L’avvocatura si incontra per discutere sul futuro della professione e sul Pnrr
L’Agorà degli Ordini e delle Unioni “va in scena” oggi a Roma. Masi: «Siamo alla vigilia dei decreti attuativi sulle due più grandi riforme che ci riguardano, quella civile e quella penale»
Il Consiglio nazionale forense prosegue l’attività di confronto e ascolto con i protagonisti dell’avvocatura ad una settimana dall’evento di Reggio Calabria, intitolato “A Sud della giustizia”. Questa mattina, con inizio alle 11, si ì tenuta a Roma, nel teatro “Ambra Jovinelli”, l’Agorà dei presidenti degli Ordini e delle Unioni.
Sono due i temi sui quali i rappresentanti dei Coa e i vertici del Cnf discuteranno: i riflessi delle riforme sulla professione ed il ruolo dell’avvocatura nell’attuazione del Pnrr. In quest’ultimo caso ci sarà spazio per un approfondimento, nella sessione pomeridiana, con il presidente di Sace (società che si occupa di sostegno alle imprese), Rodolfo Errore. I lavori saranno aperti dalla presentazione della biblioteca del Consiglio nazionale forense. I volumi presenti nella sede di Via del Governo Vecchio sono stati digitalizzati. Il progetto, curato dall’avvocato Vincenzo Di Maggio, coordinatore della Commissione Cnf sulla “Storia dell’avvocatura”, mira a far conoscere a tutti, non solo ai giuristi, il patrimonio culturale dell’avvocatura italiana con l’obiettivo di coinvolgere gli Ordini degli avvocati.
«Siamo alla vigilia dei decreti attuativi sulle due più grandi riforme che ci riguardano, quella civile e quella penale», dice la presidente del Cnf, Maria Masi. «L’Agorà – evidenzia – è un momento di aggiornamento in presenza, per la prima volta, con tutti i presidenti dei Coa, dopo il periodo di emergenza sanitaria. È necessario ascoltare i presidenti degli Ordini e dedicare attenzione sullo stato di salute della nostra professione alla luce delle riforme in itinere ed approvate. Rifletteremo altresì su come è cambiata la professione forense con l’emergenza Covid-19. Parleremo, inoltre, di alcuni temi del prossimo congresso. Per questo motivo parteciperà il coordinatore dell’Ocf, Giovanni Malinconico».
Oneri e possibilità. È questo il binomio al quale la presidente del Cnf rivolge particolare attenzione, guardando al futuro prossimo. «Il Piano nazionale di ripresa e resilienza – prosegue Masi – giocherà un ruolo rilevante. Siamo direttamente coinvolti, viste le ricadute di alcune riforme che interessano la crisi di impresa e le nuove disposizioni introdotte in tema di mediazione e dintorni. Avremo l’occasione di fare il punto con gli Ordini sul tema delle specializzazioni e sulle opportunità che la nostra professione potrà cogliere. Da qui l’incontro con l’avvocato Rodolfo Errore, presidente di Sace. Non mancherà infine uno spazio di riflessione sulle condizioni in cui versa l’avvocatura. Ascolteremo direttamente la voce dei presidenti dei Coa e faremo con loro il punto sulla questione, che tanto interesse sta suscitando, dei colleghi che lasciano la toga. Insomma, ci confronteremo a trecentosessanta gradi sulla nostra professione, su come è cambiata, su come sta cambiando e su come necessariamente dovrà cambiare. Dobbiamo farci trovare pronti ai grandi cambiamenti in atto in questo periodo storico».
Dello stesso parere Francesco Greco, consigliere Cnf e coordinatore dell’Agorà degli Ordini, secondo il quale l’avvocatura si sta attrezzando per affrontare le novità. «L’ordine del giorno dell’Agorà – evidenzia – è volutamente ampio. Faremo il punto su tutto quello che sta accadendo nel mondo della giustizia. Le novità che ci riguardano, a mio avviso, non sono tutte positive. Viviamo in un periodo di grandi riforme e di investimenti ed occorre farsi trovare pronti. L’Agorà è tutta ispirata al confronto. È nata qualche anno fa come luogo in cui i Coa espongono al Cnf le loro opinioni e proposte. Ampio spazio verrà dedicato alla riforma del processo civile. Dopo l’approvazione della legge delega, dovranno essere approvati i testi normativi che danno attuazione ai principi contenuti nella stessa legge delega». Tanti gli spunti su cui soffermarsi per gli approfondimenti. «Pensiamo – aggiunge Greco – alla procedura delle Adr. Il principio di giusto processo non si abbina al processo veloce. Non è detto che velocità sia sinonimo di efficienza. Il giusto processo è quello che coniuga tempi e risultati, che rispondono all’accertamento della verità processuale. Le Adr sono uno strumento molto utile per deflazionare il carico giudiziario. Questa riforma, però, ha dei nei. Le mediazioni per funzionare devono essere gestite da soggetti dotati di competenza, preparazione e indipendenza. Non sempre negli organismi privati si individuano questi tre requisiti. Il Cnf attraverso gli Ordini li può pretendere negli organismi di mediazione istituiti proprio presso gli Ordini. È un percorso in cui il Cnf crede molto. La legge delega purtroppo non fa questa distinzione e tende a mantenere una certa promiscuità tra gli organismi gestiti dagli Ordini forensi e quelli privati, dove talvolta competenza, indipendenza e autonomia non sono ben rappresentate».
Attenzione viene dedicata al processo civile. «Su questo – prosegue il consigliere Cnf – vengono offerti tantissimi spunti di riflessione. La Commissione nominata dal governo ha scelto la strada improntata al modello del processo societario con meccanismi complessi. L’unico aspetto della riforma civile che accogliamo con ampia soddisfazione riguarda la parte rivolta al diritto di famiglia con la previsione di un unico Tribunale in materia di famiglia e diritti delle persone». Un ultimo pensiero Greco lo rivolge al protagonismo dell’avvocatura. «Parleremo – conclude – anche di ordinamento giudiziario. Siamo convinti che gli avvocati debbano fare parte dei Consigli giudiziari. Il ruolo del convitato di pietra degli avvocati non serve a nulla. I magistrati non temano il nostro ingresso. L’avvocatura è composta da persone serie e ha tutto l’interesse ad una giustizia efficiente e funzionale. Ecco perché vogliamo mettere a disposizione la nostra esperienza e ribadire l’interesse ad entrare a pieno titolo nei Consigli giudiziari con facoltà di parola e di voto, ad esempio, per i presidenti degli Ordini. In questo modo ci sarebbe uno scambio positivo di competenze tra avvocati e magistrati».
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