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Brexit è un flop: prezzi alle stelle, meno lavoro, Pil in discesa. Solo la Russia va peggio del Regno Unito

Altro che ritorno ai fasti del grande impero. La Gran Bretagna sta pagando a caro prezzo la scelta sciagurata di uscire dalla Ue e ora nel G20 solo la Russia ha un’economia che va peggio di quella britannica

Brexit è un flop: prezzi alle stelle, meno lavoro, Pil in discesa. Solo la Russia va peggio del Regno Unito

L’intera Europa sta soffrendo. L’inflazione e l’impennata dei prezzi dell’energia stanno mettendo a dura prova cittadini e imprese di tutti i Paesi. Ma ce n’è uno che più di tutti rischia di crollare sotto i colpi della crisi. E no, nonostante tutte le difficoltà che stiamo affrontando, non parliamo dell’Italia. Ma del Regno Unito, che paga la sciagurata scelta di uscire dall’Unione europea.

Londra è allo sbando: alle conseguenze della guerra e della pandemia si aggiungono infatti quelle della Brexit e ormai, in tutto il Regno, si fa fatica a trovare qualcuno che difenda ancora quel referendum che, secondo la propaganda di allora, avrebbe dovuto riportare la Gran Bretagna ai fasti del grande impero, ma che al contrario sta già manifestando tutti gli effetti economici negativi che molti avevano previsto già prima del 2016. Gli stessi leader che 6 anni fa si erano battuti per il leave – Johnson in testa – oggi sembrano aver dimenticato le loro promesse di grandezza economica, a partire da quelle relative al sistema sanitario che (Farage dixit) grazie alla Brexit avrebbe dovuto beneficiare di miliardi di sterline (mai visti) in più ogni anno.

Lo stato di salute dell’ex impero è tutt’altro che rassicurante. Secondo la Banca d’Inghilterra, entro fine anno Londra entrerà ufficialmente in recessione, uscendone (forse) solo alla fine del 2023. A luglio l’inflazione ha superato il 10% e, secondo le stime, in autunno arriverà al 13,3% per toccare quota 18 per cento nel mese di gennaio 2023.

Il paragone con gli altri Paesi, nonostante le difficoltà condivise, è impietoso. Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale – complice anche l’isolazionismo che si è autoimposto con la Brexit che ha acuito le difficoltà innescate da guerra, pandemia e inflazione – il prossimo anno Il Regno Unito registrerà la crescita più bassa tra i Paesi del G7, mentre secondo l’Ocse, nel G20 solo la Russia riuscirà a fare peggio.

Diciotto mesi fa il costo medio delle bollette di una famiglia tipo si aggirava intorno a 950 sterline all’anno. Oggi, con l’esplosione della guerra in Ucraina, è pari a 1.971 sterline. E il peggio deve ancora arrivare. Secondo Ofgem, l’autorità di regolamentazione del settore energetico, i prezzi delle bollette energetiche in autunno aumenteranno di un’ulteriore 80%, arrivando al record di 3.549 sterline nonostante il price cap, il limite al prezzo dell’energia stabilito dal governo che avrebbe dovuto rendere più equo il mercato energetico.

La realtà sopra descritta si ripercuote in maniera violenta su famiglie e imprese. Nel solo mese di luglio 1.800 imprese inglesi hanno dichiarato bancarotta, il 27% rispetto a luglio 2019 e secondo la Federation of Small Business, se la situazione non cambierà, si andrà incontro a una pioggia di fallimenti e licenziamenti. La forza lavoro si è ridotta di circa 1 milione di persone, il disavanzo commerciale ha toccato un nuovo record e le esportazioni, complice la Brexit, sono scese molto più del previsto.

In questo contesto l’indice che riflette la fiducia dei consumatori ad agosto è calato a quota meno 44, il livello più basso da mezzo secolo, e sono sempre di più le persone che ricorrono alle Food Bank per cercare di arrivare a fine mese.

Nel frattempo, tutto il Regno sta affrontando un’ondata di scioperi mai vista prima: dagli operatori ecologici di Edimburgo ai ferrovieri, passando per gli addetti alla metropolitana e ai bus di Londra. Il 5 settembre sciopereranno gli avvocati, dalla scorsa settimana e fino al 9 settembre i postini di Royal Mail, mentre dal 21 agosto il porto di Felixstowe, che gestisce oltre la metà del trasporto merci del Regno, è paralizzato dalla protesta di 2mila lavoratori. Nell’autunno toccherà ai dipendenti pubblici, con gli insegnanti a fare da aprifila.

Non sta reagendo. Tutto è fermo in attesa del 5 settembre, giorno in cui i Tories eleggeranno il loro nuovo leader che diventerà automaticamente Primo Ministro al posto di Boris Johnson. La battaglia è tra l’ex cancelliere dello scacchiere Rishi Sunak e l’ex ministra degli Esteri Liz Truss. Nel frattempo, mentre il Paese è allo sbando, sui giornali britannici campeggiano le foto di Johnson in vacanza in Grecia.

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