Giornata internazionale dell’infermiere.
Quest’anno dedicata ai 90 infermieri morti per Covid
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Li abbiamo chiamati eroi. Li abbiamo visti operare con abnegazione, stremati nelle pause dei turni di lavoro, con il segno sul volto lasciato dalle mascherine. Sono stati e sono il ponte tra i pazienti ricoverati nei reparti Covid e i loro cari, hanno dato e danno consolazione, forza e cura ai malati. Oggi gli infermieri vengono celebrati in tutto il mondo e quest’anno spiega Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale Ordini professioni infermieristiche (Fnopi) questa giornata è dedicata “ai nostri caduti”.
Il prezzo pagato dagli infermieri italiani è altissimo “sono morti 90 colleghi. Dedichiamo a loro, ai nostri caduti, la Giornata internazionale dell’infermiere” sottolinea Mangiacavalli. Non manca un richiamo al governo affinchè intervenga in modo incisivo, sia sui numeri, visto che secondo le stime mancano 70mila infermieri, sia sulla formazione e sul riconoscimento professionale.
“È auspicabile – afferma la presidente della Fnopi – l’avvio di un processo di riforma dei percorsi accademici, che dovrà tradursi in un graduale ampliamento dei numeri programmati e, in particolare, nell’accesso a lauree magistrali a indirizzo clinico, con l’obiettivo di sviluppare e valorizzare le specificità della professione infermieristica, ampliando formalmente le competenze dell’infermiere sia in termini di autonomia e responsabilità, sia per la capacità di programmazione, regolazione e autocontrollo sulle attività di propria competenza nei diversi ambiti”.
La denuncia che arriva da Nursind Lombardia, sindacato delle Professioni infermieristiche, è durissima. “Non c’è niente da festeggiare nella Giornata a noi dedicata, siamo pochi come nel 2019 ma anche stanchi” dichiara Donato Cosi, coordinatore regionale Nursind Lombardia e componente della direzione nazionale del sindacato. La pandemia non ha cambiato le cose, a suo dire. “Due anni di parole gettate al vento. Di promesse (ricevute) da marinaio. E noi sempre in prima linea, sempre con gli stessi problemi, sempre con le stesse esigenze e con tanta stanchezza e amarezza in più”. Infermieri “sbeffeggiati dalla politica locale e nazionale, dalle stesse aziende e purtroppo, sempre più spesso, dagli utenti. Tutti a correre a chiamarci eroi nel pieno della pandemia, e poi a dimenticarci e calpestarci quando abbiamo chiesto quanto ci spetta. Soprattutto aiuto perché, non dimentichiamolo, siamo prima di tutto persone”. Manca il ricambio generazionale, mancano le assunzioni “Erano pochi nel 2019, adesso dopo 3 anni sono ancora pochi, ma anche stanchi e amareggiati”.
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