Italia 4.0 e smart cities: innovazione e transizione energetica mettono i professionisti al centro della rivoluzione sostenibile
Tavola rotonda al “Roma Innovation Hub”, la Convention delle Professioni tecniche
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Un Paese sempre più smart con esigenze che mutano velocemente ed accelerate dalla pandemia e dalla crisi energetica conseguente al conflitto in atto in Ucraina, mette i professionisti al centro di un processo fatto di innovazione e di transizione energetica. Nella consapevolezza che stiamo vivendo una ‘rivoluzione’, con meno certezze rispetto al passato, in cui il ruolo dei tecnici e di una formazione professionale adeguata saranno fondamentali.
È in sintesi quanto è emerso nel confronto che si è svolto venerdì scorso, nella seconda giornata di Roma Innovation Hub, la prima Convention del mondo tecnico, in corso a Roma al Palazzo dei Congressi – fino a domani 10 settembre -. promossa dal Consiglio Nazionale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati e dalla Rete delle Professioni Tecniche, con il supporto del network Smart Building Italia.
Una tavola rotonda che si è sviluppata in quattro focus con alcuni principi chiave, quello della digitalizzazione, della transizione energetica, fra smart cities e nuovi servizi alla persona e alla collettività.
“L’obiettivo – ha sottolineato Giovanni Esposito, Presidente del Consiglio nazionale dei Periti Industriali – è quello di cogliere le opportunità di ripresa dobbiamo essere dentro i processi con proposte precise e capacità di interlocuzione per far comprendere quanto le competenze tecniche possono essere strategiche nei diversi ambiti della conversione green dell’economia, della sostenibilità e della digitalizzazione”.
Intanto la sfida urbana: dall’edificio, città, territorio. La grande partita della decarbonizzazione (con gli obiettivi del 2030 e 2050) e dell’innovazione si giocherà in prevalenza nelle aree urbane, dove vive il 75,5% della popolazione (fra grandi centri 34,3% e città medio-piccole 41,2%). Ma dove c’è un patrimonio edilizio mediamente obsoleto, visto che l’84% del patrimonio costruito risale a prima del 1990. Per rendere veramente smart le città italiane e facilitare la transizione ecologica delle aree urbane serviranno una legge urbanistica adeguata che sappia rispondere ad una maggiore flessibilità degli stili di vita, adeguando le competenze e le tecnologie anche nella pubblica amministrazione. Partendo dalle risorse del PNRR destinate proprio alla transizione ecologica, in cui il ruolo dei comuni risulta centrale.
La digitalizzazione e i nuovi servizi sono entrati nelle case degli italiani. Con il lockdown nel 2020 si è sviluppata una nuova consapevolezza in termini di servizi digitali essenziali. La connettività è diventata un diritto primario e lo smart working una realtà, modificando la vita dei cittadini e delle comunità. E’ però emersa un’Italia a diverse velocità, con gap tecnologici ed infrastrutturali talvolta evidenti. Molti punti di forza e settori economici che hanno beneficiato di questa nuova dimensione, ma anche dei rischi, e con la consapevolezza che nel futuro oltre alla tecnologia esistente sarà necessario sempre più investire nel fattore umano.
Attenzione, inoltre, alla nuova mobilità tra trasporto pubblico locale, alta velocità e logistica. Dal momento che l’UE ha deciso che dal 2035 non potranno essere più commercializzati veicoli a combustione interna, con la stima che nel 2030 un veicolo su sette in Italia sarà elettrico. Dalla guida autonoma alla smart mobility, ovvero la nuova mobilità elettrica e sostenibile collegata con la sharing economy, le opportunità per i professionisti sono già una realtà, con una esigenza continua di formazione e di competenze. Senza dimenticare le opportunità che riguardano le infrastrutture – autostrade e strade -, per la quasi totalità costruite nel secolo scorso in cemento armato, con evidenti problemi di resilienza, e con l’esigenza di “manutenzione rigenerativa” a cui i professionisti sono in grado di dare una risposta.
Non ancora completamente assimilata l’industria 4.0, ci troviamo catapultati nell’industria 5.0 che nasce per includere la risoluzione dei problemi socio-ambientali che la quarta rivoluzione industriale tralascia per definizione: l’aumento delle disuguaglianze, l’inquinamento, le minacce ai diritti fondamentali della persona e alla democrazia. E non può esserci una crescita economia senza il rispetto di parametri socio-economici che rendano sostenibile la crescita stessa. In Italia sembra resistere un problema di formazione, soprattutto nelle imprese medio-piccole che talvolta non sfruttano i fondi dedicati. Ma come per il covid c’è stata un’accelerazione della tecnologia digitale, in questi ultimi mesi stiamo andando molto più velocemente rispetto al passato, nella direzione di nuove tecnologie digitali (ed utilizzo) finalizzate al risparmio energetico.
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