Confcommercio,1,4 milioni sono di donne (-12% nel 2021)
Ricerca, aziende mediamente più 'fragili' e poco innovative
In evidenza
Nel nostro Paese le aziende femminili, pari a quasi 1 milione e 400.000, “hanno subìto un calo di iscrizioni del 12,1% nel 2021”, anno comunque meno funesto del precedente (giacché nel 2020 la discesa era stata del 21%).
E, analizzandole, si scopre che questo tipo di Piccole e medie imprese (Pmi) sono “più ‘fragili’, rispetto a quelle maschili”, si distinguono per “scarsa diversificazione produttiva, bassa internazionalizzazione e sono poco innovative”, anche se quelle giovanili “fanno ben sperare”.
Nel campo della formazione oltre 7 imprenditrici su 10 intervistate nel quadro dell’indagine sulle imprese femminili realizzata da Terziario Donna Confcommercio, in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio “Guglielmo Tagliacarne”, “intendono investire soprattutto nei temi del digitale e nelle competenze manageriali e di gestione di impresa”, a seguire il “14,7% punta ad accrescere le conoscenze in materie di credito e finanza e il 14,1% su temi e competenze green e sostenibilità”. Nel caso della formazione dei dipendenti, recita il dossier, “spicca il tema delle specifiche competenze tecnico-professionali, ancor più per le donne rispetto agli uomini (66,3% contro 60,2%)”, poi quello delle abilità digitali (22,3% per le imprese femminili, 22,8% per le maschili) e, quindi, la formazione in ingresso di lavoratori specializzati (8,2% contro 11,4%). L’indagine, poi, si sofferma su un dato: le donne, in generale, “sono più istruite degli uomini”, giacché nel 2020 il 65% della quota ‘rosa’ risulta diplomata, o laureate contro il 60,5% degli uomini, ma il tasso di occupazione femminile è molto più basso di quello maschile, il 53,9% contro 73,3%”. “Tra i laureati, il 24,9%, tra 25 e 34 anni, ha una laurea nelle aree disciplinari scientifiche e tecnologiche, le cosiddette lauree ‘Stem’: di questi il 36,8% sono uomini, il 17% donne con un divario di genere molto rilevante”. La quota di coloro che ritengono molto importante investire nelle ‘Stem’ tra le imprenditrici è del 48,5%, superiore più di 10 punti rispetto a quanto rilevato per gli imprenditori (38,1%), si legge. Per la presidente di Terziario Donna Confcommercio Anna Lapini, “la diffusione delle materie ‘Stem’ fra le donne e della formazione in generale costituiscono uno dei cinque pilastri da fortificare, insieme, all’identità, il credito, l’innovazione e la sostenibilità, che Terziario Donna ha individuato per consentire alle donne imprenditrici di contribuire all’economia della rinascita del nostro Paese”. Questo quanto emerso dalla ricerca sulle imprese ‘rosa’, realizzata da Terziario Donna Confcommercio, in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio “Guglielmo Tagliacarne”, presentata questa mattina all’Eremo di Camaldoli (Arezzo).
Notizie Correlate
Fioroni confermata presidente di Confcommercio professioni
07 Novembre 2024Avvocato, nata a Perugia, guiderà ancora la Confederazione.
Il mondo delle libere professioni prenderà “casa” a Ferrara.
08 Febbraio 2024Presentata presso la sede Ascom Confcommercio la prossima costituzione di una in rappresentanza delle libere professioni.
Confcommercio professioni, ‘più incentivi per la formazione’
21 Dicembre 2023Fioroni al tavolo su autonomi: tra i temi trattati anche l'Iscro