LO TSUNAMI SUPERBONUS
È sempre più aspro lo scontro con le categorie professionali per gli adempimenti del Superbonus.
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Stavolta sotto accusa è finita la società di consulenza Deloitte e le banche per un nuovo, contestato adempimento richiesto per la documentazione del 30% dei lavori, necessaria entro il 30 settembre per ottenere i fondi e per la cessione del credito alle banche. La “video-asseverazione” richiesta dal 16 settembre dalla piattaforma di Deloitte, protestano i professionisti, non è richiesta dalla legge né dall’Agenzia delle Entrate. E allora perché un ulteriore e complesso adempimento che già si aggiunge alla mole di lavoro sulle spalle dei professionisti? E le nuove regole pesano – ancora una volta – sull’attività e sulla reputazione dei professionisti tecnici chiamati, lungo il travagliato iter del sistema incentivante lanciato quasi due anni e mezzo fa – tra correttivi, interpretazioni, circolari esplicative -, a una crescente assunzione di responsabilità (professionali, civili, penali, patrimoniali), in particolare per il ruolo di asseveratori delle opere oggetto di bonus. Ma ai quali non è stata riconosciuta la professionalità dimostrata nei fatti. Alla richiesta è stata allegata una specifica tabella con le istruzioni esemplificative per la realizzazione del video per ogni asseverazione rilasciata. Una situazione che, tuttavia, finisce con il togliere certezze e penalizzare l’intero sistema, dai tecnici e al sistema bancario, fino alla committenza, al singolo cittadino, incastrato in un meccanismo ormai troppo complesso e farraginoso. Ulteriori colpi in questa direzione arrivano dalle recenti vicende che contribuiscono a complicare ancora di più un quadro fortemente precario. Ultimo il caso Deloitte caratterizzato dalla imposizione di adempimenti o richieste aggiuntive, senza alcuna base normativa o regolamentare che li giustifichi – definite dal mondo delle professioni vessatorie, intempestive, ingiustificate -: dal video a corredo dell’asseverazione all’individuazione di figure non previste dalle norme Complessità e incertezze danneggiano professionisti e cittadini. Fanno notare gli architetti romani. «Il caso di Deloitte con le assurde richieste che li connotano – afferma Alessandro Panci, presidente degli Architetti romani – è il sintomo della poca chiarezza che caratterizza l’intero meccanismo del Superbonus 110%, che si traduce in un continuo tentativo di scaricare le responsabilità. Le incertezze che segnano il sistema incentivante pesano su tecnici, banche, committenti, generando la continua ricerca di un capro espiatorio, che spesso finisce per essere il professionista, ma che danneggia tutto il sistema, a partire proprio dai cittadini». Occorre cambiare marcia, conclude Panci – «mettendo a punto un meccanismo diverso con il contributo diretto degli ordini professionali. Il modello da seguire potrebbe passare dall’individuazione di una figura di garanzia, un professionista terzo, come avviene nel caso dei collaudi per il rilascio dei mutui, che proceda alle verifiche, meglio se in corso d’opera, evitando di esporre a rischi la parte committente».
Immediata la presa di posizione da parte dei professionisti nei confronti di una richiesta giudicata «vessatoria e intempestiva» – oltre che segnata da una profonda mancanza di rispetto nei confronti dei professionisti -, e che imporrebbe ulteriori adempimenti per la cessione del credito a 10 giorni dalla scadenza fissata dal governo relativamente al Superbonus 110% per il prossimo 30 settembre. La situazione è stata denunciata, tra gli altri, da una nota congiunta firmata da una settantina di Ordini degli Architetti PPC e indirizzata a Deloitte Consulting, al Cnappc, al Ministero della Giustizia, al Ministero della Transizione Economica, al Ministero dell’Economia e delle Finanze, all’Associazione Bancaria Italiana (Abi) e al Garante della privacy. Dura anche la posizione dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino, che allineandosi a quanto espresso dalla Rete delle Professioni Tecniche, ribadisce come questa vicenda metta in discussione la deontologia professionale garantita dagli iscritti agli Ordini. Quanto successo si presenta come un incredibile discredito della serietà professionale di questi ultimi” commenta Giuseppe Ferro, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino. Secca la replica della Deloitte Consulting come si legge su Repubblica. “Il video – dice in un comunicato – non è un obbligo, ma agevola i controlli dell’Agenzia delle Entrate, e quindi è utile a tutti. I video, “dalla breve durata di circa due minuti – spiega la società di consulenza – sono volti a rafforzare i controlli antifrode a tutela dell’erario, delle imprese, dei committenti, dei professionisti e dei soggetti cessionari, al fine della più sicura verifica e più rapida monetizzazione degli incentivi”. E quindi, considerato “che l’Agenzia delle Entrate sta procedendo ad un’alta percentuale dei controlli (dal 60% all’80% delle comunicazioni inviate), appare evidente come un breve video di spiegazione dell’intervento da parte del tecnico asseveratore non possa che agevolare le verifiche da parte della stessa Agenzia”. E anche per le banche, si avrà un “beneficio sui tempi di monetizzazione”. Ironica la controreplica degli architetti: oltre che fiscalisti e amministrativisti – dicono – i tecnici dovranno anche diventare youtuber”.
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