Bonus 110%, stop alla proroga al 2023.
Per tutti finirà il 31 dicembre 2022
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Alla fine è tutta una grande retromarcia. Il superbonus 110% non verrà prorogato di un altro anno. Nè tanto meno sarà ridefinito come misura fiscale da inserire strutturalmente fra gli incentivi e le agevolazioni per favorire il recupero e la riqualificazione del patrimonio immobiliare del Paese, vetusto di oltre 70 anni ed estremamente energivoro.
Nessun annuncio ufficiale, ma il testo del Recovery approvato in via quasi definitiva dal governo – il 30 aprile sarà consegnato a Bruxelles – e che avrà oggi il via libera dal Consiglio dei ministri non solo non fa alcun cenno alla misura della mxi detrazione, ma gli 8,25 miliardi che erano stati inseriti nel Piano, sono stati stralciati e trasferiti dal Pnrr al Fondo nazionale. Un aspetto tecnico , ma che nella sostanza non cambia l’effetto finale: il superbonus si ferma al 2022. Con una sola vera novità, se vogliamo considerarla tale. Mentre finora il vincolo del 30 giugno 2022 era fissato come data finale per tutti, e sarebbe stato prorogato a fine 2022 solo nel caso dei condomini che avessero realizzato almeno 60% dei lavori programmati, ora invece l’incentivo si può applicare fino al 31 dicembre 2022 pienamente a tutti i lavori, singole abitazione o condomini a prescindere dallo stato di avanzamento dei lavori raggiunto il 30 giugno.
È questa l’unica consolazione. L’altra rassicurazione, su cui ancora mancava il bollo ufficiale della certificazione, è riferita alla scheda inserita nel Piano e con la quale si certifica il finaziamento (finora mancante e a carico dei fondi europei) anche della proroga a fine 2021 di 10,3 miliardi.
Tutto quindi si blocca. Sembrerebbe caduto nel vuoto anche tutto l’annuncio di voler mettere mano alla giungla di aliquote che dominano nella vasta famiglia degli incentivi fiscale legati ai bonus ed ecobonus. A cominciare, evidentemente, dall’ipotesi di “sintetizzare” la riforma di tutte queste aliquote (dal 36% al 90%, passando dal 50 e 65%) in un’unica detrazione fiscale al 75%.
L’unica ultima possibilità che possa succedere qualcosa è che questo disegno di riforma fiscale possa rientrare in qualche altro progetto di riordino tributario, ipotesi molto legata però alla disponibilità di nove risorse finanziarie, che forse oggi il bilancio statale non ha fra i suoi capitoli contabili.
Tutto bloccato, quindi. E soprattutto cadono nel vuoto tutte le richieste arrivate pesantemente in questi giorni dalle numerose categorie coinvolte nella filiera edile e in prima linea sui cantieri 110%. Imprese, Rete delle professioni tecniche, amministratori di condominio, Ance, Federcostruzioni, Anaci, Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, ISI Associazione Ingegneria Sismica Italiana, Consiglio Nazionale dei Geologi, Consiglio Nazionale dei Geometri, Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Consiglio Nazionale Periti Industriali, Oice: sono solo una parte delle categorie professionali che hanno chiesto rassicurazioni al Governo (a questo punto inutilmente) sulla proroga alla detrazione fiscale del 110% per gli interventi di efficientamento energetico e messa in sicurezza sismica degli edifici, sulla quale peraltro si era già espresso in modo unanime il Parlamento impegnando il Governo a procedere speditamente con la proroga a tutto il 2023, sgomberando il campo dalle ipotesi circolate negli ultimi giorni di ridimensionamento della misura. Voci che invece, oggi si prende consapevolezza, hanno avuto il sopravvento.
Un ulteriore batosta, quanto meno, perché dopo mesi di attesa e di rallentamenti legati alla lentezza delle procedure e soprattutto alla necessaria chiarezza richiesta nell’applicare correttamente le regole, il superbonus 110% sta finalmente iniziando a partire, e per questo la richiesta delle imprese era di dare ulteriore certezza alla misura ed evitare brusche frenate che «non fanno altro che generare confusione negli operatori e nei cittadini col rischio di bloccare le iniziative future e in corso di approvazione e generare, tra l’altro, migliaia di contenziosi».
La filiera dell’edilizia aveva chiesto che la misura fosse prorogata e semplificata al più presto proprio per consentire lo svolgimento degli interventi più complessi, che riguardano in particolar modo i condomini, e che solo nelle ultime settimane stanno cominciando a partire. «Eventuali passi indietro sui bonus per l’edilizia e in particolare sul superbonus- spiegano imprese, professionisti e amministratori di condominio – danneggerebbero una indispensabile misura necessaria per centrare gli obiettivi di sostenibilità e di messa in sicurezza degli edifici in cui vivono e lavorano milioni di famiglie».
Intanto, solo a sottolineare il pesante ruolo di volàno economico e occupazionale che la misura stava sviluppano sul settore dell’edilizia, risuona la richiesta di figure professionali legati alle specializzazioni 110%: mancano oltre 40-50 mila lavoratori professionalizzati nel settore delle costruzioni, di cui 20mila nella fascia alta dei tecnici e il «rischio» è quindi quello di «non cogliere fino in fondo le potenzialità sia ambientali che occupazionali connesse al super bonus e al Pnrr». Per questo serve un «piano straordinario». L’appello è arrivato da Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil, nel corso di un webinar online sul «Formare per il green building» in cui lancia l’allarme su formazione e carenza di personale nel settore delle costruzioni nei prossimi anni visto che vedrà la crescita del «mercato e di una domanda che potrebbero dare lavoro a decine di migliaia di persone, operai specializzati, impiegati e figure tecniche, responsabili di cantiere, responsabili di procedimenti edili (Pubbliche Amministrazioni)».
Secondo dati Fillea-Cgil, il 96% delle aziende di edilizia privata si dice già impegnata in progetti, studi, approfondimenti per accedere al super bonus o ad altri programmi di riqualificazione o di messa in sicurezza anti sismica, ma l’87% delle imprese si dice abbastanza (43%) o molto (44%) preoccupato nel trovare lavoratori specializzati, sia operai che tecnici. Dopo la burocrazia (62%), la seconda preoccupazione delle aziende (48%) è proprio di non trovare lavoratori professionalizzati per soddisfare tutta l’eventuale domanda. A questo si aggiunge il problema di pochi giovani e di non riconoscimento professionale dei lavoratori. Il piano «straordinario e di sistema» che serve deve essere «coerente con gli stessi obiettivi del Pnrr, relativi investimenti e riforme abilitanti, per riconvertire migliaia di lavoratori del settore e, al contempo, formare migliaia di giovani al green building», la riqualificazione e rigenerazione urbana.
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