Elezioni politiche 25 settembre, come si vota
Alle elezioni politiche del 25 settembre 2022 si eleggono 600 parlamentari, 1/3 con maggioritario e 2/3 con proporzionale: regole e impatto sul voto.
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La legge elettorale è la stessa con cui abbiamo votato alle ultime politiche, il Rosatellum, ma ad essere cambiata è la composizione del Parlamento: alle elezioni politiche del 25 settembre eleggeremo in tutto 600 tra deputati e senatori rispetto agli oltre 900 attuali. Si applica infatti la riforma costituzionale approvata nel 2020 sul taglio dei parlamentari: in tutto 400 deputati e 200 senatori. Significa 345 parlamentari in meno (230 deputati e 115 senatori).
Il sistema elettorale è misto: un terzo costituito da seggi uninominali (con sistema maggioritario) e due terzi da seggi proporzionali. Un’altra novità, infine, è rappresentata dal fatto che anche i neo maggiorenni votano per il Senato (18 anni invece di 21 anni).
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Nei collegi uninominali viene eletto il candidato che prende più voti: il sistema è interamente maggioritario. Ci saranno 221 collegi (147 per Montecitorio, e 74 per palazzo Madama), per eleggere altrettanti parlamentari (un terzo del totale).
Gli altri 367 parlamentari (245 deputati e 122 senatori) sono eletti con il proporzionale, quindi i seggi sono distribuiti in base ai voti ricevuti dai singoli partiti a livello nazionale. Ci sono delle soglie di sbarramento: per avere almeno un seggio al proporzionale, bisogna superare il 3% dei voti, oppure il 10% se a presentarsi è una coalizione. All’interno della coalizione, le forze che prendono tra l’1 e il 3% riversano i voti, proporzionalmente, alle altre liste della coalizione che hanno superato il 3%. I voti delle liste che rimangono sotto l’1% vanno invece completamente persi.
Le liste presentano il nome del partito o della coalizione, e un candidato per il collegio uninominale e una rosa bloccata (non si possono esprimere preferenze) per il proporzionale. Non si può disgiungere il voto votando liste diverse per il maggioritario e per il proporzionale.
L’impatto delle regole sopra esposte sul sistema delle alleanze indica una prima evidenza: nei collegi uninominali, l’unità paga. Il centrodestra risulta in vantaggio rispetto alle altre forze di centrosinistra raggruppate principalmente intorno al PD (Più Europa di Benedetto Della Vedova, Impegno Civico di Luigi Di Maio e Bruno Tabacci, Verdi, Sinistra Italiana), mentre Azione di Carlo Calenda si è tirato indietro all’ultimo momento, il M5S viaggia da solo e Italia Viva di Matteo Renzi strizza l’occhio a Lista Civica Nazionale per superare lo sbarramento.
Sul meccanismo dei collegi uninominali maggioritario incidono molto le territorialità, per cui il centrosinistra dovrebbe poter contare su collegi in Centro Italia. Ma, allo stato attuale, l’unica forza compatta è la coalizione di centrodestra, su questo fronte quindi in vantaggio in relazione a questi 221 parlamentari, 147 deputati e 74 senatori.
Nel proporzionale, invece, superando gli sbarramenti, i voti si distribuiscono proporzionalmente, quindi non ci sono vantaggi legati alla compattezza, e non sono previsti premi di maggioranza. Sotto il 3% dei voti, anche in coalizione, non si conquistano seggi.
Per presentarsi alle elezioni, bisogna raccogliere le firme degli elettori e presentarle agli uffici elettorali. Le firme, 750 per ogni collegio plurinominale, vanno depositate entro il 14 agosto, quando si iscrivono i simboli elettorali al ministero dell’Interno.
In realtà, devono raccogliere le firme, e quindi tecnicamente “iscriversi” alle elezioni, solo le forze politiche che non hanno un gruppo in almeno una delle due Camere. Quindi, non devono raccogliere le firme: Partito Democratico, Movimento 5 stelle, Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Italia Viva, Liberi e Uguali, +Europa, Coraggio Italia, Noi con l’Italia.
Entro il 22 agosto, si presentano le liste dei candidati, e dal 26 agosto parte ufficialmente la campagna elettorale.
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