E ora si lavori tutti insieme per il Notariato
Il 21 giugno 2019 con l’elezione del Presidente, Vice Presidente e Segretario unitamente ai colleghi che con loro formano il Comitato Esecutivo del Consiglio Nazionale del Notariato si è terminato il percorso elettorale avviato a febbraio
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Oggi il Consiglio Nazionale e la Cassa Nazionale del Notariato hanno la loro nuova governance in pienezza di poteri. Ci sarà certamente tanto lavoro dei predecessori da portare avanti ma tantissimo da dover avviare ex novo in tempi rapidi. Su un piano formale – e ciò dovrebbe iniziare il prossimo 11 e 12 luglio – procedere alla nomina dei coordinatori di settori e commissioni e far partire il dibattitto politico interno agli organi di categoria per le nomine nelle società ed enti partecipati, da Notartel alla Fondazione ad Assonotar in particolare. Su un piano sostanziale, con altrettanta rapidità, occorrerà disegnare l’elenco delle priorità di politica interna ed esterna e lavorare per provare a raggiungerle. L’avvicinarsi delle ferie agostane non dovrebbe avere un peso o indurre ad attendere la mitezza climatica di settembre per rinfrescare l’aria.Ogni elezione porta con sé discussioni, dibattiti duri, divisioni, polemiche e, alla fine, una votazione con una maggioranza vittoriosa e una minoranza o una parte restante dei votanti sconfitta. Il senso di responsabilità di ciascuno impone adesso di smaltire le scorie elettorali, adottare le decisioni sui piani sopra indicati e lavorare. Per certi versi una lettura attenta delle modalità e dei numeri emersi dalla votazione nell’elezione al Cnn sembra indicare, a differenza del passato, una novità: un concetto di minoranza diverso. In passato il gruppo che non aveva espresso il voto favorevole al Presidente eletto era formato da colleghi “riuniti” intorno al candidato sconfitto. Pur se ciò non ha significato, in tutto il triennio successivo, l’adozione delle singole decisioni del Cnn con un voto che rispecchiasse l’esito dell’elezione, la sensazione era quella di una, variabile nel numero esatto certamente ma stabile, opposizione. Oggi, probabilmente, ci si trova di fronte un gruppo di colleghi che, astenuti o contrari agli eletti, non formano un nucleo coeso con un possibile agire comune in futuro. Non vi è stata, infatti, alla fine del percorso informale una votazione espressa su due o più nomi. E se questo ragionamento fosse corretto, si potrà guardare con una dose maggiore di ottimismo al futuro; il dubbio di divisioni basate su questioni di principio potrebbe esser minore che in passato. In ogni caso si possono immaginare diversi modi per adottare le decisioni sopra indicate: la maggioranza che ha eletto gli organi di vertice individua al suo interno persone e obiettivi, pur dopo un adeguato dibattitto collegiale, ma senza dover “riconoscere” ruoli a chi non ha votato gli eletti. O, di contro, almeno la scelta sui nomi dei coordinatori di settori e commissioni si realizza scegliendoli anche tra i “restanti” consiglieri. Personalmente, questo particolare profilo pur interessante e importante lo reputo probabilmente secondario, a meno che non si inserisca in una revisione del modus operandi stesso delle Commissioni. Più rilevante, invece, valuto le modalità delle nomine (unitamente al Consiglio di Amministrazione della Cassa) nelle partecipate e l’esigenza che, queste sì, siano il più possibile condivise. E che in detti ambiti, partecipate e loro obiettivi del triennio, si superino le divisioni elettorali e si compongano gli organi di amministrazione con la presenza di colleghi assimilabili ai “consiglieri indipendenti” di talune tipologie di società: persone conoscitrici della materia ma slegate dalla gestione in senso stretto della società o ente e che partecipano allo sviluppo delle strategie. Persone che sappiano anche dare, al momento giusto, un tocco di discontinuità con il passato, non perché le scelte passate non vadano bene ma perché un punto di vista o una proposta da una prospettiva nuova sono necessarie al progresso anche di una categoria complessa come la nostra. In un recente editoriale sulla rivista Notariato n. 3 del 2019 auspicavo un clima nuovo: una gestione della politica di categoria che consenta la libera espressione del proprio pensiero e la serenità di poter proporre un modello di notariato prossimo venturo su cui ragionare. Una o più idee da esaminare con un dibattito che le sviluppi secondo gli insegnamenti filosofici della tesi e dell’antitesi per giungere, però e finalmente, a una sintesi. I settori su cui incidere sono molti; alcuni rimessi soltanto alle nostre decisioni come il codice deontologico, le soft law, gli studi o le risposte ai quesiti e la loro conoscibilità, la polizza assicurativa, la riorganizzazione dei distretti, altri da proporre e sottoporre alla politica. Penso, ex multis, al tema della tariffa e dell’accesso, alle innovazioni in materia informatica, alle modifiche a vantaggio dei cittadini nella circolazione dei beni immobili. Anche su questi, però, si può avere un percorso rapido e un canale privilegiato, se ci dimostriamo al passo con i tempi e adottiamo rapidamente le nostre scelte: il Tavolo Tecnico al Ministero di Giustizia è lì che aspetta noi, i notai, non gli altri. Pensiamoci. Buon lavoro e in bocca al lupo a tutti noi e grazie a chi torna a casa.
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