Rappresentatività e vigilanza nelle Casse di previdenza dei professionisti
La democrazia rappresentativa è una forma di democrazia in cui i cittadini consentono ad altri, dopo averli eletti, di rappresentarli nei processi di governo. Però senza partecipazione o con partecipazione scarsa al voto si indebolisce la democrazia e si sgretola la società.
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La rappresentanza viene attribuita con il voto, ma può rivelarsi priva di un reale contenuto qualora non trovi conformità nella rappresentatività degli stessi perché la nozione di rappresentatività è strettamente connessa con quella del perseguimento dell’interesse generale.
Mentre la rappresentanza è un concetto giuridico prescrittivo che implica un dover essere, la rappresentatività è, invece, un concetto politologico che sta ad indicare la capacità del rappresentante di tradurre le istanze degli elettori.
Il Presidente dell’Adepp, l’Associazione che raggruppa le Casse di previdenza dei professionisti, dice sempre di rappresentare 1.700.000 professionisti iscritti alle varie Casse di previdenza.
È vero ma solo formalmente nel senso che anche nelle Casse di previdenza si tengono le elezioni degli organi statutari, ma nello stesso tempo non è vero perché si recano al voto non più del 20% degli aventi diritto e quindi il problema dello scollamento tra rappresentanza e rappresentatività si pone.
Nel nostro sistema, ormai degenerato, la politica cerca solo il consenso utile per la rielezione e quindi presta ascolto a chi si presenta come portatore di un grosso bacino di voti ma anche questa è una degenerazione.
Non meglio va per la vigilanza.
Le Casse di previdenza, sulla carta, sono supervigilate dai Ministeri Vigilanti, dalla COVIP, dalla Corte dei Conti, dalla Bicamerale di Controllo sugli Enti Previdenziali e dai vari Collegi dei Sindaci.
Ma sono controlli parziali e settoriali, quando va bene.
La vigilanza dovrebbe, invece, essere affidata ad un’autorità indipendente, come ad esempio, la Covip o l’Ufficio Parlamentare di Bilancio ed esercitata in profondità cioè da professionisti che sappiano leggere con la dovuta attenzione i bilanci e i vari report in un quadro d’insieme al fine di garantire la sostenibilità di lungo periodo che, mancando per legge la protezione dello Stato, costituisce l’unica salvaguardia per tutti gli iscritti obbligati invece per legge ad esserlo.
Non basta scrivere nelle varie relazioni che da dieci anni si aspetta il regolamento per gli investimenti senza avere il potere di incidere sul legislatore per approntarlo.
Non basta sottolineare le divergenze tra i dati reali desumibili dai bilanci consuntivi e le proiezioni attuariali di cui ai bilanci tecnici senza indicare i rimedi da adottare con la massima tempestività.
Oggi abbiamo un incrocio di relazioni che sottolineano questa o quella criticità ma che non trovano un punto di raccordo e soprattutto, come si dice oggi, una messa a terra dei provvedimenti necessari.
Ognuno svolge il suo compito ma poi tutto resta demandato all’autonomia di ogni singola Cassa, mentre invece nel disegno del legislatore del 1994 l’autonomia doveva essere rafforzata da stringenti controlli.
Un esempio per tutti è dato dalla recentissima relazione della Corte dei Conti sulla gestione di Cassa Forense 2018-2019 dove, alla pag. 12, si legge:
Il mandato quadriennale del Presidente in carica negli esercizi 2018 e 2019 è stato conferito nell’aprile del 2016 al Presidente uscente. Detto Organo è stato altresì rinnovato dopo la naturale scadenza nella stessa seduta sopra richiamata del 24 aprile 2021 con delibera n. 48, rimanendo in carica in via di fatto per tutto l’anno 2020 e fino alla detta data. L’Ente ha reso noto che tale anomalo prolungamento dei tempi di rinnovo è stato legato all’esigenza di ciclicizzare le nomine degli organi secondo le regole del nuovo Statuto e, nella specie, di assicurare la concomitanza con il primo rinnovo biennale utile del Consiglio di amministrazione – come sopra detto anch’esso in concreto ritardato nelle more dell’insediamento del nuovo Comitato dei delegati.
In concomitanza con i richiamati rinnovi, il C.d.a. ha provveduto alla sostituzione del vicepresidente con delibera n. 336 del 29 aprile 2021.
Nessuna modifica ha interessato negli esercizi all’esame la Giunta esecutiva, non soggetta a scadenza diretta, bensì condizionata alla durata dei mandati individuali in Cda dei singoli componenti. La nuova Giunta è stata incardinata nel maggio del 2021.
Sul punto, si riferisce che la linea assunta dall’Ente è stata tutt’altro che pacifica, avendo occasionato l’insorgenza nel 2020 di un contenzioso in sede civile con alcuni iscritti che lamentavano l’illegittima costituzione degli organi, alla luce delle disposizioni statutarie. Tale situazione, in mancanza di una chiara e puntuale disciplina statutaria transitoria – che attesa la complessità del delineato meccanismo, ad avviso della Sezione, avrebbe consentito di operare senza margini di opinabilità – è stata ricondotta dal giudice ordinario al solo istituto generale della prorogatio, sottendente una limitazione nell’operato degli organi agli atti di ordinaria amministrazione ed a quelli urgenti ed indifferibili, comunque da sottoporre a successive ratifiche.
Non sono stati forniti elementi puntuali in ordine agli accorgimenti adottati dalla Fondazione, nelle more del rispristino dell’ordinaria fisiologia delle nomine, per assicurare la piena regolarità dei propri atti, dando contezza della loro natura, con esplicitazione delle eventuali ragioni di urgenza che ne hanno imposto l’immediata adozione.
Va peraltro evidenziato che nell’azione di merito, incardinata ex art. 702-bis c.p.c., non sono stati ritenuti sussistenti i lamentati profili di lesione dei diritti soggettivi dei singoli iscritti.
Quale delle Autorità vigilanti è intervenuta per ovviare a questa situazione?
Nessuna, per quanto ne sappia io.
Sarebbe materia interessante per un convegno da aprirsi con il contraddittorio di molte voci autorevoli, che ci sono, ma chi lo organizza?
Io ho chiesto al Presidente della Commissione Bicamerale di Controllo sugli Enti Previdenziali di organizzarlo perché il futuro della previdenza dei professionisti passa di qui e cioè dalla rappresentatività e dalla vigilanza.
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