Casse di previdenza, stagflazione e sostenibilità
La situazione oggi è molto complicata perché abbiamo l’inflazione a due cifre che scivola verso la stagflazione, una guerra in Europa e il mondo in subbuglio.
In evidenza
«Infatti Il contesto geopolitico e macroeconomico, già impattato dagli effetti della pandemia COVID-19, è ulteriormente mutato dopo lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, accrescendo gli elementi di incertezza e mettendo in discussione anche interventi di politica economica che, in tempi normali, sembrerebbero adeguati. Allo stesso modo, l’imprevedibile rapidità con cui l’inflazione si è sviluppata e ha modificato i tassi di interesse nei principali Paesi Sviluppati – su livelli bassi da oltre un decennio – ha reso inefficace qualunque strategia di diversificazione di portafoglio di breve periodo, ancor prima che si manifestassero potenziali effetti recessivi sulle principali economie» (Andrea Nanni di Prometeia Advisor Sim).
Per capire come muoversi bisogna anticipare due concetti dai quali non si può prescindere:
- le Casse di previdenza dei professionisti gestiscono la previdenza obbligatoria di primo pilastro;
- debbono garantire la sostenibilità per 50 anni avendo rinunciato alla garanzia dello Stato e il calo demografico attesta che la sostenibilità dipenderà sempre più dal rendimento del patrimonio più che dalla contribuzione versata.
Se i fondi pensione che gestiscono la previdenza complementare volontaria, d’intesa con lo iscritto che sceglie la linea di investimento, possono ricercare sui mercati finanziari il maggior rendimento, non altrettanto possono fare le Casse di previdenza proprio perché gestiscono, al posto dello Stato, la previdenza obbligatoria di primo pilastro.
«Storicamente, quando l’inflazione è superiore al 2,5% ed è previsto un rallentamento economico (stagflazione) il tipico portafoglio 60/40 risulta sempre penalizzato, al contrario a differenza degli ultimi 30 anni, data la correlazione positiva tra equity e fixed income in questo nuovo scenario. Quali investimenti possono quindi offrirci degli adeguati livelli di rischiosità/rendimento in un contesto nel quale anche i target di rendimento reale dei portafogli istituzionali per far fronte ai propri impegni verso gli iscritti sono aumentati?» (Sebastian Schrikker).
Un “grillo parlante” della finanza mi dice che le Casse fanno previdenza obbligatoria e quindi dovrebbero avere come faro ALM – Asset Liability Management e gestire la riserva matematica (la patrimonializzazione acquisita) con gli stessi criteri delle gestioni separate assicurative, avendo due ulteriori vantaggi rispetto a queste:
- non sono consentite uscite se non per pensionamento;
- non sono soggette a Solvency II (dal 1° gennaio 2016 il sistema di vigilanza sulle assicurazioni in Europa, e quindi in Italia, ha adottato un nuovo paradigma. Viene definito, sinteticamente, sistema risk-based poiché mette al centro dell’attenzione del supervisore, come dell’impresa e del mercato, la qualità e quantità di rischio che ogni impresa si assume con le sue decisioni di impegno verso gli assicurati e di investimento delle disponibilità finanziarie) e quindi molto più in grado di lavorare con il bilancio senza assorbimenti di capitale causa riduzione dei corsi.
Casse di previdenza e fondi pensione operano sugli stessi mercati finanziari ma con grandi differenze. I fondi pensione ora devono incrementare illiquido avendone anche molto meno delle Casse di previdenza, queste ultime comprare a man bassa rendimenti nominali e reali accollandosi solo il rischio sovrano nel senso che se il Paese va in default salta anche la promessa previdenziale per gli iscritti all’INPS come per i professionisti iscritti alle Casse. L’esempio di quanto accaduto in Grecia non può essere dimenticato. Da ciò che leggo però le Casse di previdenza si stanno muovendo come i fondi pensione alla ricerca dell’extra rendimento e questo confligge con la natura obbligatoria della provvista. Ma farlo capire agli iscritti è impresa molto ardua mentre vigilati e vigilanti guardano al breve, si pensi allo ennesimo rinvio del regolamento per gli investimenti, che nulla ha a che fare con la previdenza. In mezzo la industria finanziaria, con le sue ricette, che guarda con interesse ai 100 miliardi di patrimonio accumulato. Io consiglio sempre la lettura del libro di Pinocchio che di finanza se ne intende.
Le Casse di previdenza hanno bisogno di una regolamentazione contro il cigno nero come è avvenuto per IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni) con la Solvency II – La nuova regolamentazione prudenziale del settore amministrativo: una guida semplificata. «La nuova regolamentazione prudenziale è stata costruita con l’obiettivo di coprire tutti i rischi che incombono sull’attività di un assicuratore compresi entro in intervallo di probabilità del 99,5% l’anno. In pratica non sono stati presi in considerazione soltanto gli eventi limite, cui è stata assegnata una possibilità di accadimento assai circoscritta, non superiore allo 0,5%. Se gli avvenimenti seguissero perfettamente la distribuzione delle probabilità si potrebbe concludere che il nuovo sistema di vigilanza prudenziale è stato disegnato per limitare le possibilità di fallimento di un’impresa a una volta ogni 200 anni (1 su 200 fa 0,5%). Tuttavia la realtà non è così prevedibile, come ben sanno gli scommettitori che imparano a proprie spese come possa essere rovinoso affidarsi ciecamente all’andamento lineare delle frequenze. Inoltre, c’è un altro aspetto che va tenuto presente. Spesso sono proprio quei casi limite, così rari, ad avere il maggiore impatto sulla stabilità delle imprese. Sono i cosiddetti “cigni neri” come il matematico libanese Nassim Taleb ha definito gli eventi del tutto inattesi ma che periodicamente si verificano con conseguenze catastrofiche. La crisi finanziaria iniziata nel 2008 con le insolvenze nei mutui subprime Usa è proprio uno di questi casi e, a distanza di otto anni, ne subiamo ancora le conseguenze. Si potrebbe concludere che se la regolamentazione non è in grado di proteggere le compagnie dagli eventi più rovinosi e imprevisti, fallisce nel suo obiettivo principale. Ma non è così. Aver posto il rischio al centro dell’attività d’impresa rappresenta un cambiamento epocale nella disciplina della vigilanza. Le imprese di assicurazione sono da sempre avvezze a misurare i rischi, ma in questa nuova cornice regolamentare devono sottostare a una disciplina rigorosa: maggiori sono i rischi che decidono di coprire con le loro polizze, maggiore è il capitale di cui devono disporre. Tutto ciò, come vedremo nel dettaglio, si accompagna a un sistema di controlli interni molto più pervasivo e a una maggiore responsabilizzazione degli organi societari» (www.ivass.it/pubblicazioni-e-statistiche/pubblicazioni/altre-pubblicazioni/2016/guida-solvency-ii/Guida_Solvency_II.pdf).
La cosa divertente è che Claudio Scardovi, fondatore e Ceo di Hope Sicav SB SpA, nel cui CdA siede anche Nunzio Luciano, in una dichiarazione a IFANEWS.IT del 22.09.2022, afferma che: “In sintesi, come italiani siamo parecchio male investiti, soggetti alla under performance relativi dei diversi mercati quando le cose vanno bene; e ai rischi di coda del debito e delle borse, quando le cose vanno male – e alla certa erosione del potere d’acquisto della liquidità in presenza di forte inflazione. Un’ipotetica riallocazione della ricchezza degli italiani con una quota dell’equity (sui 5 trilioni complessivi) pari al 40-60%, di cui una buona metà (circa 1-1,5% trilioni) dedicata ai private markets, offrirebbe l’opportunità di rendimenti maggiori nel lungo periodo e difesa del potere d’acquisto nel breve. Offrirebbe soprattutto, se una quota importante di questo equity fosse reinvestito in Italia – in R&D e infrastrutture, nel consolidamento delle PMI e rigenerazione urbana delle città – maggiore competitività e attrattività, e un posizionamento sulla frontiera efficiente, come cittadini oltre che investitori”. La SICAV di Scardovi sta raggranellando risorse per i propri obiettivi e guarda, ovviamente, anche alle Casse di previdenza. Multa paucis.
da Diritto e giustizia
Altre Notizie della sezione
Bassetti: Chi sciopera danneggia i pazienti.
25 Novembre 2024L’Associazione liberi specializzandi pronta a segnalare Bassetti all'Ordine: “Parole scorrette sullo sciopero”.
Le casse di previdenza dei professionisti
22 Novembre 2024La riserva di capitale anticiclico.
Verso nuovi diritti, tutele e garanzie per il lavoro autonomo
21 Novembre 2024Si riprende il percorso con Cgil.