Stress, i medici sognano la pensione "Carichi di lavoro non più sostenibili"
L’indagine commissionata dall’Ordine di Modena lancia l’allarme: anche i professionisti più giovani sono al limite.
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Il presidente Curatola: “Pandemia, risorse umane carenti e troppa burocrazia. Così non si va avanti”
Se potesse, un terzo dei medici italiani andrebbe subito in pensione. È pronta ad abbandonare il camice bianco la fascia più giovane della professione: il 25% dei medici tra i 25 e 34 anni, il 31% di quelli tra i 35 e i 44 anni. Lo rivela l’indagine quantitativa ’La condizione dei medici a due anni dall’inizio della pandemia da Covid-19’, condotta dall’Istituto Piepoli per conto della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, presentata a Roma nell’ambito della Conferenza nazionale sulla Questione Medica. La ricerca è stata realizzata attraverso la somministrazione di 500 interviste, condotte dal 21 al 28 marzo scorso, su un campione rappresentativo di 500 medici (alcuni modenesi), donne e uomini. Sono medici di famiglia e di continuità assistenziale, pediatri e odontoiatri, specialisti ambulatoriali e ospedalieri, pensionati e medici di altra tipologia. Emerge il rilevante aumento dei carichi di lavoro durante la pandemia – oltre il 37% sul territorio, più del 28% in ospedale – che ha riguardato la stragrande maggioranza dei medici e odontoiatri. L’impegno è cresciuto per tre medici su quattro, portando quasi un ospedaliero su cinque a chiedere di cambiare reparto. Si dichiara “stressato” il 90% dei medici del territorio, il 72% dei medici ospedalieri, l’80% degli specialisti ambulatoriali, il 62% degli odontoiatri. “Il fenomeno è in crescita continua e ci preoccupa – conferma Carlo Curatola, presidente dell’Ordine dei medici, chirurghi e odontoiatri di Modena – Noi medici non siamo supereroi, ma prima di tutto mogli e mariti, madri e padri che non riescono più a conciliare le esigenze lavorative con quelle familiari e sociali. I ritmi lavorativi dettati dall’aumentato fabbisogno di salute si traduce nell’impossibilità di godere di riposi e ferie. A ciò – continua Curatola – si aggiunge una carenza di risorse umane disponibili dovuta a una programmazione sbagliata, nonostante le nostre pressioni e delle sigle sindacali esercitate nei tempi e modi giusti alle autorità regionali e nazionali competenti. In più abbiamo a che fare con pratiche burocratiche che metterebbero al tappeto qualsiasi organizzazione lavorativa. Per questo ribalto il concetto e affermo, in modo volutamente provocatorio, – conclude il presidente dell’Ordine dei medici modenesi – che potremmo considerare supereroi quei colleghi che in questa situazione lavorativa non hanno mai avuto un disturbo stress correlato”. Particolarmente difficile la condizione delle donne medico: il 38% nella fascia 25-34 anni si sente discriminato e la metà delle colleghe più giovani ritiene di non essere tutelata sul lavoro nello stato di maternità. Triste capitolo anche quello legato agli episodi di violenza. L’osservatorio dell’Ordine dei medici, chirurghi e odontoiatri di Modena ha ricevuto tra il 2019 e il 10 marzo di quest’anno ben 46 segnalazioni, di cui la metà (23) da donne.
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