Avanza la quota rosa
Nel 2009 le professioniste in Italia non erano neppure 3 su 10

Nella galassia delle libere professioni, in Italia, gli uomini si attestano “sul 64,4% e le donne rappresentano il 35,6% del totale nel 2020”, malgrado ciò, se si guarda alla composizione di genere del 2009 – quando la componente femminile costituiva “soltanto il 28% della platea – è possibile apprezzare la tumultuosa trasformazione in atto in questo universo occupazionale”: la crescita negli ultimi 10 anni nel comparto, infatti, “ha riguardato entrambi i generi, ma le donne hanno avuto un ruolo di primo piano”, giacché la ‘quota rosa’ della libera professione conta, lo scorso anno, circa 165.000 unità in più, rispetto al 2010.
È un dato che affiora dalla lettura del Rapporto 2021 di Confprofessioni, che verrà illustrato questo pomeriggio, a Roma, e che vede globalmente i liberi professionisti iscritti ad Ordini e Collegi oltrepassare la soglia di 1,4 milioni al 31 dicembre dell’anno passato.
Si tratta, viene argomentato nel dossier, di un risultato “frutto di una progressione continua e sostenuta, che incontra una battuta d’arresto solamente nel 2020, nella congiuntura segnata dal Covid-19, che ha comportato un calo occupazionale del 3,2%, pari a circa 17.500 posizioni di lavoro in meno, a carico della popolazione professionale femminile”. Inoltre, si sottolinea, la presenza delle donne appare in crescita in tutti i settori e risulta particolarmente intensa nell’area della “Sanità e assistenza sociale”, che vede ormai una prevalenza della componente femminile (53,1% al 2019, con un lieve calo al 2020, quando si porta al 52,8%). E “anche nelle professioni legali la parità di genere è ormai raggiunta, con un’incidenza femminile pari al 49% nel 2020”.
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