettorale del Csm avvenga sulla base delle nuove norme . Mi sembra che questa sia l’obiettivo condiviso”, ci dice Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia a Montecitorio e deputato del Movimento 5 stelle.
Nella riunione di domani la ministra potrebbe dare un’indicazione sulla strada che vorrà seguire per gli emendamenti del governo. Prima di metterli nero su bianco, però – come ha precisato lei stessa in un intervento al Festival del Domani a Parma – vorrà sentire i rappresentati di magistratura e avvocatura. I margini perché non salti il banco ancora ci sono, insomma, ma sarà una lunga maratona.
Quanto al merito della riforma, ci sarà ancora da discutere. La commissione guidata da Massimo Luciani preveda per la legge elettorale il voto singolo trasferibile. Che, però, non piace a tutti. Per Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia, si tratta di un meccanismo “irricevibile” perché, ci spiega, “significa tornare alla prima Repubblica”. Per il deputato, che è stato anche membro laico del Csm, la soluzione potrebbe essere “il sorteggio temperato, perché è l’unico sistema in grado di tagliare i poteri alle correnti”. Sul meccanismo del sorteggio, però, altri hanno espresso perplessità. A breve, se la tabella di marcia sarà quella promessa, si capirà che strada vuole prendere il governo.
Dal canto loro, anche le associazioni dei magistrati – le correnti, per l’appunto – fanno sentire la loro voce. In un recente documento Magistratura democratica, l’associazione più a sinistra delle toghe, ha espresso apprezzamento per le proposte della commissione Luciani, pur lamentando preoccupazione per “l’assenza di un dibattito autentico e partecipato su questi temi”. Non è dello stesso avviso Magistratura Indipendente, la corrente delle toghe moderate. Il suo segretario, Angelo Piraino, in questa intervista ad Huffpost, faceva notare come le proposte elaborate dal professore della Sapienza, pur andando nella giusta direzione, prevedono “dei meccanismi elettorali che ci sembra possano essere aggirati da accordi correntizi, e che andrebbero rivisti in profondità”. Eugenio Albamonte, segretario di Area, in apertura dell’ultimo congresso ha invece posto l’accento sulla necessità di fare in fretta: “La riforma del Csm è urgente, c’è un enorme ritardo”, ha affermato. E la sfida di governo e Parlamento, da domani in poi, sarà riuscire a recuperare il tempo perso. Per evitare che un rinvio delle elezioni del Csm o, peggio, un rinnovo fatto con le regole attuali, possano dare il colpo di grazia a un’istituzione che ancora deve risollevarsi dagli scandali che l’hanno colpita.
Federica Olivo Giornalista, Huffpost
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