Il peggioramento delle prospettive di crescita è diffuso
Se il futuro delle pensioni dei professionisti dipende dai mercati… allacciatevi le cinture
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Secondo il Fondo monetario internazionale il tasso di espansione dell’economia globale diminuirebbe dal 3,2 per cento stimato per quest’anno al 2,7 nel 2023, quasi un punto percentuale in meno rispetto a quanto previsto lo scorso aprile. Nell’area dell’euro la crescita del prodotto scenderebbe dal 3,1 per cento del 2022 allo 0,5 nel prossimo anno, un sostanziale arresto e una revisione al ribasso di quasi due punti percentuali in soli sei mesi» (Giornata Mondiale del Risparmio del 2022, intervento del Governatore della Banca d’Italia Visco, ACRI, Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa, Roma 31 ottobre 2022).
«I rincari delle materie prime hanno avuto straordinarie ricadute anche sui prezzi al consumo. A livello globale l’inflazione è salita da meno del 5 per cento nel 2021 a circa il 9 quest’anno. In risposta a tali pressioni, in quasi tutti i paesi avanzati e in molte economie emergenti e in via di sviluppo le banche centrali hanno avviato una fase di restrizione delle condizioni monetarie al fine di contrastare l’aumento dell’inflazione corrente e attesa, nonché il rischio di un possibile avvio di rincorse tra prezzi e salari. In questo quadro di elevata incertezza, nel Bollettino economico della Banca d’Italia sono stati presentati due scenari di previsione per l’economia italiana. Il primo presuppone che i flussi di gas dalla Russia al nostro paese rimangano sui livelli osservati in media negli ultimi mesi e che gli andamenti dei prezzi delle materie prime siano in linea con quelli desumibili dai recenti contratti futures. In questo scenario la crescita del prodotto scenderebbe dal 3,3 per cento stimato per il 2022 allo 0,3 nel 2023. Il PIL calerebbe nella seconda metà di quest’anno, per poi riprendersi gradualmente dal secondo trimestre del 2023. La complessiva debolezza dell’attività economica rifletterebbe sia quella dei consumi, che si ridurrebbero penalizzati dalla diminuzione del potere di acquisto delle famiglie, sia quella degli investimenti in macchinari e attrezzature, che rallenterebbero per l’incertezza e per l’aumento dei costi di finanziamento. Vi inciderebbe inoltre il peggioramento degli scambi internazionali. Nel secondo scenario, più avverso, si ipotizzano un’interruzione completa dei flussi di gas russo verso l’Europa dal trimestre in corso e prezzi delle materie prime energetiche significativamente più alti; vi si accompagnerebbe un più marcato rallentamento del commercio internazionale. In questo caso nel 2023 si registrerebbe una contrazione del prodotto dell’ordine dell’1,5 per cento e l’inflazione supererebbe il 9 per cento, circa 2,5 punti percentuali in più che nel primo scenario. In un contesto difficile come quello attuale le proiezioni puntuali di questi due scenari hanno natura puramente indicativa e sono strettamente legate alle ipotesi sui prezzi e sulla disponibilità delle materie prime, in larga parte basate sugli sviluppi del conflitto in Ucraina. In ogni caso, i rischi sulla crescita sono orientati al ribasso e dipendono, non solo per il nostro paese, oltre che dalle tensioni geopolitiche, dalle prospettive dell’economia negli Stati Uniti, dove, anche a causa della forte restrizione delle condizioni monetarie, molti indicatori scontano una possibile contrazione del prodotto nei prossimi mesi. Ulteriori ripercussioni negative potrebbero derivare da un eventuale brusco rallentamento dell’economia cinese, principalmente connesso con le fragilità del settore delle costruzioni, nonché dalla persistenza dell’inflazione su livelli elevati più a lungo di quanto attualmente previsto. Nell’area dell’euro l’inflazione ha sfiorato in settembre il 10 per cento, sospinta soprattutto dall’eccezionale aumento dei prezzi dell’energia (oltre il 40 per cento sui dodici mesi). Al netto delle componenti più volatili – oltre all’energia, gli alimentari – che più risentono del conflitto in Ucraina, l’inflazione ha raggiunto il 4,8 per cento. Quasi due terzi dell’aumento complessivo dei prezzi al consumo registrato negli ultimi dodici mesi sarebbero stati causati dai rincari dell’energia, direttamente e attraverso gli effetti sui costi di produzione; tale quota sale a circa quattro quinti se si tiene conto anche dell’impatto dei prezzi dei generi alimentari che, pur se non legati all’energia, hanno comunque risentito del conflitto in Ucraina. Secondo le proiezioni degli esperti della Banca centrale europea (BCE) diffuse in settembre, nella media del 2022 la dinamica dei prezzi al consumo nell’area si collocherebbe al di sopra dell’8 per cento, per poi scendere gradualmente al di sotto del 6 nel corso del 2023 e convergere verso un valore vicino all’obiettivo del 2 per cento nella seconda parte del 2024. Un quadro simile emerge dalle aspettative desunte dalle quotazioni dei contratti legati all’inflazione (inflation-linkedswaps) e dai sondaggi effettuati in ottobre, quali quello condotto dalla BCE presso gli analisti monetari o quelli di altri istituti privati. Le attese delle famiglie rilevate dall’indagine della BCE sono invece su valori leggermente più elevati, pari al 5 per cento nei prossimi dodici mesi e al 3 in un orizzonte di tre anni. Ciò verosimilmente riflette non solo una maggiore rilevanza di elementi retrospettivi nella formazione delle aspettative ma anche il peso notevole delle componenti più volatili dell’inflazione nel paniere di consumo dei nuclei meno abbienti» (Giornata Mondiale del Risparmio del 2022, Intervento del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, ACRI, Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa, Roma 31 ottobre 2022).
Delle Casse di previdenza, in tema dell’andamento degli investimenti, si sa poco (Inarcassa) o nulla le altre, non cosi invece per i fondi pensione ed infatti:
«Fondi pensione negoziali: i rendimenti di settembre. Anche nel nono mese dell’anno i rendimenti si confermano in calo, con un risultato di -3,14%. Primo posto per i fondi monetari. I Fondi pensione negoziali hanno archiviato il mese di settembre con una performance pari a -3,14%, secondo l’Indice BFF – MondoInstitutional FPN Generale, con un risultato da inizio anno pari a -10,17%. La performance a 10 anni si attesta invece a +28,98%, un risultato allineato al tasso di rivalutazione del Tfr lasciato in azienda, in crescita, nel medesimo periodo, del 28,42% (al lordo della tassazione). È quanto emerso dalla consueta analisi condotta da MondoInstitutional sui dati relativi a 101 comparti di 33 Fondi pensione negoziali. Nel mese di settembre, guardando alle diverse tipologie di comparto, si distinguono i comparti monetari e i comparti obbligazionari diversificati. Seguono i comparti bilanciati obbligazionari, i bilanciati, i bilanciati azionari e gli azionari. Entrando nel dettaglio, i migliori risultati mensili sono riferibili all’Indice BFF – MondoInstitutional FPN Monetario che segna un -1,02%. Il podio dei tre comparti ad esso appartenenti è formato dal Garantito di Fondaereo (-0,10%), dal Monetario Plus di Cometa (-0,72%) e dal Garantito di Foncer con -2,35%. Segue l’Indice BFF – MondoInstitutional FPN Obbligazionario Diversificato, che ha archiviato il nono mese dell’anno con una performance di -1,30%. In testa ai migliori comparti del mese troviamo il comparto Stabilità di Fondo Pensione Quadri e Capi Fiat (-0,22%), il Garantito di FonDemain (-0,23%) e il Garantito di Astri, a pari merito con il Garantito di Fondenergia, con -0,25%. Chiude invece con un rendimento di -3,40% il BFF – MondoInstitutional FPN Bilanciato Obbligazionario. Si distinguono il Progressione di Fondo Sanità (-2,23%), il Bilanciato di Agrifondo (-2,60%) e il Bilanciato di Concreto (-2,71%). Quarto posto per l’Indice BFF – MondoInstitutional FPN Bilanciato che chiude a -4,08%. Il podio dei tre comparti appartenenti alla categoria è formato dalla Linea Dinamica di Prevaer (-3,75%), dal Bilanciato dinamico di Arco (-3,80%), e dal Crescita di Cometa (-3,94%). Il gradino successivo della classifica, poi, è occupato dall’Indice BFF – MondoInstitutional FPN Bilanciato Azionario che registra, nel mese considerato, un risultato di -4,46%. In testa si trova la Linea Dinamica di Laborfonds (-3,68%), seguito dal Dinamico di Foncer (-3,85%) e dal Dinamico di Fon.Te. con -4,10%. Infine l’Indice BFF – MondoInstitutional FPN Azionario chiude settembre con una performance di -5,77%, di cui fanno parte l’Espansione di Fondo Sanità (-4,70%), il Prevalentemente azionario / Crescita di Fondaereo (-5,88%) e l’Azionario di Mediafond (-6,54%)» (Mondo Institutional, Fondi pensione negoziali: i rendimenti di settembre, 31/10/2022, www.mondoinstitutional.com).
In questa situazione di incertezza grave il Governatore della Banca d’Italia suggerisce «un più diffuso ricorso degli investitori istituzionali ai fondi alternativi mobiliari specializzati nella valutazione e nella selezione di progetti complessi come, ad esempio, le ristrutturazioni aziendali. Il ruolo svolto da questi fondi, che operano su un orizzonte temporale di medio termine, può essere particolarmente importante per il finanziamento delle imprese di minore dimensione, in particolare quando volto all’ampliamento della scala operativa e agli investimenti in innovazione. A fronte dell’elevata incertezza sulle prospettive economiche, è ancora più opportuno perseguire un’adeguata diversificazione degli investimenti, prestando la necessaria attenzione al contenimento dei rischi, così da proteggere il risparmio dall’aumento dell’inflazione e cogliere le opportunità che possono emergere nei comparti che beneficiano di rendimenti più alti». Così come «prosegue l’interesse degli investitori verso i fondi di investimento sostenibili: nella prima metà dell’anno i fondi italiani che perseguono obiettivi ambientali, sociali e di governo societario (environmental, social and governance, ESG) sono stati interessati da nuove sottoscrizioni, mentre i restanti hanno registrato deflussi. I fondi italiani, inclusi quelli alternativi, presentano rischi di liquidità e leva in media contenuti, caratteristiche che dovrebbero limitare le conseguenze di possibili ulteriori turbolenze di mercato» (Giornata Mondiale del Risparmio del 2022, Intervento del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, ACRI, Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa, Roma 31 ottobre 2022).
La cosa che non smetterò mai di segnalare è che per la previdenza complementare, che è volontaria, la trasparenza è assicurata mentre per la previdenza obbligatoria dei professionisti l’opacità è di moda, del resto mancano dopo 11 anni regole cogenti.
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