In crescita morti e infortuni sul lavoro
La Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili chiede una normativa chiara e precisa e più controlli.
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“Si deve intervenire nelle verifiche e nei controlli e bisogna rendere più efficace quella che chiamiamo la politica sanzionatoria. Non soltanto con l’inasprimento delle sanzioni ma rendendo più efficaci i provvedimenti di interdizione, come si è fatto con il decreto legge 146, andando quindi ad efficientare il provvedimento di sospensione dell’attività dell’imprenditore che esce fuori dal perimetro di legge”.
Queste le parole di Iunio Valerio Romano (capogruppo del “M5s” in Commissione Lavoro a Palazzo Madama e vicepresidente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle condizioni del lavoro in Italia), nel corso del webinar “Infortuni sul lavoro, la pandemia silenziosa”, promosso dalla Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
“L’istituzione di una Procura nazionale contro gli infortuni sul lavoro – ha proseguito il senatore pentastellato – che abbia funzione di coordinamento delle indagini, tra i diversi soggetti che si occupano di vigilare sul rispetto delle leggi nei procedimenti per i reati in materia di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro consentirebbe di garantire una migliore risposta di giustizia, come chiedono i cittadini. Il Disegno di Legge, di cui sono primo firmatario, ha iniziato il suo iter nelle commissioni Lavoro e Giustizia del Senato. Dobbiamo lavorare affinché si possa rendere le tutele apprestate più sostanziali che formali. Per far tutto questo è necessario un approccio culturale, che possa far percepire a tutti, imprenditori e lavoratori, che investire in legalità e sicurezza non è a perdere ma torna”.
Sugli aspetti sanzionatori a tutela dei lavoratori si è soffermata anche Emanuela Corda (deputata di ‘Alternativa’ e presidente della Commissione Parlamentare per le Questioni Regionali): “Si devono inasprire le pene e fare più controlli nei cantieri, oltre a introdurre nel codice penale l’aggravante di infortunio mortale sul lavoro. Ciò stimolerebbe qualcuno a non risparmiare sulla sicurezza dei propri operai. Si parla sempre di sicurezza sul lavoro ma purtroppo in Italia non si fa mai nulla di concreto. Se ne parla solo al momento della tragedia e finiscono tristemente nel dimenticatoio. Questo è inaccettabile. Si cerca di fare provvedimenti tampone ma la situazione resta seria e i lavoratori patiscono il fatto che nei luoghi di lavoro la sicurezza scarseggi. Con la pandemia la situazione si è aggravata. Dopo tanti mesi senza lavorare e senza introiti, nel momento in cui c’è stata la ripresa, si è registrata la corsa a recuperare e questo ha portato a far rischiare la vita a tantissime persone. Anche la misura eccellente – ha sostento Corda – come il Superbonus 110 per cento che ha portato linfa vitale al settore dell’edilizia purtroppo si è trascinata dietro le morti sul lavoro. C’è inoltre tantissimo lavoro nero, c’è chi accetta di lavorare per quattro soldi e senza nessun tipo di controlli”.
I numeri della strage silenziosa sono stati ripresi da Carmela Bucalo (parlamentare di “Fratelli d’Italia” in Commissione Lavoro a Montecitorio): “I dati forniti dall’Inail sono drammatici, registrano un aumento delle denunce di infortunio che si aggira sui 194.000 casi nel trimestre 2022. Va aumentata la prevenzione, non basta intervenire nel momento in cui la tragedia si è verificata. La prevenzione va resa più efficace attraverso i controlli, soprattutto del settore dell’edilizia e dell’agricoltura dove si registra un numero maggiore di infortuni. Ma abbiamo un numero inferiore di ispettori rispetto al numero di controlli da effettuare, diminuito negli ultimi dieci anni in seguito alla riforma del 2015 che ha unificato le due materie quella dell’Inps e dell’Inail senza conseguire risultati positivi. Quella dei controlli – ha evidenziato Bucalo – è una problematica importante al pari della formazione. Inoltre bisogna eliminare il lavoro precario, è in quelle maglie che si va ad insidiare la mancanza di tutele sulla sicurezza. L’emergenza sanitaria si è trasformata in una emergenza economica e molte aziende sono costrette a ridurre i costi e dove non c’è la cultura di considerare la sicurezza la stessa è considerata un onere da tagliare.
Secondo Renzo Tondo (deputato di “Noi con l’Italia” nella Commissione parlamentare di controllo sugli Enti gestori della Previdenza): “C’è necessità di agire più di quanto si stia facendo. Negli ultimi anni c’è stata una crescita esponenziale non solo degli infortuni sul lavoro ma anche delle malattie derivate dal lavoro. Ci sono stati più morti e più danni alla salute e bisogna farsene carico. Bisogna introdurre la cultura della legalità attraverso maggiori controlli e maggiore formazione cercando di semplificare i sistemi. Gli imprenditori – ha aggiunto Tondo – sono costretti a produrre tanta documentazione che risponde solo a logiche formali ma dal punto di vista pratico non servono a nulla. Sarebbe molto meglio dedicare energie e risorse per aumentare la formazione sui posti di lavoro. Corsi di aggiornamento specifici partendo anche dalle scuole professionali. Maggiori controlli in grado di evitare precariato e caporalato, i lavoratori irregolari sono maggiormente a rischio ed eventuali infortuni vengono taciuti e non portati alla luce del sole. Le pene per chi ‘sgarra’ devono essere esemplari ed è necessario seguire le continue evoluzioni del mercato del lavoro”.
Il punto di vista dei professionisti è stato illustrato da Antonio Moltelo (commercialista e revisore dei conti dell’Odcec di Nola): “L’osservatorio di sicurezza Vega ha diffuso i dati sui morti sul lavoro dal 2018 al 2021 che risultano essere circa 4.713. Un numero spropositato inaccettabile di vittime in continua crescita, come dimostrano le statistiche annue che fanno registrare nel 2021, rispetto all’anno precedente, un incremento addirittura del 40 %. Le maglie nere sono le regioni del Centro Sud con la sola eccezione della Valle d’Aosta. Servono azioni immediate finalizzate a invertire questa tendenza nel più breve tempo possibile”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione della Cnpr): “La cultura della sicurezza su lavoro deve essere multiforme. È necessaria una normativa chiara e precisa e insieme ci devono essere i controlli. Ma anche l’atteggiamento di chi promuove la cultura della sicurezza è assolutamente importante. E in questo il legislatore deve fare la propria parte. La sicurezza nei luoghi di lavoro è un argomento ad elevata intensità civile, non è un tema tecnico e non riguarda una singola professione. Confrontarsi su questi temi così rilevanti nell’ambito di una società evoluta come la nostra, dimostra che i professionisti non sono solo dei tecnici nella propria materia ma anche rappresentanti a pieno titolo della società civile. E come tali continueremo a promuovere questi dibattiti”.
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