Allarme sulla casa, nuova stretta sui bonus edilizi: chi non può chiederli
Spunta un emendamento nel dl Ucraina bis: l'allarme delle imprese
Arriva una nuova stretta da parte del governo Draghi sui bonus edilizi. Stando a quanto determinato tramite uno specifico emendamento al decreto legge Ucraina bis, già approvato dalle commissioni Industria e Finanze del Senato, per beneficiare di tale incentivo in caso di lavori sopra i 516mila euro, a partire dal prossimo 1 luglio sarà necessario rivolgersi a imprese con certificazione Soa (vale a dire la stessa fino ad oggi necessaria alle aziende per poter partecipare ad appalti pubblici).
Una decisione, questa, che ha messo in allarme le piccole imprese, le quali rischiano di restare totalmente escluse dai benefici. “Il Parlamento si assume la grave responsabilità di escludere circa l’80% di micro e piccole imprese dal mercato della riqualificazione edilizia introducendo nuove e incomprensibili barriere burocratiche”, dichiarano congiuntamente la Confartigianato e la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa (Cna).
Secondo il calendario del governo Draghi, l’obbligo di richiedere la Soa entrerà in vigore dal 1° di gennaio, data a partire dalla quale le imprese edili dovranno dimostrare di avere almeno inoltrato specifica richiesta agli enti certificatori. È invece dal 1° di luglio che per poter lavorare e beneficiare degli incentivi le aziende avranno l’obbligo di essere già dotate di suddetta certificazione.
Confartigianato e Cna, esprimono tutto il loro dissenso per una pericolosa manovra esclusiva che potrebbe comportare un duro colpo per le piccole imprese italiane.”Ancora una barriera burocratica nella travagliata storia degli ecobonus”, affondano le due confederazioni, che raccontano di aver fatto di tutto per cercare di persuadere i parlamentari italiani a fare un passo indietro. “Pur nella riformulazione del provvedimento che ne attenua l’impatto”, puntualizzano ancora Confartigianato e Cna, “quanto approvato costituisce un principio inaccettabile, che esclude di fatto dai lavori di riqualificazione le imprese che non lavorano per gli appalti pubblici ed estende al settore privato un sistema pensato per i lavori pubblici, che nulla ha a che fare con la qualificazione delle imprese”.
Oltre ciò, spiegano ancora le due organizzazioni, il sistema delle attestazioni Soa non avrebbe mostrato alcuna efficacia nel contrastare il rischio di frodi neppure nel settore pubblico. L’unico effetto che la manovra rischia di provocare è “l’ennesimo rallentamento dell’esecuzione dei lavori e l’apertura di un business rilevante per le società che rilasciano attestazioni Soa”.
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