Bonus casa, restano sconto in fattura e cessione credito
Così i vecchi sgravi battono il Superbonus Bonus per ristrutturare casa: le modifiche attese alla Manovra
La Legge di Bilancio 2022, appena varata, è come da tradizione oggetto di trattative, verifiche e proposte da parte delle forze politiche interessate a modificarne tratti essenziali. A partire dai bonus per la ristrutturazione della casa, che sono parte integrante della nuova Manovra. Allo stato attuale, cioè con riferimento alla lettera della Legge di Bilancio varata dal governo e presentata dal premier Mario Draghi la scorsa settimana, la situazione dei bonus per ristrutturare casa è la seguente: – netta sforbiciata ai bonus per la casa. In particolare, sono stati previsti due tagli che limiteranno molto il ricorso ai bonus nei prossimi anni: il mancato rinnovo della possibilità di ricorrere a sconto in fattura o cessione del credito, eccezion fatta per i lavori coperti dal Superbonus 110%. – depotenziamento del bonus facciate, che viene prorogato solo per il 2022 e nella misura ridotta del 60%. – il Superbonus, per i condomìni (Superecobonus e Supersismabonus) a partire dal 2024 vedrà l’aliquota scendere al 70% (per il 2024) e al 65% per il 2025. È chiaro che a queste condizioni comunque il Superbonus finirà tra due anni perché senza un incentivo importante nessuno deciderà opere che richiedono procedure complesse e requisiti stringenti. – confermato il termine dell’agevolazione Superbonus 110% al 30 giugno 2022 per le case indipendenti. Una miniproroga al 31 dicembre 2022 è concessa solo agli immobili che rispettino una di queste condizioni: 1) la Cila (Comunicazione inizio lavori) o, quando richieste, le comunicazioni relative a opere di demolizione e ricostruzione siano stata presentate in comune entro il 30 settembre scorso; 2) si tratti di un immobile con le caratteristiche della prima casa possedute da persona con Isee inferiore a 25 mila euro. Ma chi possiede un Isee di questo livello di solito non ha come priorità quello dell’efficientamento della casa. – Leggi anche: Manovra 2022: dalle pensioni ai bonus casa, tutte le misure e le novità definitiveGli altri bonus per la casa: cosa potrebbe cambiare Buone notizie potrebbero, però, essere all’orizzonte per chi ha intenzione di effettuare lavori di ristrutturazione in casa, a condizione di farli pagare (almeno in parte) al Fisco. Gli «altri» bonus edilizi potrebbero infatti riavere lo sconto in fattura e la cessione del credito (a banche, aziende o anche a un terzo). Stiamo parlando, per chiarire, del bonus ristrutturazione tradizionale (sgravio del 50%), «ecobonus» per l’efficientamento energetico (che può arrivare in condominio anche al 75% e addirittura all’85% se si abbatte il rischio sismico) e lo stesso Sismabonus (anche questo molto generoso dal punto di vista dello sgravio fiscale). La misura è particolarmente interessante, perché sconto in fattura e cessione del credito hanno il vantaggio «monetizzare» subito lo sgravio fiscale promesso dallo Stato, che altrimenti si centellina nell’arco di un decennio o di 5 anni, nell’ipotesi migliore, dovendo aspettare le detrazioni Irpef negli anni successivi ai lavori. Ma comunque bisogna anticipare il costo della ristrutturazione, che invece con sconto in fattura e cessione del credito si può evitare. Un disegno che renderebbe Superbonus 110% e Bonus facciate molto meno invitanti e convenienti per i proprietari interessati a ristrutturare casa. Perché rientrano sconto in fattura e cessione del credito per tutti i bonus casa Le motivazioni del «passo del gambero» della maggioranza su sconto in fattura e cessione del credito sono piuttosto evidenti. Le obiezioni sono arrivate all’interno della maggioranza, prima di tutto dal Movimento 5 Stelle. Ma la misura non è andata giù a costruttori e proprietari: Confedilizia ha parlato di «vera e propria decimazione del sistema di incentivi». Così il Mef sembra deciso a fare retromarcia e preparare un nuovo testo che fa sopravvivere le due opzioni alternative alla detrazione irpef per i lavori almeno per il prossimo triennio (2022-24). Come detto, si sbloccano anche i lavori di ristrutturazione delle famiglie che hanno la necessità di intervenire ma non hanno a disposizione liquidità sufficiente per l’avvio dei lavori, per non dire di chi risulta «incapiente» dal punto di vista delle detrazioni Irpef (cioè non paga abbastanza Irpef per scontare tutte le detrazioni fiscali a cui avrebbe diritto). Lo sblocco del bonus facciatePosto che la maggioranza deve ancora trovare un accordo sulla proroga di sconto in fattura a e cessione del credito anche per gli altri bonus diversi dal Superbonus al 110%, bisogna sottolineare che anche il bonus facciate, nella versione attuale della Manovra, vede precluso il ricorso a questi due strumenti. Un limite abbastanza evidente, che lo rende — oltre al taglio dal 90% al 60% della spesa riconosciuta come sgravio fiscale — davvero poco attraente. Pertanto, anche il bonus facciate dovrebbe rientrare nella nuova (vecchia) disciplina. Gli interventi e i bonus previstiL’idea è dunque quella di ricreare il regime fiscale dei lavori in casa così come era stato disegnato per il biennio 2020-21 dall’innovativo decreto Rilancio dell’anno scorso, che aveva previsto sconto in fattura e cedibilità del credito per interventi di: – recupero del patrimonio edilizio; – efficienza energetica; – misure antisismiche; – recupero o restauro delle facciate (sulla strada); – installazione di impianti fotovoltaici o di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici. La convenienza degli altri bonus (rispetto al Superbonus 110%)Messe così le cose, ovvero ripristinate effettivamente sconto in fattura e cessione del credito in Manovra nel passaggio del Ddl in Parlamento, i vecchi bonus di ristrutturazione tornerebbero quindi «di moda». I proprietari avrebbero un doppio vantaggio: dal punto di vista finanziario (incassando subito gli sgravi fiscali) e da quello burocratico, non dovendo sottostare ai limiti e alle complicazioni legate al via libera ai lavori del Superbonus al 110%. Inoltre, con la riduzione dell’aliquota di spesa rimborsata (in calo a partire dal 2024 dal 110% al 70% e poi al 65% l’anno successivo) e con i limiti Isee che la Manovra 2022 dovrebbe introdurre (ora posti a 25 mila euro), i vantaggi relativi del Superbonus rispetto ai «vecchi» bonus casa, risulterebbero ancor più risicati e discutibili. Bonus e lavori in casa e ristrutturazioni: tutti gli articoli
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