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Il cambiamento del lavoro in Italia nell'anno della transizione

La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha svolto un’indagine dal titolo “Italiani e lavoro nell’anno della transizione” in collaborazione con SWG, che sarà presentata durante il Festival del Lavoro 2022, che si terrà a Bologna dal 23 al 25 giugno.

Il cambiamento del lavoro in Italia nell'anno della transizione

Dai dati raccolti risulta che più della metà dei lavoratori italiani vuole cambiare lavoro, perché insoddisfatto dell’occupazione attuale e il 15% è alla ricerca di una nuova occupazione: salari bassi e scarsa crescita professionale alla base dell’insoddisfazione. Lo smart working si è posto come soluzione una modalità conciliazione vita-lavoro e opportunità per il futuro.

Dopo la pandemia è ripartita la voglia degli italiani di cambiare, anche nel lavoro che deve essere più compatibile con le esigenze di vita personale e più appagante sotto il profilo professionale ed economico. E’ quanto riscontrato nell’indagine della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro dal titolo “Italiani e lavoro nell’anno della transizione”, condotta, in collaborazione con SWG. Il tema, che sarà affrontato nel corso del Festival del Lavoro 2022 dal 23 al 25 giugno a Bologna, presso il Palazzo della Cultura e dei Congressi, mette in luce l’insoddisfazione (38,7%) e la voglia di novità (35,4%) ei lavoratori italiani, piuttosto che la necessità dovuta alla scadenza del contratto (9,8%) o alla paura di perdere il lavoro (11,8%). Salari bassi (31,9%) e scarse opportunità di carriera (40,9%) sono alla base dell’insoddisfazione.

Esigenze dei lavoratori dipendenti

Il 49% degli italiani indica tra i requisiti irrinunciabili della nuova occupazione un maggiore equilibrio personale, livelli minori di stress e più tempo da dedicare a sé stessi.

Il benessere individuale, complice anche i due anni di pandemia, è l’obiettivo soprattutto di under 35 e 35-44enni, prioritario rispetto allo stesso miglioramento economico.

Dopo gli stipendi troppo bassi (56,7%) e la tassazione elevate (43,9%), è la scarsa meritocrazia del sistema (33%) l’altra criticità: tema avvertito con maggiore urgenza rispetto a quello della precarietà, soprattutto dai giovani.

Nel 2022 ben l’84,2% dei lavoratori agili promuove a pieni voti questo modello, perché concilia lavoro e vita privata. Il 31,8% degli italiani non accetterebbe di tornare a lavorare in presenza, il 16,9% cambierebbe lavoro e il 9,3% potrebbe addirittura licenziarsi. Il 50,2% dei lavoratori dipendenti preferirebbe, infatti, essere valutato sui risultati piuttosto che sull’orario di lavoro.

Per quanto un lavoro sicuro resti un obiettivo irrinunciabile per chi sta cercando una nuova occupazione (25,3%), l’assenza di meritocrazia limita ancor di più i pochi spazi di crescita esistenti. “Rivoluzione tecnologica e smart working – afferma Marina Calderone, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro – stanno cambiando i modelli organizzativi e definendo un nuovo approccio verso il lavoro. Lo smart working è una modalità che ben concilia il lavoro con la vita privata, ma va ben strutturato perché diventi un’opportunità per il futuro”.

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