Populismo e Casse di previdenza
Ieri ho partecipato, all’Università di Giurisprudenza a Trento, ad una relazione sul populismo tenuta dalla Prof. Nadia Urbinati, politologa della Columbia University. Il tema, assai avvincente, cercava di rispondere alla domanda: che tipo di democrazia è la democrazia populista.
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Non va confusa con i regimi dittatoriali e autoritari perché, nella prospettiva della relatrice, è soltanto una variante del governo rappresentativo, basata però sul rapporto diretto tra un leader e il suo popolo, rivendicato come vero contro l’establishment.
Il rischio democratico non risiede allora nella domanda di espansione della democrazia o nell’enfasi posta sul richiamo al popolo, ma nella selettività con cui il leader individua il suo popolo, facendone un’arma di parte da brandire contro l’altro.
Il popolo dei populisti di fatto rifugge dalla inclusività e dalla generalità del popolo sovrano.
La prof. Nadia Urbinati, per descrivere il populismo, uso l’analogia del parassita perché il parassita ha bisogno del nemico che attacca, della perenne tensione nemici – amici con l’opposizione.
La relatrice vede nel populismo una trasformazione interna delle democrazie elettorali e delle democrazie rappresentative.
Se pensiamo ad una democrazia come un elastico, il populismo è una forma estrema, oltre la quale potrebbe spezzarsi.
La differenza tra la democrazia rappresentativa e la democrazia populista sta nella distanza fra elettore ed eletto.
Il populismo nasce dalla trasformazione della democrazia rappresentativa, dove la rappresentanza non è più gestita dai partiti, ma direttamente dai leader.
Mentre nella democrazia rappresentativa l’elettore mantiene il controllo su ciò che fa l’eletto, non così nel populismo dove c’è una coincidenza tra elettore ed eletto e quindi non c’è possibilità di alcun controllo su ciò che fa il leader perché il leader è il popolo.
C’è più di qualche aspetto che porta alle Casse di previdenza perché rappresentano un’élite ristretta al potere (si pensi che al voto non va più del 25% degli aventi diritto), agisce per tutti gli iscritti e non vi è alcun controllo da parte di questi ultimi.
L’esempio più classico è dato dal fatto che qualcuno è andato nella Commissione bicamerale di controllo a sostenere che il futuro della previdenza dei professionisti dipende dallo spread e dall’andamento dei mercati finanziari, mentre la pandemia e oggi anche la guerra Russia – Ucraina sta sconvolgendo l’economia mondiale e i mercati finanziari ma pochissimi si pongono il problema della sostenibilità di lungo periodo delle Casse di previdenza, il futuro delle quali non dipende solo dalla contribuzione ma sempre più dal rendimento del patrimonio accumulato.
Da Diritto e Giustizia
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