Anno: XXV - Numero 214    
Giovedì 21 Novembre 2024 ore 13:20
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I ritardi nella ricostruzione post terremoto non sono da attribuire ai professionisti

Così Francesco Miceli, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori

I ritardi nella ricostruzione post terremoto non sono da attribuire ai professionisti

 “Il nuovo Governo non lasci cadere nel vuoto l’iter del Codice della Ricostruzione che consentirà, una volta approvato, di disporre di uno strumento normativo unico nazionale per accelerare gli interventi, non dovendo ogni volta, in presenza di un evento sismico, cominciare da capo e snellendo, così, l’elefantiaca burocrazia che ha causato ed accumulato ritardi che non sono certo da attribuire ai professionisti impegnati nella ricostruzione”.

Così Francesco Miceli, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc) che, oltre a unirsi nel ricordo delle vittime, sottolinea – nella giornata dedicata al sesto anniversario del Sisma del 2016 – come la ricostruzione delle opere e degli interventi sugli edifici debba essere realizzata contestualmente a quella del tessuto sociale dei territori.

“Ricostruire in sicurezza –  dice ancora – è sicuramente fondamentale, come è importante la qualità delle realizzazioni e, allo stesso tempo, bisogna accelerare il processo di ricostruzione per dare risposte concrete ai cittadini”.

Silvia Pelonara, Responsabile del Dipartimento Protezione civile, cooperazione e solidarietà, oltre a ribadire la disponibilità del Cnappc a collaborare con la Struttura commissariale  – di concerto con i professionisti e gli Ordini degli Architetti PPC dei territori colpiti dal sisma e da tempo impegnati nella ricostruzione – nella stesura del Codice per arrivare ad una buona norma, ha sottolineato come “la ricostruzione debba sempre avere come fine la rinascita ed il futuro delle popolazioni e dei territori colpiti da eventi sismici. Dobbiamo fare in fretta valorizzando i bisogni, le potenzialità delle popolazioni, per guarire, laddove è possibile, le profonde ferite sempre inflitte dal sisma”.

 

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