Anf. Bene la dichiarazione di ammissibilità dei primi quattro quesiti sulla giustizia
Ma su alcuni temi è preferibile che vi sia un intervento del legislatore
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“Bene l’approvazione da parte della Consulta dei primi quattro quesiti referendari sulla giustizia. L’esercizio della scelta informata e ponderata dei cittadini su importanti temi di amministrazione della giustizia è un ottimo esercizio di democrazia diretta. Soprattutto considerando l’incapacità, in questi anni, del Parlamento di intervenire, nonostante ve ne fosse evidente necessità”. Lo dichiara il Segretario Generale dell’Associazione Nazionale Forense Giampaolo Di Marco.
“Va però anche detto – continua Di Marco – che alcuni dei quattro quesiti referendari dichiarati ammissibili mal si prestano a dar luogo a normative adeguate e condivisibili”.
“Il primo quesito relativo alla abrogazione di disposizioni in materia di incandidabilità nell’elezione del Csm – evidenzia – si limita ad abrogare l’obbligo per un magistrato di raccogliere da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura al Csm, e si tratta dunque di intervento minimale, che non potrà avere ripercussioni sul sistema di elezione dei componenti togati.
Il secondo quesito che si propone di limitare l’abuso delle misure cautelari (carcerazione preventiva, arresti domiciliari, divieto di dimora ecc.) – aggiunge Di Marco – prevedendo la possibilità di procedere alla privazione della libertà per il rischio di ‘reiterazione del medesimo reato’ solo per i delitti di criminalità organizzata, di eversione o per i reati commessi con uso di armi o altri mezzi di violenza personale, è in sé condivisibile, ma data la complessità tecnica del tema sarebbe preferibile un intervento del legislatore”.
“Bene il quesito sulla separazione delle funzioni dei magistrati – sottolinea – sulla base della distinzione tra funzioni giudicanti e requirenti. Si tratta di una importante questione di civiltà giuridica, su cui è importante che i cittadini siano chiamati ad esprimersi.
Desta invece preoccupazione il quesito sulla cosiddetta legge Severino – prosegue il segretario Anf – perché prevede l’abrogazione dell’intera norma, non solo delle parti più controverse, anche nella parte in cui – per esempio – prevede l’incandidabilità alle elezioni per coloro che hanno riportato condanne definitive per gravi reati.
Insomma, sarebbe quindi opportuno che il legislatore cogliesse l’occasione per intervenire su molti dei temi referendari, con interventi di risistemazione complessiva dell’assetto normativo – conclude Di Marco.
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