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Taglio al cuneo, reddito di cittadinanza, decreto Trasparenza: ecco le prime mosse del nuovo governo

Nel mirino anche le rigidità introdotte dal decreto Dignità e la riforma Orlando sugli ammortizzatori. Da completare rapidamente il rilancio dell’intera filiera dell’istruzione tecnico-professionale.

Taglio al cuneo, reddito di cittadinanza, decreto Trasparenza: ecco le prime mosse del nuovo governo

Tra i primi interventi annunciati dalla maggioranza di centro destra (se diventerà governo) c’è il restyling al reddito di cittadinanza per legarlo di più e meglio alle politiche attive, la gamba che oggi non sta funzionando. Da quanto si apprende, la misura resterà intatta nella sua veste di lotta alla povertà. Cambierà invece per chi è “occupabile”: tra le ipotesi allo studio una condizionalità più stringente per rimettere in moto la ricerca attiva del lavoro. Un ruolo centrale lo torneranno ad avere i comuni in grado di indirizzare al meglio la misura. Il restyling servirà anche a recuperare risorse da destinare ad altri interventi. Costato di fatto quasi 23 miliardi dalla sua nascita e con più di 30 miliardi già messi in conto da qui al 2029, il reddito di cittadinanza già nel breve periodo dovrebbe vedere ridurre la sua dote di almeno un terzo, se non di più.

Un altro capitolo “molto attenzionato” dal centro destra riguarda il decreto Trasparenza, in vigore dal 13 agosto, che assieme a circolare esplicativa e Faq del ministero del Lavoro, scarica sui datori un carico di adempimenti abnormi e in parte inutili a raggiungere l’obiettivo di informare i lavoratori sulle proprie condizioni di impiego, previsto dalla direttiva Ue, che la normativa italiana recepisce, ma andando spesso oltre. Tutte le imprese hanno lanciato un grido d’allarme. Fdi, Lega e Fi hanno raccolto il messaggio, e annunciato un rapido intervento correttivo di semplificazione, rimettendo al centro il rinvio ai contratti.

Riapre cantiere Cig

È destinato a riaprirsi anche il cantiere cig. La riforma Orlando, in vigore da gennaio, prevede la Cig onerosa per le imprese e rigidi tetti alle durate (molte imprese hanno esaurito il plafond); non a caso, già dalla scorsa primavera, è stata puntellata con delle deroghe costate intorno ai 400 milioni. In una fase di difficoltà e di emergenza straordinaria come quella attuale la riforma non sta dando le risposte sperate, e servono quindi correzioni. Come strumenti flessibili e “in deroga”, sostiene il centro destra, che non pesino sulle imprese. Tra le ipotesi allo studio c’è anche una nuova dose di cig gratuita.

Taglio al cuneo

In cima alla lista delle priorità sul lavoro, condivise dal centro destra, c’è il taglio al cuneo fiscale contributivo, che in Italia ha raggiunto dimensioni “monstre”. Il primo banco di prova per il nuovo governo sarà la proroga dello sgravio contributivo del 2% per i lavoratori con redditi fino a 35mila euro, in scadenza a fine anno: per la copertura dell’intero 2023 si stima che serviranno all’incirca 3,5 miliardi. Ma la coalizione di centro destra punta ad una misura più ampia, ad un taglio strutturale del cuneo fiscale, in linea con la proposta avanzata da Confindustria, per dare un beneficio tangibile a lavoratori e imprese.

Verso il superamento del decreto Dignità

Una riflessione si sta facendo anche sul decreto Dignità, sterilizzato più volte in passato. Dal 1° ottobre il provvedimento, e le sue rigidità su contratti a termine e in somministrazione, è tornato a fare capolino. Il 30 settembre infatti è scaduta la prima deroga, la sola ad essere temporanea, riguardante i nuovi contratti a termine di durata superiore ai 12 mesi (ma non oltre i 24) nei casi previsti dalle causali “contrattuali” (in deroga a quelle “legali”).

Le aziende che avranno bisogno di assumere a tempo per gli incarichi Pnrr (contratti di norma di 36 mesi) sono penalizzate. Per proroghe, oltre i 12 mesi, e rinnovi, fin dal primo contratto a tempo, resta invece la possibilità di ricorrere alle più “morbide” causali contrattuali, visto che, grazie alla norma Viscomi (Pd) dello scorso anno, queste due previsioni derogatorie del Dignità non hanno scadenze temporali. Ma il ritorno, seppur parziale, del decreto Dignità spaventa imprese e operatori, soprattutto ora, nel mutato scenario economico, che rischia di mettere in ginocchio molte aziende con le conseguenti ricadute in termini di creazione e mantenimento dei posti di lavoro. Non è un caso che gli ultimi dati sul lavoro abbiano mostrato una contrazione anche per le assunzioni a termine. L’idea all’interno del centro destra è superare definitivamente le rigide causali legali, lasciando mano libera integrale alla contrattazione collettiva.

Rilancio della scuola lavoro e dell’istruzione tecnica

Per aggredire un altro numero monstre, vale a dire il mismatch che ormai ha raggiunto il 45,5%, quasi un’assunzione su due, il nuovo governo è intenzionato a correre nell’attuazione del rilancio dell’intera filiera dell’istruzione tecnico-professionale. Il lavoro che lascia Patrizio Bianchi vede varate le norme primarie, mancano i provvedimenti attuativi (sugli Its servono 19 atti). Entro dicembre va attuata la riforma dell’orientamento, altro punto fondamentale per aiutare i ragazzi a scegliere al meglio il corso di studio più adatto (e a non abbandonarlo precocemente).

Tratto da Il Sole 24 ore

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