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Martedì 26 Novembre 2024 ore 13:30
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La nomina al Dap riapre lo scontro sulla giustizia

Sul fronte della giustizia, il fronte dello scontro è ritornato sul carcere e in particolare sulla nomina al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria annunciata dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia.

La nomina al Dap riapre lo scontro sulla giustizia

. Il nome del candidato, il magistrato di Cassazione Carlo Renoldi, ha riacceso lo scontro sul 41 bis e in questa newsletter trovate tutti gli aggiornamenti sul caso.

Quanto alle proposte di lettura e visto l’avvicinarsi dell’8 marzo, questa settimana interviene Giselda Stella, giudice a Reggio Calabria del gruppo associativo Magistratura indipendente, in materia di discriminazione di genere e violenza contro le donne.

Dopo il pensionamento di Dino Petralia da capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, il ministero della Giustizia ha indicato il suo successore.

La proposta della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, è caduta su Carlo Renoldi, ex magistrato di sorveglianza a Cagliari e oggi giudice della prima sezione penale della Cassazione. Vicino alle toghe progressiste di Magistratura democratica, appena il suo nome è stato reso noto come prossimo vertice del dipartimento più delicato al ministero è subito montata la polemica.

In particolare, sono state estrapolate alcune frasi da una conferenza che ha tenuto a Firenze nel 2020 e che si può riascoltare su Radio Radicale, in cui parlava di riforma del carcere ostativo e di “carcere dei diritti”.

A chiedere alla ministra di ritornare sulla nomina sono stati i sindacati di polizia, Lega, Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia, ma dal ministero non sono arrivati segnali di passo indietro.

Lo stesso Renoldi ha inviato una lettera alla ministra per spiegare le sue posizioni e sedare la polemica, ma senza risultati. Non è chiaro se questi contrasti possano avere ripercussioni sul percorso del progetto di legge sull’ergastolo ostativo, che arriverà in aula alla Camera l’8 marzo e che aveva ottenuto il sì anche dell’opposizione, durante il voto in commissione Giustizia.

 

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