Leva militare obbligatoria? Ecco cosa ne pensano gli italiani
Salvini propone di nuovo il ritorno alla leva obbligatoria. Il sondaggio IZI: maggioranza degli italiani favorevoli
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È da tempo un cavallo di battaglia di Matteo Salvini, che ogni campagna elettorale torna a nominarla almeno una volta. L’ha fatto anche questa volta: bisogna reintrodurre la leva militare (o civile) obbligatoria – ha detto – “per combattere il fenomeno delle baby gang”. In sostanza, per farla breve, qualche mese sotto le armi su base regionale o provinciale, con nozioni salvavita, antincendio e via dicendo. “Regole e buona educazione per diventare buoni cittadini”. Curioso, eppure è storia, il fatto che a sospendere la chiamata in leva fu il governo Berlusconi II. Era il 2004 e il padre di quella legge, Antonio Martino, ne ha sempre difeso il principio “liberale”.
I tempi cambiano, le “devianze minorili” aumentano, e sicuramente ci si può riflettere. Ma cosa ne pensano gli elettori? A domandarlo agli italiani ci ha pensato IZI, società specializzata in indagini di mercato e demoscopiche. Il dato balza subito all’occhio: la maggioranza degli intervistati è favorevole a reintrodurre la leva militare obbligatoria. Il 53,5% dice sì, il 46,5% è contrario. Come ci si potrebbe attendere, più si va avanti con l’età, maggiore è la quota di voti positivi: dai 55 anni in su si tocca quota 64,5%, dai 35 ai 54 anni scende a 56,5% mentre tra i diretti interessati, ovvero chi ha tra i 15 e i 34 anni, stravince il no con il 71,1%.
Comprensibile, ovviamente: i più anziani vedono di buon grado l’idea di dare ordine e disciplina ai più giovani, tanto non tocca a loro sottoporsi alla leva. Mentre i ragazzi farebbero volentieri a meno di un anno investito nell’esercito o nella Protezione civile. “Ma non è una semplice voglia di naja – fa notare Giacomo Spaini, amministratore delegato di IZI spa – un quarto di coloro che sono a favore ritengono che la leva possa essere reintrodotta solo se i giovani possono scegliere anche il servizio civile, ed in ogni caso non deve essere un sostituto del lavoro o dello studio”. Tra i motivi che spingono i favorevoli ad appoggiare l’idea di Salvini ci sono infatti il desiderio di “insegnare l’educazione e il rispetto ai ragazzi” (43,4%) e la convinzione che possa essere “un elemento formativo importante per la crescita dei giovani” (25,5%), mentre quasi nessuno ritiene possa essere importante in vista di un futuro esercito di arruolabili all’evenienza (per il 72,1% degli intervistati, la guerra in Ucraina non ha influenzato il giudizio in merito alla naja).
Tra i contrari, invece, prevale il senso pratico di chi ritiene che le attività militari “devono essere svolte da professionisti consapevoli dei rischi” (34,3%). Altri invece considerano prioritario investire in politiche del lavoro (21,4%) o nella formazione dei giovani (20%). Mentre un 19,3% lo bolla come uno strumento “anacronistico”. Furono proprio queste le motivazioni che portarono l’allora ministro Martino ad approvare la legge che ancora oggi porta il suo nome.
In generale, comunque, è cambiato l’approccio al servizio militare. Innanzitutto: fa breccia l’uguaglianza di genere. “Il 72,4% degli intervistati – continua Spaini – pensa che la leva debba essere rivolta sia a uomini che donne; mentre il 39,6% crede che la leva, se ripristinata, debba dare spazio allo sviluppo delle competenze, all’istruzione e non esclusivamente alla formazione militare”. Altri due spunti curiosi: solo il 21,7% ritiene che questo periodo di formazione non dovrebbe prevedere l’uso delle armi; mentre appena il 14,3% vorrebbe ridurre il periodo a sei mesi di leva.
Martino forse non sarebbe d’accordo. Ma qualcuno d’accordo con Salvini c’è. Resta da capire se l’idea potrà davvero mai trasformarsi in realtà.
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