Fa più scalpore un arresto che un’assoluzione, ben venga la presunzione di innocenza
Un classico di fine anno l’intervista-bilancio all’avvocato Luigi Sini, presidente dell’ordine degli avvocati dal 2010 al 2018 e delegato dell’Organismo congressuale forense nell’ambito del distretto Lazio.
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Cominciamo dalla fine. Un augurio per l’anno che verrà?
“L’anno scorso speravamo in un anno migliore e forse lo è stato. Sicuramente i vaccini hanno aiutato. I numeri ce lo dicono, non tanto quello dei contagi, quanto quelli dei decessi o dei ricoveri. Speriamo che questo trend possa far vedere un risultato più concreto nei prossimi mesi. L’augurio è quello di poter continuare a lavorare. Nonostante le difficoltà, ce l’abbiamo messa tutta”.
Come si è comportata l’avvocatura di fronte all’emergenza sanitaria?
“Ha saputo reagire. Durante la legislazione di emergenza, nel primissimo periodo del Covid, sono state emanate norme: abbiamo lavorato tanto su questo. Alcuni aspetti sono stati anche positivi, soprattutto nel settore civile. Ci sono udienze che potevano essere fatte anche senza la presenza, in trattazione scritta. Questo crea qualche problema, ma sicuramente anche qualche facilitazione. Dipende anche dalle persone. Se il magistrato e l’avvocato sono persone che hanno voglia di lavorare e dimettere il proprio ingegno al servizio del cittadino, le cose possono funzionare”.
A proposito di restrizioni e giri di vite, la recente riforma ha imposto un giro di vite relativamente alla presunzione di innocenza. Che cosa ne pensa?
“Diciamo che la presunzione di innocenza è un principio cardine del nostro ordinamento, c’è sempre stata. Forse non c’era bisogno di una norma per affermarlo, perché dovrebbe essere nella nostra cultura. Però, se hanno ritenuto che fosse necessario, evidentemente qualche piccola o grande necessità l’hanno vista”.
Ritiene che possa diventare un silenziatore, un bavaglio?
“Un bavaglio sicuramente no, perché la libertà di stampa è altrettanto principio fondamentale del nostro ordinamento e della nostra società. Sta ai giornalisti esercitarlo in maniera corretta e giusta”.
Tanta “riservatezza” potrebbe diventare pericolosa, in prospettiva, per le stesse persone indagate e per la loro sorte?
“Pericolosa sicuramente no. Forse è più pericolosa una misura cautelare non giusta, rispetto al pericolo di un bavaglio. Ripeto, sarà nelle nostre e vostre capacità esercitarlo correttamente. Del resto lo vediamo purtroppo quotidianamente che la notizia di un arresto fa molto più scalpore di quella di un’assoluzione, che magari arriva dopo anni e anni di indagini e di processi. E quindi forse qualche cosa in questo senso era necessario. Starà a tutti noi operatori della giustizia e a voi operatori del diritto di cronaca esercitarlo in maniera corretta, in maniera nuova e in maniera che possa effettivamente rendere concreto questo principio, che è un principio cardine e necessario”.
Avvocato Sini, lei è il referente per Viterbo dell’Organismo congressuale forense. C’è stato proprio un congresso celebrato il fine settimana precedente al Natale. Che punto avete fatto, che bilancio avete tratto di questo 2021 così complicato nonostante le aspettative che avevamo, e cioè che fosse migliore dell’anno che lo aveva preceduto?
“L’attuale composizione dell’Organismo congressuale forense è all’ultimo anno di mandato perché a ottobre ci sarà il congresso ordinario e quindi il nostro mandato va a terminare. Però, come è stato anche in questi anni di pandemia, sarà un anno pieno di lavoro, perché sono in corso le riforme”.
Come stiamo messi sul fronte delle riforme?
“La riforma del processo civile con la legge delega è già stata varata, alcune norme sono già immediatamente precettive, entreranno in vigore a giugno, per le altre bisogna spettare i decreti attuativi, ma abbiamo visto che il governo vuole imprimere un’accelerazione, quindi questo sarà forse l’anno decisivo per i decreti attuativi. Il ministero sta già creando dei tavoli di lavoro e delle commissioni per l’attuazione della legge delega. Forse, anzi sicuramente, i decreti attuativi saranno molto più importanti che non la legge delega”.
Nel settore civile, si parla molto del “processo di famiglia”…
“Ci sarà da lavorare sul processo civile, sul processo di famiglia, del quale io mi occupo come referente del gruppo di lavoro dell’Ocf. Processo di famiglia che è stato profondamente innovato. Ci saranno delle importanti novità: un giudice unico, un giudice specializzato, quella che chiamano ‘soppressione del tribunale per i minorenni’ con accorpamento con un giudice unico, un processo che dovrebbe garantire maggiormente il contraddittorio, molte norme che tutelano i minori, perché il processo che riguarda i rapporti familiari è particolarmente incentrato sui diritti dei minori, quindi il curatore speciale”.
Pare di capire che sono attese importanti novità che riguardano un’ancora maggiore tutela dei minori?
“Una norma, in particolare, vede modificata quella sull’allontanamento dei minori dalla famiglia d’origine quando ci sono particolari problemi. Avevamo ancora una norma di oltre 70 anni fa, che prevedeva la possibilità di allontanare i minori, senza alcun tipo di tutela effettiva per il minore, per i genitori e per i familiari. Insomma, riforme erano necessarie da questo punto di vista. L’avvocatura ha chiesto una modifica ed è stata ascoltata, con proposte accolte nella legge delega, ora vedremo i decreti attuativi. Il lavoro che dobbiamo fare da qui ad ottobre”.
Parliamo del palazzo di giustizia di Viterbo, del tribunale, in particolare di quello penale. Ci sono state delle criticità negli ultimi mesi, avvicendamenti e trasferimenti, dall’ex presidente Maria Rosaria Covelli al giudice coordinatrice Silvia Mattei, entrambe al ministero della giustizia. Come saranno i prossimi mesi?
“I prossimi mesi saranno probabilmente come sono stati gli ultimi, Purtroppo abbiamo avuto un periodo in cui il tribunale di Viterbo è stato in pieno organico, come on accadeva da tanti anni, in un momento anche in sovrannumero, e questo aveva consentito, quanto meno per quanto riguarda il settore penale un funzionamento diverso. del quale sicuramente voi vi siete accorti”.
Attualmente, almeno nel settore penale, si cammina col fiato corto…
“Purtroppo le ultime vicende hanno dimezzato l’organico del tribunale ordinario del settore penale, ora viaggiamo con tre giudici soltanto, quindi i due collegi che abbiamo avuto fino a qualche mese fa non possono più essere composti”.
Visti i tempi di riforme, non si può scongiurare che accada ancora in futuro?
“Probabilmente, anzi sicuramente, sarà necessaria anche una riforma dell’ordinamento giudiziario in questo senso. E’ necessario prevedere qualcosa che consenta, nell’ipotesi di trasferimento, una sostituzione quasi immediata del magistrato che viene trasferito, sia in altra sede giudiziaria, ma in particolare, e questo è un problema che l’avvocatura ha sempre sollevato, quello dei fuori ruolo, cioè i magistrati che non esercitano più funzioni giurisdizionali ma vanno a svolgere altri ruoli. Mentre, infatti, il magistrato che si trasferisce in altra sede deve comunque garantire la sua permanenza nell’ufficio per almeno quattro anni, il fuori ruolo in realtà può essere pescato in qualsiasi momento e il procedimento per la sostituzione del giudice purtroppo è lento, richiede nella pratica quasi un anno”.
Ci siamo resi conto, nel corso dell’anno 2021, del fatto che molti avvocati hanno cambiato mestiere?
“Questo è un trend che in realtà va avanti da diversi anni, dopo il boom dagli anni Novanta ai primi anni Duemila, dal 2010 in avanti la curva di crescita degli avvocati si è molto abbassata e già vedevamo colleghi che si cancellavano o sospendevano la loro iscrizione. Non era stato così sentito perché non c’erano stati concorsi pubblici, negli ultimi anni concorsi pubblici, sia nell’insegnamento che nella pubblica amministrazione hanno subito un’accelerata e molti colleghi hanno scelto quella strada”.
Avvocati che preferiscono il posto fisso. Non sembra un buon segnale…
“Soprattutto in questo anno – con i concorsi proprio nel settore giustizia, sia per cancellieri, direttori di cancelleria e funzionari – in tutta Italia non soltanto qui da noi, ci sono state molte cancellazioni di colleghi che sono passati in quel settore. Sicuramente per la giustizia, dal punto di vista amministrativo, è una ricchezza aggiunta, l’avvocato che passa al ruolo amministrativo ha una conoscenza del settore che gli perviene da anni di esercizio della professione e conosce anche altri tipi di problematiche. Però sicuramente è il segnale che l’avvocatura non è quella classe e quella professione che garantisce una sicurezza”.
Quali sono le criticità? Cosa sta cambiando, rispetto al passato, nella professione?
“Noi abbiamo visto cancellazioni non soltanto di giovani avvocati, ma anche di avvocati che esercitavano la professione da tanti anni, E questo deve far pensare. Noi stiamo sostenendo, e sarà oggetto del, prossimo congresso a ottobre, anche la riforma dell’ordinamento professionale. Si parla di mono committenza, di avvocati che esercitano la professione per un unico cliente, spesso clienti forti, parliamo di pubbliche amministrazioni, di compagnie di assicurazione, di banche. Un’attenzione particolare a questa problematica l’avvocatura l’ha sempre avuta. Un altro argomento che sta molto a cuore all’avvocatura è quello dell’equo compenso, soprattutto per chi lavora per grandi committenti. Bisogna ripensare anche alla nostra professione, guardando al futuro”.
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