2mila consulenti del lavoro attivi per l’assistenza sulla sicurezza, sensibili al tema
L'intervento della presidente del Cno dei consulenti del lavoro al 2° Forum annuale della sicurezza sul lavoro organizzato dai professionisti
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L’apporto dei consulenti del lavoro sulla sicurezza del lavoro sta facendo registrare “un bilancio estremamente positivo. Abbiamo oltre 2mila colleghi che si occupano del tema attivamente fornendo consulenza e assistenza specifica in materia. E’ la rappresentazione della sensibilità della categoria su temi che sono socialmente importanti e quello della sicurezza sul lavoro sicuramente lo è”. Lo ha detto Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro aprendo il 2° Forum annuale della sicurezza sul lavoro organizzato dai professionisti e in diretta sul web dall’auditorium dei consulenti del lavoro in Roma.
Secondo Calderone “cè tanto da fare nella promozione della cultura della sicurezza sul lavoro, della formazione e dell’informazione su questo tema. Noi promuoviamo la formazione all’interno della nostra categoria, ma anche momenti di confronto con gli attori istituzionali come Inail, Ispettorato del lavoro e gli altri attori. La nostra responsabilità è accompagnare lavoratori e imprese per mano e fare in modo che tutte le evoluzioni del mondo del lavoro possano avvenire in sicurezza. Va ripensato un sistema di ausilio e di supporto nuovo”, ha continuato Calderone.
Per Calderone “abbiamo parlato di cultura della sicurezza e di nuovi modelli normativi. Quante volte abbiamo detto che il decreto legislativo 81 del 2008” o testo unico sulla sicurezza “necessita di essere rivisto e rivisitato non per allentare i controlli in materia ma per meglio orientarli soprattutto per quelle che sono le casistiche ma anche le dimensioni aziendali”, ha aggiunto ancora.
Calderone ha sottolineato come “sia importante cambiare approccio e capire in che modo calare le norme all’interno delle singole realtà”.
“Non torneremo a forme tradizionali di lavoro pre-pandemia, lo smart working era usato da pochissime aziende, oggi è un modello di uso comune, anche i bambini sanno che cos’è”, ha concluso.
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