I tagli al reddito di cittadinanza ogni 30 giorni
Cosa accadrà
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La nuova legge di bilancio prevede numerose novità sul reddito di cittadinanza. Innanzitutto, i beneficiari che non lavorano riceveranno meno soldi. Saranno ridotte il numero di offerte di impiego che potranno essere rifiutate senza rischiare sanzione e dal prossimo anno al secondo no la carta del reddito di cittadinanza verrà automaticamente disattivata. Oggi è possibile rifiutarne tre. Senza dimenticare che nella nuova legge di bilancio sono previsti anche mini-tagli agli assegni.
Il governo Draghi sta cercando di salvare il salvabile da questa misura fortemente voluta, anni fa, dal Movimento 5 Stelle che però ad oggi è stata spesso causa di scandali. Per cercare di frenare il fenomeno degli approfittatori saranno inaspriti i controlli alla fonte e utilizzate meglio le banche dati disponibili, ossia quelle che contengono i dati sul reddito, il possesso di auto, case e carichi penali.
Il reddito di cittadinanza questo anno è costato allo Stato oltre 9 miliardi. Come riporta il Messaggero, La causa principale è stata la pandemia che ha inevitabilmente aumentato i beneficiari oltre che rallentato gli inserimenti lavorativi. Il governo però punta a riportare il prima possibile la spesa per la misura grillina ai livelli del 2020, vale a dire 7 miliardi.
Inoltre, la somma versata alle famiglie con al loro interno elementi considerati attivabili decrescerà. Dopo 6 mesi, verrà ridotta di 5 euro ogni mese fino a quando uno dei componenti del nucleo familiare interessato dalla decurtazione non troverà un lavoro. In pratica le famiglie rischiano di perdere 60 euro ogni anno, una cifra che equivale a un taglio della prestazione in media superiore al 10%.
Sono 1,68 milione le famiglie che percepiscono il reddito o la pensione di cittadinanza. Ciò significa che 3,5 milioni di cittadini sono coinvolti. L’importo medio versato ai beneficiari è stato pari a 578 euro mentre ai percettori della pensione 271 euro. La misura voluta dai 5 Stelle è costata allo Stato italiano oltre 18 miliardi di euro, 730 milioni solo lo scorso mese.
Una delle principali novità riguarda il numero delle proposte di lavoro che possono essere rifiutate. Come detto, queste passano da 3 a 2 e una volta che saranno rifiutate entrambe si perderà il diritto all’aiuto. La prima proposta sarà riferita a un lavoro lontano non più di 80 chilometri dal luogo di residenza del percettore mentre la seconda potrà essere collocata ovunque in Italia e non più entro 250 chilometri.
Cambiano le cose anche in merito ai Puc, ovvero i progetti utili alla collettività tramite cui i sindaci possono impiegare a titolo gratuito i beneficiari del sussidio ritenuti occupabili in varie attività come la cura del verde pubblico. Ad oggi coloro che hanno partecipato ai Puc sono stati la minoranza: poche migliaia su oltre un milione di attivabili. La colpa però è anche dei Comuni i quali non riescono a dare vita a un numero sufficiente di progetti utili alla collettività. Per questo motivo il governo ha abbassato la soglia delle persone da occupare tramite i Puc. I sindaci, dunque, dovranno utilizzare un terzo dei percettori residenti.
Saranno potenziate le verifiche da parte dell’Inps sui requisiti patrimoniali indicati nella dichiarazione sostitutiva unica da chi richiede la prestazione con particolare attenzione ai beni posseduti all’estero. Sarà compito dei Comuni effettuare controlli anagrafici immediati sulla composizione del nucleo familiare dichiarato nella domanda per l’accesso all’aiuto.
Viene poi allungato l’elenco dei reati considerati incompatibili con l’erogazione del reddito di cittadinanza, tra questi la ricettazione e l’induzione alla prostituzione minorile. Le modifiche apportate sul fronte reddito di cittadinanza sono comunque minime e sotto le aspettative. Come ha sottolineato ilGiornale in edicola, si tratta di un blando giro di vite.
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