Imposta/canone Rai. Referendum per libera informazione e fisco non-predatore
L’amministratore delegato della Rai ha bussato cassa e vorrebbe estendere il cosiddetto canone anche a telefonini, tablet e pc
In diversi gli hanno fatto notare che “non va bene”. Ma Carlo Fuortes insiste. Occasione perché l’unico partito non al governo, Fratelli d’Italia, si è erto a difensore dello status quo di contribuenti e utenti tlc (2).
Il canone è, a singhiozzo, campo di battaglia (storico – 3) di vari partiti, e il partito della Meloni si è buttato a capofitto per l’occasione, basta dire il contrario di chi è al potere, anche se nei fatti FdI in Rai ha le proprie “poltrone”.
Nulla di cui stupirsi.
Informazione e intrattenimento di Stato (governo e opposizione) funzionano così.
Sembra che l’imposta/canone sia tra le più odiate dai contribuenti, immaginiamo, trasversalmente rispetto ai partiti che poi vengono mandati in Parlamento… ma questo non intacca il compatto partito unico padrone della Rai. Siamo quindi in uno dei casi in cui chi rappresenta gli elettori nelle istituzioni fa cose diverse da ciò che pensano e desiderano i propri elettori.
Nulla di cui stupirsi.
Riforme all’orizzonte a parte le richieste di soldi di Fuortes e – sempre il nostro – che dice di amministrare la tv di Stato senza farsi condizionare dai partiti… lui che è dov’è per decisione dei partiti? (4) Nulla.
Dobbiamo rassegnarci e, come fanno tante associazioni e simili, dimenticarci del problema in cambio di qualche boccone della torta? Anche perché in passato, visto che il Parlamento era sempre insensibile in materia e i cittadini avevano tentato dei referendum, questi ultimi non hanno dato effetto? (5).
No, non ci rassegniamo e rilanciamo per tre motivi:
– i danni dell’informazione e intrattenimento di Stato sono sempre peggiori in una società dove la mediaticità è dominante per consapevolezza, consenso e salute mentale di ognuno;
– i danni del trust/monopolio inquinano mercato mediatico e pubblicitario (unica fonte di introiti per i concorrenti Rai);
– il Parlamento continua ad essere insensibile (o lo è col metodo FdI…) alle istanze dei cittadini e quindi è tempo di aiutarlo ad essere più attento e disponibile. Così come in questi ultimi e prossimi mesi è e sarà aiutato coi referendum giustizia giusta, cannabis, eutanasia e caccia. Referendum che nel metodo – la rivoluzione della raccolta firme con lo spid – sono diventati più accessibili, funzionali e consoni per l’aiuto degli elettori al processo legislativo.
Occorre quindi mettersi a studiare come, facendo tesoro del passato (5), dare il nostro contributo ad una informazione e un fisco non da sudditi.
NOTE
1 – oltre a stornare dai “fondi canone” quelli che oggi finiscono al “Fondo per il pluralismo” (soldi dati a pioggia ad alcuni media): https://tlc.aduc.it/rai/comunicato/canone+imposta+rai+pentola+dell+oro+che+tutti_33324.php
2 – https://tlc.aduc.it/notizia/imposta+canone+rai+aumento+proposto+presidente+rai_138321.php
3 – “Leggendarie” le campagne di:
* Lega di Bossi/Salvini e quelle di Antonio Di Pietro;
* Alcuni giornalisti Rai che, per i loro problemi occupazionali, invitavano a non pagare il canone…
Tutte campagne di invito a non pagare, abbandonando a se stessi quelli che vi aderivano e che hanno dovuto poi far fronte da soli ad un Fisco ben legittimato nelle proprie pretese (penali di ritardato pagamento incluse).
5 – Un referendum (abolizione canone) non passò il giudizio di ammissibilità della Corte Costituzionale perché fu tacciato di essere contrario alla legge (che non consente referendum in materia tributaria), un altro vide il consenso degli elettori ma era “solo” un consiglio per la privatizzazione della Rai.
COMUNICATO STAMPA DELL’ADUC
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