Il Fisco lancia Vera, il nuovo algoritmo anti evasione: ecco come funziona
Un software permette di incrociare i dati in modo anonimo a caccia di furbetti
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Da tempo l’Agenzia dell’Entrate ha dichiarato guerra agli evasori e ora è pronta a dotarsi di un algoritmo per andare a caccia dei furbetti del Fisco. E’ arrivato infatti il via libera, con un decreto firmato dal ministro dell’Economia Daniele Franco – dopo l’ok del garante Privacy – al software Vera (acronimo di “Verifica dei rapporti finanziari”) che si fornirà di un algoritmo per intercettare il maggior numero di evasori, incrociando le banche dati di conti correnti, web e piattaforme social. A presentare questo nuovo strumento di contrasto è stata la circolare 21/E emessa il 20 giugno scorso: vediamo come funziona.
Nella circolare n. 21/E datata il 20 giugno 2022, l’Agenzia spiega i dettagli di Vera, sottolineando che i dati raccolti rispettano le procedure per la pseudo-anonimizzazione dei dati, richieste dal Garante della privacy, superando le criticità inizialmente sollevate relativamente al trattamento dei dati. In sostanza, l’algoritmo effettua un controllo incrociato dei dati su conti correnti, carte di credito, patrimonio mobiliare e immobiliari, attingendo dai dati dell’Anagrafe tributaria e delle dichiarazioni fiscali dei contribuenti. Completata la scansione, i contribuenti finiti sotto la lente del Fisco riceveranno dalle Entrare una comunicazione in cui verrà chiesto di fornire spiegazioni. Le liste dei contribuenti a rischio saranno poi inviate alle Direzioni regionali e provinciale per organizzare l’ordinaria attività di controllo nei confronti delle posizioni a più elevato rischio di evasione, individuate esaminando i risultati dell’applicativo.
La novità principale dello strumento riguarda però l’anonimato e l’ok del Garante della Privacy è arrivato proprio per questa caratteristica. Almeno in una prima fase istruttoria i dati raccolti in relazione a possibili anomalie saranno associati a un codice, senza svelare il nome del contribuente interessato e solo in una seconda fase potrà essere reso visibile il nominativo reale.
Il decreto fissa poi i tempi di conservazione dei dati anonimizzati, fissando un termine dal secondo anno successivo a quello in cui «matura la decadenza della potestà impositiva».
Per l‘accesso ai dati da parte dei contribuenti, le ipotesi al momento sono tre: potrebbe essere garantito dalla data di ricezione della lettera di compliance, cioè il primo “avvertimento” del Fisco; dalla data di consegna del processo verbale di constatazione o della notifica dell’atto istruttorio o dell’atto impositivo nel caso di contribuenti sottoposti a controllo vero e proprio; oppure, infine, dal primo giorno successivo a quello in cui matura la decadenza del potere di accertamento per i contribuenti che non hanno ricevuto né un avvertimento del fisco né un atto di controllo.
Nel documento, l’Agenzia specifica su quali attività si concentrerà l’accertamento nel corso del 2022. La priorità è per le «posizioni riguardanti fattispecie e comportamenti che risultano di particolare disvalore – si legge -. In particolare, saranno oggetto di contrasto i fenomeni evasivi ed abusivi maggiormente lesivi delle ragioni erariali, quali, come anticipato in premessa, le frodi, l’abuso del diritto, le false compensazioni, l’indebita fruizione di regimi agevolativi e di misure di sostegno previste per fronteggiare le conseguenze negative prodotte dalla pandemia da Covid-19».
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